sabato 26 ottobre 2024

Quando Roseto era contro il nucleare

ROSETO. Ed all'improvviso, spunta il nucleare. In omaggio ad "Azione", impegnata in tal senso, anche il leader rosetano annuncia raccolta firme in favore dell'atomo. Intanto in settimana anche qualcosa d'altro è capitata. Vediam... vediamo...

Evviva, evviva: nomination est! Una pagina fitta fitta di autocompiacimento. Circa 500 parole di elogio. Per una nomina nel cda dell'associazione dei Comuni (Anci). La performance si deve alle liste che sostengono il sindaco Nugnes. Che hanno festeggiato così l'ingresso nel direttivo Anci del loro leader ed idolo-politico, Mario Nugnes appunto. Ora, di grazia, a parte che in quel direttivo di 12 membri c'era già Pavone. A parte che l'Anci rappresenta tutti i Comuni ed è portavoce delle questioni che riguardano tutti i Comuni e non solo Roseto. A parte che se chiedi in giro quasi nessun cittadino normale sa cos'è l'Anci e, tranne gli addetti ai lavori, tantomeno ricorda che ne ha abbia fatto parte Pavone. Tutto ciò a parte dunque, se proprio vuoi guardarla politicamente, l'Anci odierna è tutta a trazione Fratelli d'Italia. Quindi la sviolinata dei Nugnesiani a chi era rivolta? Al partito di Biondi (neo-presidente Anci-Abruzzo) e della Meloni? Che vogliono fare, la... svolta a destra?

Spese & spesette nella Roseto non più isola felice. Intanto il Comune che, come suo uso commemora molto il passato, spende anche tanto nel presente. Ad esempio, per un incarico urbanistico ad uno studio romano (5 mila e 40 euro); oppure per un software informatico per il cimitero (42 mila 393 euro), o magari per le immancabili manifestazioni estive (51 mila euro). In una città ove la tranquillità tradizionale, tuttavia, è scossa sempre più da episodi di cronaca piuttosto grigia, come osservato in settimana da Francesco di Giuseppe, consigliere comunale di Fratelli d'Italia.

Lavori infiniti. Nel novero dei cantieri a data fine tutta da vedere, abbiamo invece la lanterna della cupola di Montepagano, danneggiata da un fulmine circa un mese e mezzo or sono ed avvolta in una nuvola di tubi innocenti per la cosiddetta messa in sicurezza. Quando tornerà di nuovo agibile? Dopo il clamore dei primi giorni, con il sindaco in caschetto giallo da protettore civile, l'attenzione sembra scemata. Come del resto per una ventina di giorni è stata chiusa la strada di Coste Lanciano, che collegherebbe Cologna Spiaggia alla Teramo-Mare qualora fosse davvero strada piuttosto che viottolo interpoderale sistemato alla bella e meglio malgrado il milione di euro circa speso per lavori che non l'hanno certo salvata dall'esplosione improvvisa di una tubazione per l'irrigazione.

Sottanelli for atomo. E per finire una notizia interessante: il leader di “Azione” rosetana ed Abruzzese, Giulio Sottanelli, (tra parentesi impegnatissimo al summit di Villa Tofo – Teramo in ricevimento del segretario nazionale, Carlo Calenda), ha rilanciato la raccolta di firme promossa dal partito a favore del nucleare. Quante ne raccoglierà a Roseto? Sarà declamato il dato, oppure verrà lasciato passare in sordina? È appena il caso di ricordare che nel referendum del 2011 il nucleare a Roseto fu battuto 96(%) a 4(%). Chissà come votarono allora Sottanelli (già da anni in politica all'epoca) e Nugnes (anche lui impegnato proprio in quel 2011 come candidato, non eletto, al consiglio comunale). Qualora avessero sostenuto anche allora, in coerenza con l'oggi, il nucleare, sarebbero incorsi in un clamoroso insuccesso. Allora, beninteso!

martedì 22 ottobre 2024

Salvifico rinvio

TERAMO. In piena tradizione italica e nella più autentica cultura "democristiana" la soluzione al caos del Gran Sasso sta in un rinvio. 

