sabato 30 marzo 2024

Vogliamo Ernesto Iezzi

PINETO. Perviene anche qui un appello affinché il partito democratico di Pineto rifletta e candidi Ernesto Iezzi (foto) a sindaco per le elezioni comunali di giugno. 

L'appello è firmato da ex-amministratori, elettori e simpatizzanti del Pd pinetese come Enzo Nardi, Nerina Alonzo, Marina Vitullo, Ariano Martella, Anna D'Amario, Vincenzo di Marco e Annunzio d'Ignazio. I quali vedono in Iezzi, ex-presidente del consiglio comunale e soprattutto valentissimo organizzatore di tante manifestazioni culturali pinetesi, il garante di quel confronto... democratico appunto, che dovrebbe caratterizzare la scelta delle candidature. Il loro è quindi un invito ad uscire dalla chiuse stanze della politica e a dibattere con i cittadini. 

Invito che anche qui si accoglie e se ne dà notizia con piacere!

venerdì 29 marzo 2024

Cambia il modello comunicazionale del monocolore?

ROSETO. Cambia il modulo comunicazionale del post voto regionale? Se osservate la foto qui riprodotta, apparsa ieri, qualcosa sembra mutare. Dunque vediamo. Prima delle regionali, di solito, il pro-sindaco faceva tre passaggi social in occasione dei taglio nastri. Uno lo anticipava di qualche giorno, un'altro lo postava in condominio con gli altri al momento del taglio, un terzo lo infilava a rifinitura comunicativa la sera o il giorno dopo. Il passaggio prima e dopo lo vedevano protagonista assoluto.

Nel caso del pre-nastro della palestra di Cologna (la cui costruzione fu decisa 15 anni fa, ma questo non conta), invece, ha “ospitato” nel suo pre-video anche il sindaco. Certo, gli ha riservato una inquadratura laterale e la voce narrante resta sua. Però lo “ospita”. Che vuol dire? Può significare che adesso il pro-sindaco, delfino politico di Pavone, si senta oggettivamente più forte dopo l'ascesa all'Emiciclo regionale del suo mentore politico e quindi può concedersi qualche “ospitata” in più. Del resto, a differenza del sindaco, che molto si esposto a sinistra durante la campagna elettorale, il pro è rimasto assai più accredidabile a destra, specie nel rapporto con il consigliere regionale De Annuntis, già socialista proprio come Pavone ed ora big di Fratelli d'Italia.

Ma c'è un altro fatto che, forse, rende gli equilibri interni al monocolore di “Azione” più interessanti. Qualche giorno fa, infatti, appena è apparsa notizia che sulla riserva “Borsacchio” vi sarebbe stata una certa marciaindietro della Regione, subito Marco Borgatti ed, a ruota, Giulio Sottanelli, hanno cantato vittoria dando un po' addosso a Marsilio. Il sindaco Nugnes, invece, ha scritto una lettera al Governo. Perchè? Non si fida della declamata “vittoria” a mezzo stampa diffusa da Borgatti e Sottanelli? Sfumature, si dirà. Ma in politica non c'è mai il bianco e nero e le sfumature, a volte, fanno testo più dei pieni.

Dopo l'uovo Pasqua vedremo, allora, se sboccieran rose... o spine!

giovedì 28 marzo 2024

Politica youngtimer

ROSETO. Che poi, ristretto al nostro piccolo piccolo rosetano, 'sto "campo largo" del professor D'Amico a che è servito?

Solo a portare "Pavone in Regione?"

(E ad accrescere il peso politico del pro-sindaco, Angelo Marcone, che di Pavone è il delfino, politico appunto)!

venerdì 22 marzo 2024

Pavone: appena sarò in Regione, se Gatti non mi ascolta gli morderò i polpacci!

Enio Pavone

ROSETO. E poi n'è valsa la pena, ieri pomeriggio, una capatina al primo consiglio comunale dell'era post-elettorale; anno primo, seduta numero uno del Pavone consigliere regionale (in attesa di convalida, alla data della seduta). Consiglio con vecchio rito, dopo la vittoria al TAR sul regolamento di Teresa Ginoble e Francesco di Giuseppe. Regolamento, quello cassato, che (definizione by-Mastrilli) era più democratico, salvo esser censurato dai giudici del TAR per “eccesso di potere”, ma questo è un dettaglio. Il regolamento, infatti, decreta Toriella Iezzi, non è argomento importante per la gente. E chissà mai perché si erano così intestarditi a volerlo cambiare a tutti i costi annunciandolo come riforma epocale.
Simona Di Felice
Lorena Mastrilli

Vabbé, ma la seduta è stata davvero meravigliosa allorquando il neo-eletto alla regione, appunto Pavone Enio, ha preso il microfono ed è partito con la cascata di auto-complimenti a sé stesso ed a tutti quelli che lo hanno sostenuto. Che erano davvero tanti. Dunque contiamoli, a beneficio di Enio. Innanzitutto “Azione”, che di base ha il 4 per cento (sono 500 voti di simbolo, caro Enio); poi l'onorevole Sottanelli (almeno altri 500 voti aggiuntivi avrebbe dovuto “portarli” o no, caro Enio?); quindi il sindaco Nugnes (non ci vogliamo contare altri 500 voti teorici?); e giù giù 10 consiglieri comunali, tutti gli assessori e la presidente del consiglio comunale (mettiamo 50 voti a testa, non fa 750, caro Enio); salvo gli ex-socialisti (nemmeno altri 750 saranno rimasti?). Dunque, caro ragionier Enio, avevi un bacino potenziale di 3 mila voti malcontati, sei arrivato a 1.850 che giudichi il maggior successo elettorale da tre lustri a questa parte per un rosetano. Auguri, si vede che ti aspettavi di peggio. Quindi di nuovo augurissimi, anche da qui.

Comunque, appena dato il suo là ai complimenti, subito le consigliere comunali, Lorena Mastrilli e Simona Di Felice, si sono dette ammirate dalla performance elettorale del loro leader politico, che hanno adeguatamente ringraziato ed omaggiato. Il quale, da par suo, ha subito avvertito che, appena all'Emiciclo, marcherà ad uomo Paolo Gatti, anzi se mister preferenze non dovesse gradire la sua costruttiva opposizione, gli morderà i polpacci. Evidentemente i tempi delle torte con il professor D'Amico sono già lontani. Pavone guarda oltre, proprio come la sua “Azione”, che può stare di qua o di là (Basilicata docet) sempre per il bene del popolo s'intende!

Dato a Pavone ciò che è di Pavone (cioè i voti) ecco che il consiglio si è occupato del fu-consultorio familiare di Roseto. Per il quale, udite udite, a sette mesi dal “ritiro” in collina in quel di Notaresco, si sarebbe stipulata una “convenzione” con la Asl per la ridiscesa a mare. Però, la convenzione è davvero generosa, perché la struttura comunale viene concessa alla Asl per 5 anni più 5, a fronte dei due anni appena previsti per la costruzione dell'edificio che ospiterà anche il nuovo consultorio. Come dire: grande fiducia nel rispetto dei tempi del PNRR.

Ma tant'è! In attesa dunque dei modesti lavori di adeguamento dell'immobile di via Marina, sede provvisoria consultariale, ecco diffondersi nell'aeree notizia che il taglio della Riserva Borsacchio, che pareva uno psicodramma collettivo, era forse un ballon d'essai; quasi un pesce d'aprile anticipato. La Regione, infatti, sarebbe tornata sui suoi passi. O almeno, Borgatti e Sottanelli hanno espresso soddisfazione. E tanto basta. Per il momento.

mercoledì 20 marzo 2024

La stagione della tettoia

ROSETO. Questa è la stagione in cui nel mare o lì di presso, tettoia si rinnova a tettoia. In sostituzione/aggiunta a tettoia precedente. In preparazione/attesa di tettoia successiva. Fino a coprire il più copribile. 

Intanto più all'interno, si continua a costruire "per lungo", cioè sottraendo quanta più "luce" possibile al lato mare. E se occorrono infrastrutture di servizio, invece di distribuirne due o tre di piccole dentro il quartiere, in modo da renderlo vitale, se ne piazza una di grande sulla strada principale, in modo da farne di ripiena ancora peggio.

E se per le vie del centro, specie in certe ore, l'idioma ricorrente non è certo il dialetto rosetano, ancor più estranea è certa edilizia nuova, come "mobilia" da catalogo corrente piazzata a spregio dello stil del genus-loci ante intelligenza artificiale.

Cambia Roseto. Sotto i nostri occhi. Che non se ne addunano. Ed ancor meno caso vi faranno di qui a poco.

martedì 19 marzo 2024

"Azione" lo sorpassa, ma il Pd rosetano sembra non accorgersene

ROSETO. Il Pd incensa D'Amico, che però le elezioni le ha perse e guarda poco al suo interno. Si prenda Roseto. Il candidato “portato” dal partito era Robert Verrocchio, ma in città Sandro Mariani, apertamente appoggiato da Simone Aloisi, ex-consigliere comunale, ha preso un bel po' di voti. Per di più la linea politica del partito rispetto all'amministrazione Pavone-Sottanelli-Nugnes non è che sia così chiaramente leggibile. Dobbiamo dire che tutto va bene? Si è reso conto, il Pd di Roseto, che negli ultimi due anni e mezzo in città non ha toccato palla? E che “Azione” lo ha superato alle elezioni? Meditate gente, meditate.

domenica 17 marzo 2024

Pavone ridisegna la città

ROSETO. Come sarà Roseto nei prossimi anni? Sarà come vorrà oggi la politica di un solo partito: “Azione”, che fa riferimento a due sole persone: Enio Pavone e Giulio Sottanelli. Ed è facile che la loro politica urbanistica preveda una infinità di palazzine ad appartamenti uso mare, abitati due mesi l'estate e vuoti il resto dell'anno. Un assaggio di questo “sviluppo” lo vedremo forse già all'opera nell'area “ex-Castelli”.

Naturalmente, come dicono loro, le ditte ci lasceranno anche dei parcheggi! Del resto l'estate anche chi lì va ad abitare, uno spazio per lasciare la macchina dovrà averlo, mentre d'inverno quei parcheggi saranno desolate lande pavimentate.

Ma alla loro politica non interessa. Il loro sguardo è alle prossime elezioni, non alle prossime generazioni, per parafrasare un politico d'altri tempi! E nessuno potrà fermarli: possono contare infatti su un sindaco, Mario Nugnes, che è matematicamente d'accordo con loro e dieci consiglieri comunali che votano meccanicamente qualsiasi loro proposta.

E tanto basta, purtroppo.

sabato 16 marzo 2024

Lokdown e astensionismo

Pochi ci riflettono, ma è possibile che un rapporto tra astensionismo e lokdown di qualche anno or sono ci sia. Guardate, la pandemia ha prodotto un cambiamento culturale profondo. E non solo sul disagio giovanile. Ma in tutto. Negli ultimi quattro anni siamo stati presi dalla casa. Ed in molti è rimasto. E ciò influisce non solo sulle abitudini commerciali (gli acquisti on-line stanno desertificando le città con i negozi che chiudono uno dietro l'altro), ma anche psicologiche.