Non a caso le parole più chiare le usa, sul giornale on-line "Certastampa", un consigliere regionale che di quella scuola di pensiero Dc è degno erede ed interprete: Paolo Gatti, oggi in Fratelli d'Italia. 

Ma il punto resta. Perché se in un qualsiasi domani una qualunque alzata d'ingegno ingegneristica può bloccare di fatto quell'infrastruttura, vuol dire che su di essa il territorio teramano non può contare per nessuna strategia territoriale.

Ed è un problema, questo, che non verrà affrontato da nessuno: né dai Gatti né dai Marsilio, né dalle maggioranze di destra né dalle opposizioni di sinistra.

Perché tutta, chi più chi meno, la politica abruzzese è irrimediabile rappresentante dell'Abruzzo dei catering e degli arrosticini, l'Abruzzo inserviente e conformista, che blocca felice Pescara in omaggio ai potenti del G7 come un secolo e mezzo fa ergeva archi di trionfo ai re che scendevano dalla Savoia in questa regione già lungamente vassalla e feudale!

lunedì 21 ottobre 2024

Ai turisti piace mangiare (bene)

TERAMO. Si parla di ristorazione di qualità e turismo, nell'università di Teramo. 

Pare infatti che nei pacchetti turistici d'un certo tipo, non possa mancare ormai anche una cena almeno in un ristorante schick nell'arco dell'usuale settimana di vacanza. Nel nome dell'enogastronomia e della filiera del buon cibo, che pare ormai conquistare tutti.

Ma in sala, in attesa dei relatori, è il "semaforo" del traforo del Gran Sasso a tener banco. Una studentessa dice alla sua amica: "Volevo fare la pendolare, mi ero già informata per i bus, ma il gioco non vale la candela". E l'amica: "Ma no, prendi un appartamentino qui... sai (e fa il nome) ne ha affittato uno bellino bellino, c'è pure un giardinetto, così puoi portare Clio"; che poi sarebbe un gatto come svelano le due future dottoresse subito dopo.

Comunque anche i relatori lamentano i disagi del viaggio autostradale. "Certo - dice uno di loro - in Abruzzo non puoi venire in treno perché non ci sono quelli veloci, l'aeroporto è quello che è,  adesso pure le autostrade..."

Ma le proteste accademiche sono sempre molto ovattate. Il mondo dell'accademia e quello della politica sono quantomai cugini stretti, per antonomasia non conflittuali.

Comunque i politici invitati per i messaggi di saluto non si sono fatti vedere. Non credo per evitare le lamentele sul traforo, che temo li lascino del tutto indifferenti quanto, forse, perchè impegnati a Pescara con i "grandi della terra" del G7 e con i relativi pandori griffati a far gli onori di casa, vale a dire dell'Abruzzo degli arrosticini e dell'arte culinaria.

domenica 20 ottobre 2024

E se dovessimo rinunciare al traforo del Gran Sasso?

ROSETO. Facciamo un'ipotesi estrema. Con l'augurio che mai si verifichi. E se il traforo del Gran Sasso chiudesse definitivamente? Se divenisse di fatto inservibile per eccesso di limitazioni? Se questa infrastruttura autostradale si rivelasse davvero troppo fragile per reggere al tempo? Tanto da richiedere lavori di adeguamento di cui non abbiamo le possibilità? Del resto, nei circa tre decenni d'esercizio, solo per brevi periodi ha funzionato appieno e già da tempo è ridotto ad una sola corsia per ogni canna.