Ci ritiriamo in noi stessi, chiusi nel nostro “io”, a contatto con lo smartphone e l'intelligenza artificiale. E questo è il contrario della politica, che è piazza, partecipazione, socialità. Quella socialità che abbiamo già in gran parte persa. Cambia la nostra società, dunque. Ed anche la nostra mentalità. E con essa la partecipazione al voto, un rito sempre più stanco e arrugginito.

Aggiungi poi che, comunque voti, in pratica per il comune cittadino poco cambia, ed è facile spiegare un fenomeno che rischia di diventare irreversibile. Dovrebbero rifletterci soprattutto a sinistra, quelli che avevano teorizzato il lokdown come una specie di conquista di un nuovo “socialismo”, come una “cosa di sinistra”. Invece è stato esattamente il contrario. Come era facile prevedere, tranne per una sinistra del “tutti a casa”, mentre a casa, alle elezioni sono finiti loro.

mercoledì 13 marzo 2024

"Hanno vinto tutti" (e Pavone in Regione sarà una sorpresa)

Sarà un "tutti" un pò temerario?

ROSETO. E' scattato con qualche ora di ritardo, a questo giro elettorale, il classico: hanno vinto tutti! Con una piccola variante talvolta: minimizzare molto la sconfitta e glorificare il proprio risultato individuale.

Ma lui non era nel partito?
Così, se il Pd esalta la propria buona performance abruzzese, a Roseto Simone Aloisi, eterno giovane piddino, prova a mettere qualche puntino sulle “i” (e dài Simone, se devi farla questa battaglia nel partito vai: se non ora quando?)

Dalle parti 5Stelle rosetane, invece, spunta a sorpresa la parola “compagni”. E chissà la vedesse Beppe Grillo, con quel che diceva al povero compagno Bersani! Ma ai tempi di Beppe erano al 24 per cento ed ora, con i compagni, al 7 (per cento). Vabbé, dobbiamo consolidarci, dicono!

Non si sono molto consolidate, invece, le 30 mila firme per la Riserva Borsacchio. Anzi, l'effetto diciamo “internazionale” della Riserva è stato così ampio che uno dei suoi “tagliatori” notturni è stato trionfalmente rieletto, mentre tutti e tre sommati i consiglieri autori del taglio hanno preso a Roseto (a Roseto, pensate bene) qualcosa come 408 voti. E ciò, malgrado i Verdi storici rosetani (ed anche qualche “rosso”) piuttosto che appoggiare Bonelli, hanno scelto i Cinque Stelle, indebolendo l'uno senza apprezzabile rinforzo dell'altro. Insomma, un capolavoro... politico!

compagni 5Stelle?

Discorso diverso merita “Azione”, o meglio “Pavone in Regione”. Loro si, hanno perso, ma hanno anche vinto. Intanto con duemila voti circa in città, controllano interamente il Comune, hanno un consigliere in provincia ed ora anche in Regione più un deputato che è anche segretario regionale del partito. E ditemi se è poco! Poi, in realtà, loro hanno perso solo la possibilità di avere un assessorato regionale, scontata in caso di vittoria di D'Amico.

Ma siccome con enorme fortuna elettorale, “Pavone in Regione” l'hanno piazzato, ora il discorso per loro è tutto aperto. Pavone è uomo concreto. Ha promesso ai suoi elettori “cose” reali: fondi, finanziamenti, sovvenzioni, lavori pubblici. E questo i suoi elettori si aspettano da lui. Può farlo solo avvicinandosi molto a Marsilio ed alla maggioranza della destra. Del resto lui con Marsilio ha un vecchio filling politico: hanno le stesse idee. Forse Pavone, culturalmente, è molto più a destra di Marsilio; però, insomma, lì non è escluso possa scoppiare la vecchia... fiamma!

C'è un solo problema per Enio. E si chiama Paolo Gatti, il supervotato, anche a Roseto, consigliere-assessore di Fratelli d'Italia. Se Paolo Gatti deciderà di occuparsi in prima persona di Roseto; se considererà il Lido delle Rose come sua seconda patria (ve ne sono i requisiti) e vorrà rispondere lui in prima persona alle istanze che vengono dalla società rosetana, allora a Pavone non gli farà toccare palla. Altrimenti, Enio giocherà la sua partita. Ma se Paolo Gatti vorrà occuparsi o meno di Roseto lo sa solo Paolo Gatti. E certo non verrà a dirlo qui sopra.

martedì 12 marzo 2024

Lettera aperta all'On. Calenda

Egregio On. Calenda,

l'ho ascoltata più volte, nella recente campagna elettorale abruzzese, rivolgersi sdegnato verso i cosiddetti contributi a pioggia. Vale a dire sovvenzioni a manifestazioni varie o eventi legati ad interessi particolari. Ed io, naturalmente, sono d'accordo con Lei nel censurare questo difetto della politica abruzzese ed italiana.

Ma, onorevole Calenda, mi permetto di osservare che Lei, in questa sua intemerata, avrà voluto criticare anche il Comune (forse caso unico in Italia) che il suo partito amministra in condizione di assoluto monocolore: dieci consiglieri su dieci, più assessori e sindaco: Roseto degli Abruzzi.

Vede onorevole Calenda, Le racconto una storia nel caso non la conosca. In occasione delle festività natalizie, nel suo (politicamente) Comune, si è deciso di finanziare, tra le altre cose, anche una manifestazione per un totale di 4 mila e 600 euro. In sostanza, si è offerta musica in una piazza, del genere dJ. E fin qui, nulla di male. Ma le farà piacere sapere che i fondi per il finanziamento sono stati tratti dal capitolo di bilancio dedicato alle “Problematiche giovanili”, per la precisione il cap.1944.