Insomma, se questo collegamento tra il teramano e l'aquilano, tra una parte dell'Abruzzo ed il Lazio divenisse di fatto a rischio, allora il territorio teramano dovrebbe rivedere la sua missione. Vale a dire, che nella strategia territoriale avrebbe da puntare solo ed esclusivamene sulla dorsale adriatica. Come Ascoli e Macerata, ad esempio. E lasciare il collegameno con Roma unicamente a Pescara. Alla quale trasversale un tempo si allacciava anche L'Aquila attraverso il piano dei Navelli, prima che le follie rotatorie ne frenassero la percorribilità.

Ma L'Aquila e l'Abruzzo interno hanno un rapporto naturale con Roma, quindi il Gran Sasso diventa per loro relativo. Insomma, fossi nei decisori politici teramani comincerei a pensare seriamente solo all'Adriatico, ai rapporti con le vicine Marche da una parte e Pescara dall'altra. Il Gran Sasso potrebbe ridivenire la barriera naturale troppo difficile da traversare per impiantarci un qualsiasi tema di sviluppo. Come barriera insormontabile tra l'altro è stata per secoli nella storia.

Forse è il caso di cominciare ad abbandonare quell'idea o quel sogno di trasversale trans-appenninica sulla quale tanta parte della politica novecentesca aveva scommesso. Noi non siamo più in grado di tenere quella scommessa. Non ne abbiamo le risorse. E nemmeno le competenze, forse!

sabato 19 ottobre 2024

Ma se bisogna fare di più, finora si è fatto meno? Nuovo corso social di Angelo (Marcone) oppure “feu de paille” (fuoco di paglia)?

ROSETO. In ogni caso, ecco a voi la settimana. Secondo Controaliseo, naturalment!

Tagliar nastri che passione! È dunque del lunedì 14 l'inaugurazione del “nuovo” consultorio familiare. Che nuovo non è, bensì sede provvisoria and periferica aperta 410 giorni dopo l'allontanamento del servizio a 15 chilometri della città. Nella cerimonia, tanta indifferenza per i disagi arrecati agli utenti negli ultimi 14 mesi e tantissima gloria cantata per i protagonisti politici intervenuti. Cui si è unito, per l'occasione, anche Paolo Gatti, consigliere regionale di Fratelli d'Italia. Il che conferma questa stranezza della politica locale: l'esser vista con occhio benevolo da Fratelli d'Italia regionale, che non ha mai spento in realtà la fiamma della considerazione per le gesta dell'amministrazione rosetana a guida “Azione”.

Ma tra tutti, la palma d'oro del protagonismo politico per l'occasione, va senza dubbio ad Enio Pavone, consigliere regionale di “Azione”, immancabile ai tagli dei nastri della sua Roseto, quasi ne fosse rimasto sindaco come dieci anni fa. Pavone, nella vicenda del consultorio, non ha avuto alcun merito particolare. Non si accorse nell'agosto del 2023, esattamente come il suo sindaco Nugnes e la sua presidente d'Aula Gabriella Recchiuti (anche lei sempre presentissima alle cerimonie inaugurali) che la Asl stava per sfrattare il vecchio consultorio causa lavori. Non predispose nessuna alternativa tempestiva. In consiglio comunale, nell'autunno del 2023, proclamò che i lavori per la sede provvisoria dovessero concretizzarsi entro Natale. Guarda caso sono arrivati dieci mesi dopo il suo auspicio. In pratica, il suo contributo al taglio del nastro, è stato quello di polemizzare con chi aveva protestato per l'evitabilissimo trasferimento durato 14 mesi. Ma tant'è: lui è apprezzato (dai suoi elettori) per l'immarcescibile vis polemica.

C'erano una volta gli alberghi! Intanto, da un convegno sul turismo al Palazzo del Mare, tra le altre cose, vien fuori che il mestiere di albergatore non sarebbe più ormai tanto remunerativo. Il turismo cambia, infatti e gli alberghi tradizionali non tirano più. Sarà per questo che il Comune concede a più non posso cambi di destinazione d'uso, lasciando trasformare gli ex-alberghi del lungomare in appartamenti di lusso destinati ad una clientela vip? In ogni caso ciò contribuisce a cambiare, in peggio, molto in peggio, il volto della città.

Defibrillatori out. Città, inoltre, dove ormai da mesi e mesi i defibrilatori donati al Comune da un'associazione privata sono “incartati” con sacchi di plastica nera che nascondono il loro fuori uso. Fratelli d'Italia è tornata a denunciare il caso. Soprattutto dopo che il Comune, qualche settimana prima, aveva diramato il solito proclama di successo annunciando la riattivazione dei sistemi di salvataggio cardiaco. Senonché, pare che l'affidamento manutentorio riguardi appena gli apparecchi in alcuni spazi pubblici o aperti al pubblico ove devono stare per forza in virtù di una norma specifica. Nessun merito quindi, semmai solo parziale adempimento.

Però, il pro-sindaco... Ed intanto, mentre il borgo di Montepagano sogna felice e contento il ritorno, per la terza volta, di elfi e magie nella nuova edizione del “Borgo Incantato”, il pro-sindaco, Angelo Marcone, con una sola frase sul suo profilo social impallina in un sol colpo tre anni di spot trionfalistici del suo sindaco: “Tutto quanto fatto non basta: dobbiamo fare di più”, afferma. Ed a chi lo dice, il buon Angelo, di fare di più se non al sindaco Nugnes che, per parte sua, ricorda ogni giorno che tutto va bene madam la Marchesa? A voler prendere a prestito il linguaggio che il senatore Renzi riserva a Giorgia Meloni, si potrebbe derivar in termini politici che l'influencer n.2 parla a nuora affinché l'influencer n.1 intenda. Poi, se sia un feu de paille (fuoco di paglia) o qualcosa in più sol il doman dirà. Perché anche quello è un gioco di prestigio: politico!

Come entra la mafia nell'economia


ROSETO. Affollato ed interessante incontro, al palazzo del Mare di Roseto, su un tema di allarmante attualità: la mafia dei pascoli.

Presentata dal giornalista e scrittore rosetano, Luca Maggitti, che molto si è occupato di questi argomenti anche in passato, è stata la professoressa Lina Calandra a spiegare in modo semplice la questione.

Che poi consiste, in estrema sintesi, in ettari ed ettari di terreno che società all'apparenza insospettabili acquisiscono tramite regolari bandi pubblici a scopo di pascolo. Un meccanismo per paradosso consentito dalle leggi. Che addirittura riconoscono un contributo sostanzioso proprio per incentivare il pascolo.

Solo che l'inghippo - ha osservato la professoressa Calandra, che poi è una geografia con esperienze scientifiche anche in Africa - sta nel permettere, con malcelato buonismo da parte di queste società, il pascolo tradizionale.

Fino a che, proprio in virtù del loro diritto acquisito, che può rendere fino a 60 mila euro di contributo annuo, con un giro d'affari di milioni; proprio in virtù di tale meccanismo si diceva, finiscono per "entrare" nell'economia agraria e non solo.

Ecco come a volte, se il fenomeno fosse stato preso all'inizio, sarebbe stato agevole arginare. Ma purtroppo non è andata così. E il davvero interessante incontro di questa mattina lo ha magistralmente raccontato.

venerdì 18 ottobre 2024

Viaggio intra-rotatorio nell'Italia dell'antico detto: chi più ne fa diventa priore! E di un semaforo che ne è simbolo e farsa insieme

ROSETO. Che poi una mattina d'un venerdì dell'ottobre rosetano che fai se vedi il cielo bigio? Bhe dici, sa che è? Mo' vado a trovare il semaforo! Si, lui: il semaforo di sua maestà la genialità della scienza idraulica moderna! Della scienza che più ne fa più gli si crede. Specie in tempi di una politica subalterna che se la canta e se la suona al ritmo di: sto bene io stan bene tutti!