Ora, Lei converrà che è difficile capire come porre a carico del bilancio municipale un sostanziale consumo di musica possa alleviare i problemi dei giovani. Non credo che un giovane abbia il problema di consumare musica. Semmai avrà problemi di lavoro, di servizi, di sbocchi professionali, ma per ascoltare musica non penso vi sia bisogno del sussidio di un Comune!

Ma c'è di più. Il meritorio sodalizio che ha proposto questo intrattenimento sonoro, dal nome assonante con l'archeologia egizia, sembra infatti presieduto da un signore che ha delle relazioni lavorative con la società con cui collabora, nella sua privata attività professionale, anche il leader regionale del suo partito. Veloci riscontri web avvalorano la deduzione. Ovvio nulla di male, tantomeno di non lecito. Però, scusi, trattandosi di fondi disposti in modo del tutto discrezionale, senza che nell'atto pubblicato in albo pretorio sia neanche menzionata la data di decisione dell'apposita commissione e tan meno il testo di tale decisione, non le pare che contrasti alquanto con la sua rigida direttiva politica relativa alla questione?

Beninteso, qui non si ha nulla contro l'evento in questione, né verso i suoi organizzatori o protagonisti. Anzi, a loro vanno i più vivi complimenti: più ne fanno di manifestazioni meglio è. Però, scusi, mi dica Lei, come si fa a non rilevarsi una discrepanza tra il suo dire ed il concreto fare degli amministratori del suo partito? Qui abbiamo uno scopo sociale (disagio giovanile) che non sappiamo se è stato raggiunto; abbiamo una soggettività organizzatrice che ha nella sua apicalità rappresentativa relazioni di lavoro con l'attività di un politico eminentissimo del suo partito; abbiamo la discrezionalità amministrativa molto marcata...

Ripeto, per me ne organizzino mille e facciano quello che vogliono, perché siamo nella legittimità, ma per Lei? Siamo anche nell'opportunità politica, secondo le Sue rigide regole la cui inosservanza (inosservanza politica appunto) Lei rimprovera agli altri?

Ecco, on. Calenda, mi è sembrato corretto raccontarglielo, nel caso Le fosse sfuggito. E, non sapendo se l'indirizzo “messenger” a lei intestato sia produttivo di recapito, consegno questa mia al blog “Controaliseo”, con l'auspicio che i suoi collaboratori rosetani possano fargliela avere.

Con ossequio

Ugo Centi

(giornalista pubblicista)

Le elezioni regionali confermano lo schema 5-5-2 della politica rosetana

ROSETO. Che poi, se vai a vedere il risultato rosetano del voto regionale, noti una stabilità di fondo. Malcontati sono 5 mila voti Marsilio e 7 mila D'Amico. Ma dei 7 mila del professore, circa 2 mila sono i “centristi” Pavone-Sottanelli-Nugnes. I quali, in teoria, essendo centristi, potrebbero essere compatibili con entrambe le proposte politiche. Quindi siamo esattamente 6 mila a 6 mila: cinquanta e cinquanta.

Ed è sempre stato così a Roseto almeno dall'inizio degli anni dieci del millennio. Con i socialisti(Azione) ago della bilancia. Nella sua stabilità chimica assoluta, tuttavia, il sistema ha oggi una instabilità relativa. Perché? Semplicemente perché i centristi amministrano il Comune da soli, grazie all'estrema frammentazione a destra ed a sinistra. Possono continuare a farlo? Nel breve certo, ma a condizione che destra e, soprattutto sinistra, restino sempre come cani e gatti in casa. Cosa da non escludere, peraltro.

I centristi-socialisti-Azione, tuttavia, potrebbero sempre avere l'opzione di allearsi con uno dei due, preferibilmente a sinistra. Ma ora come ora, nonostante il mezzo passo falso delle regionali, grazie all'enorme fortuna di ballare sempre sul filo dei quorum e dei ripescaggi, le carte della politica le hanno ancora in mano loro. La sinistra può allearsi, ma solo in condizione di subalternità.

Secondo me, la salita all'Emiciclo Aquilano del compagno(socialista) Enio accentuerà l'instabilità relativa del sistema, mentre rafforza quella assoluta del sistema medesimo. In quanto quella assoluta è data dal rapporto di forza (5-5-2 in termini di migliaia di voti), mentre quella relativa stà in questa solitudine del “centrismo” al potere. Occorrono dei funamboli; gente in grado di camminare sul filo senza asta di equilibrio. 

Finora pare che da quelle parti ne siano provvisti. Ma c'è sempre il fatto che la loro forza deriva solo dalla debolezza e dalla litigiosità degli altri.

lunedì 11 marzo 2024

Quando si parlava della Regione dell'interno

Luciano Fabiani
Questa mattina, leggendo i risultati delle regionali, mi è saltata in mente una vecchia proposta (credo di circa 35 anni or sono) di Luciano Fabiani. Fabiani era un estroso ed intelliggentissimo politico aquilano della democrazia cristiana. Che, a causa della concorrenza interna fortissima del ministro Lorenzo Natali, non ha avuto il riscontro che meritava. Ad un certo punto Fabiani propose l'istituzione di una “Regione centrale interna”, che andava dall'Umbria al Molise, prendendo tutta la provincia dell'Aquila, staccata sia dal Tirreno che dall'Adriatico.