Ed allora m'incammino sul fare delle nove men che scocchino. Giro la chiave nella toppa della mia utilitaria ni-green, anzi gpl(azzata) ed il primo intoppo che trovo è nella full-urban... Roseto-SantaLucia: 5-6 chilometri: un quarto d'ora buono: media, 20 chilometri l'ora. Capita infatti che capofila risulti un trattore agricolo. E quando un trattore precede tutti seguono. Nessuno sorpassa. Se il trattore frena, loro frenano. Se il trattore si ferma, loro si fermano. Nell'epoca dell'intelligenza artificiale, infatti, i meta-guidatori delle digital-automobili, rispettano per mandato le regole: al massimo si mettono a chattare al seguito del trattore!

Secondo scoglio da tener presente sulla via del semaforo (eccetto le rotatorie ad occhiale davanti lo svincolo autostradale rosetano, naturalmente), sono i furgoni che escono in retromarcia dalle piazzole dei bar. Strani cyber-autisti catarifranti abbigliati, con antennine infilate nelle orecchie tipo cotton-fioc elettronici, dopo aver inghiottito un veloce caffé con la tazzina in una mano e lo smartphone nell'altra, in compagnia dei ritmi frenetici imposti loro da un mondo del lavoro che più alienante non potrebbe rendere della fatica d'oggi, ingranano la retormarcia in stile 'ndò coglio... coglio!

Ma ecco allora, che un'ora circa dopo di viaggio intra-ed-extra-rotatorio (ecco un altra cosa che ci transiterà nel futuro: una rotatoria ogni metro), in lontanza lampeggiante lui: il semaforo del traforo del Gran Sasso: più riverito della montagna stessa: simbolo – già detto – della scienza idraulica dell'oggidì, quella che metterà in sicurezza imbrifera il nostro bere e che, per ora, pare averlo piuttosto reso torbido.

La coda è ragionevole: 12 minuti di attesa circa. Scatto la foto che vedete. Nel frattempo nell'altra corsia, quella in discesa, è via libera: i Tir reduci dalla galleria si caracollano strombazzanti e sorpassanti tra di loro, nel tentativo di recuperare qualche minuto. Sullo scambio (di carreggiata) un nuvolo di uomini in divisa gialla e forze dell'ordine. Poi in coda dentro il tunnel, lievemente opaco di gas di scarico.

Bene, mi dico: son soddisfatto della visita al semaforo: esco ad Assergi. L'auto dietro di me, un SUV sportivo da 80 mila euro, già nella corsia del casello lampeggia e strombazza nervoso. Appena può m'infila a destra ed imbocca il telepass: già, il telepass evita le file al casello che non ci sono e fa risparmiare tempo! Io scelgo la pista con il casellante. Si abbassa il finestrino e dentro il casotto s'affaccia una gentile signora, molto giovane. Dice con un sorriso bellissimo: buongiorno! Pago con gli spiccioli che mi ero già preparati il disagio creatomi dai padreterni della Scienza-Idraulica, della Autostrada-tecnologica e della Politica-menefreghista. E rispondo anch'io alla casellante con un sorriso di cuore: buona giornata a lei, signora!

Al ritorno mi faccio le vecchie Capannelle. Divenuta poi la Strada-Maestra-del-Parco. Divenuta poi ancora la strada dei dieci-semafori per cantieri (alcuni storici, nel senso che lavorano così piano da star sempre lì). Le Capannelle! le conosco da bambino, dal 1969. Ci passavo anche quando non c'era il semaforo. Una strada splendida. Per me una strada dell'anima: la strada verso il mare! Il mio mare insostituibile!

Un tempo era davvero la strada-maestra. Non si bloccava mai: nemmeno con la neve (che allora cadeva davvero). Si transitava sempre. Eppure era Italia anche quella, perdinci! Era l'Italia degli anni del boom. Era l'Italia dei tecnici con le p...le! Era l'Italia della politica che sapeva riconoscere la gente. Era l'Italia che non lavorava con i semafori in testa. 

Lavorava con la testa.

mercoledì 16 ottobre 2024

La parità di genere è fatto sociale



CHIETI. Un'interessante prospettiva sugli studi di genere è stata offerta dal filoso Lorenzo Gasbarrini durante un incontro promosso dalla commissione pari opportunità del dipartimento ingegneria e geologia dell'ateneo di Chieti. 

Le politiche di genere - ha detto il professor Gasbarrini - mettono in discussione le strutture della società. A cominciare dalla famiglia, dalla scuola, dallo sport, oltre che dall'organizzazione del lavoro e del mercato del lavoro.

Ma le politiche di genere sono anche un fatto lessicale, nel senso che la lingua, per antico uso, genera abitudini e discriminazioni anche involontarie. Non a caso la parola "genere" si usa per le donne e non per i maschi. Perché nella gererarchia lessicale si dà per scontata la prevalenza maschile, peraltro storica anche nelle culture religiose.

Parità, tra l'altro, che è cosa diversa da uguaglianza. In quanto non è possibile acquisirla solo attraverso le leggi, ma dal "confronto tra il ruolo sociale e l'identità di genere".

domenica 13 ottobre 2024

Riepilogando vado: quadrato rotundum: la settimana rosetana vista da qui

ROSETO. A parte le sempiterne scogliere, che progettarle il solo vale qualcosa meno di 100 mila euro di spesa pubblica, due o tre fatterelli segnano memoria nella settimana rosetana scorsa appena.

Prima sbaglio poi correggo

Ed allora ben si potrebbe cominciar dall'ultimo. Vale a dire l'appalto dei semafori intelligenti. Che era sbagliato. Anzi, lacunoso e carente, nonché mancante di una preventiva indagine di mercato. Ed a dirlo, testuale, tre mesi e un anno  all'circa dopo averlo fatto, è lo stesso ufficio di comando della Polizia municipale. Il quale Ufficio, però, non ha trovato di meglio che stenderci sopra un "nastro correttore" per dir così, ovvero auto-convalidare l'atto che altrimenti sarebbe stato illegittimo. Una bizzarra procedura, ammessa dalla legge fino a un certo punto, che ha trovato però la netta opposizione di “Si.Amo-Roseto”.

Ma guarda – dice la consigliera Teresa Ginoble – a nemmeno una settimana dalla nostra denuncia alla stampa sulla mancata delibera specifica sui semafori, ecco il solito tentativo di recupero in extremis. Stavolta è peggio delle auto-convalide del 2023 – aggiunge – mentre conferma i dubbi sulla regolarità delle multe e chiede direttamente le dimissioni del sindaco Nugnes, responsabile oggettivo in senso politico e amministrativo di tutto questo. Cercano di sanare l'insanabile – sostiene la consigliera di SiAmo – e si sono permessi persino di accusarmi di voler istigare gli automobilisti a commettere infrazioni. Ma, purtroppo per loro, la mia storia politica testimonia sulla mia onestà e trasparenza e non permetterò a Nugnes di infangarmi, soprattutto ora che i fatti mi hanno dato pienamente ragione.

Insomma, la si potrebbe dire con Piero Calamandrei, che oltre ad esser stato uno dei Padri Costituenti, fu anche insigne giurista: de albo nigrum et de quadrato rotundum (il bianco lo fanno passare per nero ed il quadrato per rotondo).

Cause in odor di temerarietà

Ma sempre in tema amministrativo, ecco le cause che il Comune protrae fino al “Palazzaccio” romano onde reclamar tributi per i quali invero i contribuenti interessati hanno avuto riconosciuta ragione di non pagare dalle commissioni giurisdizionali competenti. La consigliera Rosaria Ciancaione (Cinque Stelle e sinistra civica) ritiene che, qualora il Comune perdesse, sarebbero dolori per le casse civiche. E la stessa preoccupazione nutre il consigliere di Fratelli d'Italia, Francesco di Giuseppe. Ma il sindaco Mario Nugnes e la sua amministrazione tirano dritti: fino a piazza Cavour, lungotevere destro, Cassazione civile!