Naturalmente non se ne fece niente. Ma quando ho visto Marsilio prevalere soprattutto nell'aquilano, ho ripensato a questa idea di Fabiani, che era nato nel 1930 ed è scomparso nel 2012. Perché in effetti, malgrado le autostrade le abbiano attenuati, ci sono differenze notevoli tra l'Abruzzo aquilano ed il resto della Regione. Se non altro per tradizione pastorizia e vicinanza geografica, l'aquilano è molto più romano-centrico del resto dell'Abruzzo. Interi paesi dell'alta valle dell'Aterno sono più romani che abruzzesi, causa una fortissima emigrazione del dopoguerra.

C'è proprio una storia, un dialetto, usi e costumi del tutto diversi dalla costa. Che è per natura più aperta, con una socialità molto più pronunciata ed una economia assai più vivace. E poi c'è il mare, che dà un respiro alla vita completamente altro. Il che si riflette anche nella politica, ovvio. Del resto, l'Abruzzo si chiamava “Abruzzi” fino al 1963, quando comprendeva anche il Molise. E sono veramente due regioni in una. Nelle giovani generazioni, per fortuna, il dato è meno avvertito, anche per una certa omologazione commerciale dei costumi. Ma al minimo rigurgido campanilistico riappare. Anche nel tifo calcistico, a volte: L'Aquila-Pescara era, negli anni '70 del Novecento, una partita a rischio.

Sarebbe un discorso lungo. Che implicherebbe anche un ragionamento sulla Grande Pescara, idea non peregrina seppur di probabile accantonamento. Perché anche la costa ha a sua volta delle differenza, tra il nord che guarda alle Marche ed il sud che si avvicina al Tavoliere delle Puglie. Ne scrisse mirabilmente il professor Raffaele Colapietra, altro storico di originale e libero pensiero. Emiliano Giancristoforo di Lanciano ha a sua volta dato qualche contributo a questa speculazione culturale.

Insomma, dal dato elettorale a quello storico il passo è breve.

Onore al “compagno” Pavone, per brevità definito: “socialista”

da sinistra: Enio Pavone
ROSETO. Facciamo come quelli bravi. Mettiamoci una premessa: al momento in cui scrivo, il sito del ministero degli Interni dà Enio Pavone, già socialista, già sindaco della destra, già-civico, ora “Azionista”, consigliere regionale.

Se così sarà confermato, il centro-sinistra rosetano avrà fatto bingo. Voleva D'Amico e storceva il naso su Pavone. Si è preso Pavone e non ha avuto D'Amico. Ben gli sta. Anche se il buon Enio non ha fatto il pieno di voti a Roseto che io mi aspettavo. Il sito del Comune gli attribuisce 1.850 voti circa in città.

Ora, lui ha riunito attorno a sé quasi tutti gli ex-socialisti (anni or sono una falange da 2.500 voti), vi ha aggiunto la “Azione” di Sottanelli, ha arruolato 10 consiglieri comunali, la presidente del consiglio comunale, tutti o quasi gli assessori, il vicesindaco, il sindaco e l'onorevole Sottanelli. Diciamo un potenziale da 4 mila voti. Rispetto al quale lui sta al quaranta per cento.

Gli sono comunque bastati per far fuori gli “alleati” interni rosetani, ma non gli avversari. Nonostante le torte plasticamente messe sui social che volevano simboleggiare il professor D'Amico come candidato vicinissimo agli Azionisti rosetani, il professore non ce l'ha fatta. Pavone si. E chissà se alla prima seduta del consiglio regionale, magari per ironia, mostrerà a Marsilio la foto con cui nel 2019 si felicitava proprio con lui per la prima elezione. Già, ma era il 2019.

Vai allora oh Enio! e ricordati degli ambientalisti rosetani; contano tanto su di te per riavere la Riserva Borsacchio. Non li deludere, mi raccomando!

sabato 9 marzo 2024

Mi piace perdere facile

ROSETO. Se lunedì mattina avrà vinto D'Amico, si dirà che ha perso Giorgia Meloni, che ha voluto imporre all'abruzzo un suo pro-console, rimandato a Roma dagli elettori.

Se vince Marsilio, si dirà che ha vinto la Meloni, nonostante un centro-sinistra unito ed un candidato azzeccato.

La tiritela andrà avanti per qualche giorno, appesantita da dotte analisi e poi tutto tornerà come prima. Difatti i problemi delle persone comuni rimarranno, in sostanza, identici nell'uno come nell'altro caso.

Nulla cambierà per l'operaio taciturno che incontro la mattina al bar, forse piegato da un lavoro malpagato e frustrante. Nulla cambierà per la signora che ha la parente anziana “ricoverata” in pronto soccorso perché non ci sono posti. Nulla per la ragazza dei servizi che curva la schiena senza prospettive se non precarie. Nulla per lo studente che affoga negli aperistreet perché sa che appena ottenuto il “pezzo di carta” dovrà prendere la valigia ed andare lontano.

In trent'anni l'Abruzzo ha avuto sei presidenti di regione: tre di sinistra e tre di destra. Non è cambiato mai niente. Se non per le personali soddisfazioni della trentina di fortunati che si avvicendano sulle comode poltrone dell'Emiciclo e delle loro coorti più prossime.

Nei trent'anni di cosiddetta alternanza mai si è avvertito il peso dello stivale di una presunta destra né il respiro liberatorio di una supposta sinistra: si è sempre subito invece il macigno dell'inefficienza e dell'arroganza: dell'una come dell'altra parte. Del resto nulla può cambiare. Perché se cambiasse i primi a doversene pentire sarebbero proprio i tecnocrati alla D'Amico o i professionisti della politica alla Marsilio, ovviamente intesi in senso non personale, ma politico.

Ma se in Abruzzo il voto è un referendum pro o contro la Meloni, a Roseto è un test pro o contro l'amministrazione Nugnes. Perché questo test lo ha voluto e cercato lui: intervenendo a gamba tesa nella campagna elettorale, con continui tagli di nastri a beneficio d'immagine di un solo candidato, di una sola parte politica: la sua. Questo significa una sola cosa: polarizzare il voto su di sé.

E questo risultato rosetano, quale che sia, m'incuriosisce un po' di più. Fermo restando che personalmente, quale che sia, non cambia nulla, in nessun senso. Penso solo che questo referendum rosetano particolare potrà agevolare o rallentare alcune devastanti politiche urbanistiche dell'attuale compagine amministrativa. Ma anche di questo me ne farò una ragione, quale ne sia l'esito.

Chiunque vinca, dunque, sono felice di aver perso. Per fortuna oltre la politica c'è altro nella vita. Molto altro, ed anche più bello. Ad esempio: il mare.

Buon week-end!

venerdì 8 marzo 2024

Buon 8 Marzo, Franca!

Franca Cornice

ROSETO. Che poi cosa posso dire io del 8 Marzo? Io che ho un medico donna; una dentista donna (cara Annavita...!); che tra le mie amicizie, otto su dieci sono amiche? Cosa posso dire se la mattina tra le prime persone che incontro c'è la barista che mi prepara il caffé; se quando vado a comperare il cibo, trovo al bancone delle gentili signore (ciao Cristina e tutte le tue colleghe); se quando votavo ho votato quasi sempre donna. E quanto vorrei che Roseto avesse, un domani, una sindaca (non chiedetemi il nome, perché l'ho pronto e forse lo sapete!)

E così non volevo dir niente. Ma stamattina ho incontrato un'altra delle donne che reggono questo paese. Con il loro lavoro, il loro sorriso; il loro alzarsi all'alba che è buio d'inverno e rientrare la sera che è notte. Quante ce ne sono! Quante ne conosco! E così, mi son detto: bhé questo 8 Marzo lo dedico, nel mio pensiero, nella mia gratitudine di cittadino maschio, a loro. A loro che lavorano nei servizi pubblici e privati. E per loro, lo dedico a Franca Cornice, la signora con il casco giallo ed il triciclo spaziale che mi porta la posta (a me poca perchè ormai sono e-mailzzato); ma la porta nella palazzina ove abito.

Non ho mai visto Franca senza sorriso. Anche quando la incontro alle due del giorno, dopo ore di lavoro. Anche quando passa d'estate sotto il sole e sopra l'asfalto bollente con il suo casco giallo. Anche quando lavora sotto la pioggia. Di un lavoro che non è più quello di un tempo. Che si è già trasformato e si trasforma. Che impegna, senza pari gratificazione economica, anzi... Lo dedico a Franca volendolo dedicare a tutte le donne che non sembrano mai stanche, ma lo sono. E che pur vanno avanti: caparbie, intelligenti, professionali.

Ecco, cara Franca, per me oggi la Festa della Donna sei Tu. Il tuo casco spaziale. Il tuo mezzo astronavico. Il tuo sorriso. La tua simpatia. Quel sorriso alla vita che hai e che metti. La dedico a te, cara Franca, a nome di tutte le donne che con la loro fatica silenziosa portano avanti (ecco, mi stava scappando un parolaccia) questo ingrato Paese. A voi che non siete, forse, nei Premi Donna ufficiali o nelle parate para-ufficiali; nelle parole altolocate o nelle normative astratte. A te, a voi, il mio personale grazie. Un grazie di cuore di maschietto che al mondo-donna guarda con sincero fascino. Un po' con lo sguardo, forse, d'un bambino invecchiato.

Buon 8 Marzo, cara Franca!

martedì 5 marzo 2024

Per dir del voto (e di Roseto)

ROSETO. “Un pro-console di Giorgia, di scarsa cultura ed anche un po' fascista”. Non si dice proprio così, ma questo è il tono di certa pubblicistica latamente di sinistra verso Marco Marisilio, presidente uscente ricandidato da Fratelli d'Italia alla guida dell'Abruzzo. Cui la medesima pubblicistica contrappone invece lo status culturale e manageriale dello sfidante di centro-sinistra, l'ex-rettore Luciano D'Amico.

Ma sarà proprio così? Proviamo a ragionare oltre l'immediatezza del voto.

Sappiamo, ad esempio, che in Abruzzo mancano case popolari. Quante ne costruiranno i due nel caso toccasse a loro? Non lo sappiamo. Nessun numero preciso di appartamenti reali ci viene garantito. Si dubita saranno in quantità sufficiente sia se vince l'uno sia l'altro.

È noto poi che scarseggiano posti letto negli ospedali. Tanto che i malcapitati vengono spesso ricoverati sulle barelle dei pronto soccorso per giornate intere. Ma non si sa se le corsie ospedaliere verranno riaperte, visto che sia la destra che la sinistra in passato le hanno tagliate.

Si constata inoltre che le aree interne dell'Abruzzo si stanno spopolando. I giovani vanno all'estero. O al Nord. I Parchi, in trent'anni di esistenza, non hanno fermato la fuga. Ma da una parte però si insiste con l'ambientalismo tout-court come soluzione, dall'altra si propone uno sviluppo che non sviluppa.

In realtà, le più o meno rissose coalizioni, puntano tutto sugli equilibri interni di potere. Soprattutto il cosiddetto “campo largo” è talmente largo che nemmeno i suoi protagonisti né conoscono i confini. Basta vedere cosa sono stati capaci di dirsi Conte e Calenda malgrado fossero insieme in campagna elettorale.

Se ci dicessero quali sono i nomi dei presidenti regionali dal 1995 ad oggi, pochi li ricorderebbero. Perché i problemi sono stati quasi sempre gli stessi e quasi sempre irrisolti. Dalla destra come dalla sinistra. La battaglia regionale è dunque soprattutto una verifica interna alle due nemmeno tanto opposte burocrazie politiche, per valutare il loro valore d'influenza.

A Roseto poi, c'è una battaglia nella battaglia. Qui, se prevale D'Amico, si rafforza all'inverosimile un polo di potere imperniato di fatto su due personaggi della politca locale: Giulio Sottanelli ed Enio Pavone. Hanno scommesso tutto sulla vittoria di D'Amico. Se passa la loro linea e Pavone esce bene dal voto rosetano, in Comune, di fatto, si consolida un monopolio-politico di matrice Calendiana che sarà non scardinabile per anni. Purtroppo, alleati ed avversari non si rendono conto di quanto sia diabolico (politicamente) questo piano. Se ne accorgeranno dopo, quando tenteranno vanamente di contrapporsi, ma sarà troppo tardi per loro.

Per loro e per la città. Perché non è mai utile, per una città, avere un potere solo, un potere di fatto non contendibile. Diminuscono gli spazi di pluralismo. E con essi si stabilizza non solo un assetto di potere cittadino, ma una politica, soprattutto urbanistica, che passa ad esempio per la cosiddetta “palazzata a mare”, la lottizzazione futura delle ex-fornaci, un piano spiaggia probabile devastante per l'arenile, eccetera.

Per paradosso, da sinistra, si avrà una politica che l'ambientalismo lo emarginerà, appena, in alcune parti dell'ex-riserva Borsacchio, dando libero spazio alle cementificazioni nei punti più sensibili della città.

Questo è in gioco a Roseto: un assetto politico ed una politica urbanistica. Che questa volta ha scommesso, per esplicare i propri legittimi disegni di prevalenza politica, sul centro-sinistra e Luciano D'Amico in particolare. Che ne siano consapevoli o meno gli elettori, conta fino ad un certo punto.

domenica 3 marzo 2024

La piazza di Ragnoli (o di Azione?)

Pavone celebra Ragnoli
ROSETO. Sono andato a vedere l'inaugurazione della stele in onore di Giovanni Ragnoli. Sindaco tra i più amati di Roseto a cavallo tra i '70 e gli '80 del Novecento. Sono andato per curiosità. Per assaporare il clima di questa manifestazione “non divisiva” (lo ha ripetuto fino alla noia il bravissimo presentatore, Giorgio Pomponi). La quale, per non essere divisiva – appunto – è stata convocata la domenica prima di quella elettorale.

Ma vabbé, lasciamo stare. Veniamo a qualche appunto di cronaca. Innanzitutto il clima: stupendo, quello meteo intendo: un sole primaverile da favola (a Roseto il clima è una meraviglia, parere personale). Poi il pubblico. Poteva anche essere più numeroso, a mio parere. Gli esperti noterebbero infatti, che la partecipazione di molti ragazzi di alcune specialità sportive cittadine, implicherebbe dover soppesare, nella valutazione numerica della piazza, le necessarie presenze di mamme e papà che ovviamente devono accompagnare i loro figli.

Comunque, manifestazione non divisiva, s'è detto. E, per unire, il sindaco, Mario Nugnes, salito sul palco come ovvio per primo, ha trovato il modo di ringraziare due volte Enio Pavone, naturalmente presente non in veste di principale candidato cittadino per “D'Amico presidente”. Una volta lo ha citato per ringraziarlo del quadro dei sindaci fatto affigere nell'aula consiliare una decina d'anni fa. La seconda volta per la delibera d'intitolazione a Ragnoli da lui adottata nel 2013. Non si è capito come mai Pavone non l'abbia poi applicata quella delibera visto che è stato sindaco fino al 2016. Però, non dividiamo, appunto.

Siamo così uniti, poi, che lo stesso Enio appena arrivato, nel fare il giro della piazza per stringere mani, ha dato la mano anche a me, ed io a lui naturalmente con ampio augurio di vittoria domenica prossima. Ma, sempre in clima d'unità, è salita sul palco anche Gabriella Recchiuti, presidente del consiglio comunale, nonché militante ed esponente dura ed appassionata di “Azione”. Quindi è stato chiamato a parlare agli astanti, Giulio Sottanelli, deputato di “Azione” che in questi giorni è talmente impegnato per “D'Amico presidente” che bisogna chiaramente ringraziarlo per aver trovato il tempo per il palco rosetano. Difatti Giulio, come essenza del suo discorso, ha detto che dobbiamo essere generosi. Non ho ben capito se noi con lui o lui con noi, ma non fa nulla.

A questo punto, dopo che il suo nome era già risuonato più volte (sarà poi rintoccato in citazione anche alle 12.14 ed alle 12.25), ecco finalmente salire lui: Enio Pavone, il protagonista se vogliamo principale della mattinata. Oddio, mi è sfuggito in che veste parlasse: da candidato del campo-largo certamente no, l'ho già detto. Da consigliere comunale? Boh, mica è solo lui consigliere. Da consigliere provinciale? Questa mattina no: per una volta non era lì in rappresentanza della Provincia.

Ed allora perché è stato acclamato sul palco? La curiosità l'ha fugata lui stesso appena presa la parola. Quando ha rivendicato d'esser stato un sindaco socialista! A quel punto è venuto spontaneo girare lo sguardo verso la piazza per vedere la faccia di qualche ex-missino che lo votò e lo accalmò sindaco nel 2011; di qualche esponente di Alleanza Nazionale che gli fece da assessore; di qualche rappresentante di Forza Italia che, con l'allora presidente della regione Chiodi, fortemente lo volle sindaco; di qualche membro dei cattolici di destra che ne ressero la Giunta o della Lega di Salvini ai cui appuntamenti lui non mancava mai vistosamente di far presenza.

Ho guardato, ma dei suoi vecchi sodali di destra, quando lui era di destra, non c'era nessuno. Ed oggi si staranno chiedendo come cavolo fecero a sostenere, votare e difendere un sindaco pensando fosse uno di loro non accorgendosi che stavano votando, sostenendo e difendendo un... socialista! E nella piazza non solo non c'erano i suoi vecchi amici della destra, ma mancava anche il professor D'Amico, che il dottor Calenda definisce un “civico” e, nell'accezione Calendiana, civico non si capisce bene se vada inteso come uno di Azione.

Si è dovuto aspettare fino alle 11.58, comunque, per sentire un profilo non politico, ma storico di Ragnoli ad opera dell'impareggiabile Mario Giunco. Tanto che, passate quasi un ora e mezza, Maria Pia Di Nicola, prima assessora donna di Roseto proprio con Ragnoli, non ce l'ha fatta più e, prim'ancora fosse il suo turno, ha quasi impugnato il microfono da sola per dire che nelle giunte comunali di Ragnoli c'era anche il partito comunista, di cui lei stessa è stata anche consigliera regionale, prima rosetana anche in quel caso e non erano certo tutti e solo socialisti. E nemmeno centristi alla Calenda, verrebbe da aggiungere a margine.

Che dire allora? Una sola cosa: gentili signore e signori che reggete le sorti municipali, ma non sarebbe stato più bello, più elegante ed anche più rispettoso della figura di Ragnoli, celebrare questa stele tra 15 giorni, passata la campagna elettorale? Forse quello sì era cercare la condivisione con i fatti e non semplicemente con le parole.

Buona domenica!

venerdì 1 marzo 2024

Intitolazione ineccepibile, data discutibile

ROSETO. Intendiamoci, dedicare a Giovanni Ragnoli la cittadella dello sport è cosa buona e giusta. Ragnoli è stato un popolarissimo sindaco socialista degli anni '70-'80 del Novecento. Anzi, è stato “il” sindaco di Roseto. Un po' come Tullio De Rubeis all'Aquila o Antonio Mancini a Pescara, per capirsi. Quindi perfetto intitolare a lui l'area sportiva, che fortemente volle. Anche se oggi, di fatto, la zona è ridotta maluccio: al palasport piove dentro, il pattinodromo è sparito sotto un pallone, la Pallavolo-Roseto è costretta a giocare le partite “in casa” ospite dei comuni vicini perché sfrattata senza valide alternative dalla palestra che utilizzava. Ma lasciamo stare: diciamo ok.

Tenere però, scientemente e programmaticamente, questa cerimonia la domenica prima di quella elettorale, con il principale candidato per “D'Amico-presidente”, Enio Pavone, che guarda caso, da quel partito socialista viene, non può non prestarsi a qualche considerazione politica, nonché di opportunità.

La manovra si può infatti leggere molto semplicemente sotto la lente dell'ipotesi politica. Questa: tentare di ricostruire l'unità socialista rosetana sotto le insegne della “Azione” di Giulio Sottanelli. Sottraendo totalmente quell'area politica a Forza Italia (alla quale Pavone fu legatissimo da sindaco di destra) e al Pd, verso cui altri spezzoni ex-socialisti guardavano. Se la tenaglia si stringe bene, il Pd viene svuotato. A prua lo aggredirebbe questo contenitore centrista: clericaleggiante in tema Nugnes-Recchiuti(Gabriella) eccetera e sfumatamente laicizzante dal versante Pavone-socialisti eccetera. A poppa ci penserebbe l'erosione da sinistra dei Cinque Stelle. Non vorrei insomma essere nei panni del, peraltro semi-addormentato, Pd rosetano.

L'operazione politica che s'intravede dietro la scelta di questa data è dunque molto raffinata. Ed innesta una competizione tutta interna al centro-sinistra, puntando decisamente all'egemonia. Se riusissero a far intervenire anche il professor D'Amico al taglio del nastro (al momento in cui scrivo non conosco il programma) sarebbe il massimo. Perché tirerebbero completamente dalla loro parte, come hanno già platealmente fatto con le torte allegramente gustate insieme, il candidato-presidente, già peraltro definito apertamente “Uno vicino a noi”.

Quindi cosa ci dice, politicamente, questa data? Può dirci che l'operazione Pavone non è per nulla un pescare voti a destra e dirottarli nel campo largo di D'Amico, ma è operazione dentro il centro-sinistra, per mutare gli equilibri di potere nel centro-sinistra stesso, rosetano e non solo. Un'operazione dunque ambiziosissima. Ed alla quale va riconosciuta molta abilità. Riuscirà? Per riuscire ha bisogno di due condizioni: che D'Amico vinca e che Pavone faccià il pieno di voti a Roseto. Ma questo solo la Gabina elettorale, come la chiamava il vecchio Senatur, potrà confermarlo o smentirlo.

La parità di genere è fatto sociale

CHIETI. Un'interessante prospettiva sugli studi di genere è stata offerta dal filoso Lorenzo Gasbarrini durante un incontro promosso dal...