La Riserva che non c'è fa comodo a molti

La settimana ha poi offerto un'altra evergreen del panorama rosetano: la Riserva del Borsacchio, che tutti vogliono ma ciascuno a modo proprio. Di fatto, però, lo stallo in cui versa da una ventina d'anni, fa politicamente comodo a molti. Possono infatti reclamar ingiusto-taglio di confine gli ambientalisti duri e puri, additando alle loro piccole folle-fedelissime i nemici dell'ambiente; come può tutto sommato allinearsi a tale posizione il sindaco, visto che per la sua rielezione (scontata secondo queste righe) la Riserva vi sia o non vi sia è ininfluente; e può lasciar fare il consigliere regionale di “Azione”, Enio Pavone, visto che il tutto o niente ambientalista – che lui dichiara di condividere – di fatto lascia mano libera alla Regione, nel quale esecutivo a trazione Fratelli d'Italia siede quel De Annuntis suo vecchio amico ed ex-compagno socialista, per inciso firmatario dell'emendamento soppressivo della Riserva a cavallo tra il natale ed il capodanno scorso.

Un cenno meriterebbe pure il tema dell'immigrazione, che vede il lungomare rosetano gran protagonista. E che sta mutando la natura sociale oggi ed economica domani della città. Ma è domenica e fin troppo si è abusato della pazienza del lettore. Perciò rimandiamo volentieri.

Buon mare!

venerdì 11 ottobre 2024

A noi basta festeggiare

In Italia, questa settimana, si festeggia la protezione civile. Ed i sindaci non si fanno pregare per declinazioni locali della cosa.

Più che celebrare la protezione civile, però, dovremo prevenire le catastrofi. Più che sensibilizzare i cittadini, dovremo sensibilizzare le amministrazioni locali.

La protezione civile interviene dopo che sono successi i danni. Prima bisognerebbe fare la manutenzione dei fiumi, non far costruire ai piedi di colline franose, magari lasciando anche tagliare le scarpate naturali (a Roseto, ad esempio, basta farsi un giro); far costruire in modo antisismico, e così via.

Dopo, e solo dopo, potremmo anche glorificare la protezione civile. Sperando non ve ne sia mai bisogno, naturalmente. 

Da noi, invece, l'importante è festeggiare. 

sabato 5 ottobre 2024

Multe ai semafori: manca la delibera

ROSETO. Che poi, se vuoi proprio piazzare 'ste macchinette fotografiche moderne che scattano multe ai semafori, almeno devi prenderti la responsabilità, caro Sindaco, di mettere una firma sotto una delibera apposita; una delibera che dica: collochiamo la macchinetta scatta multe lì, là, come, dove, perché, in che maniera. Ed invece questa delibera specifica non c'è.

Se ne è accorta Teresa Ginoble, consigliera di “SiAmo-Roseto”, che da giugno cerca di avere qualche atto su questi semafori. Incontrando difficoltà di tutti i generi. Come se chissà quale mistero coprisse tale segnaletica semaforica. Che poi dovrebbe garantire che non accadano incidenti, magari in posti, come quell'incrocio di S.Lucia o Cologna Spiaggia, dove, per fortuna, incidenti particolari pare non succedessero nemmeno prima.

Perché se vuoi la sicurezza – dice SiAmo-Roseto, associazione presiduta da Vanessa Quaranta – almeno dovresti garantirti che le multe poi te le pagano. Ma, scopre sempre “Si.Amo”, c'è una sentenza di Cassazione che parla chiaro: niente multe senza delibera. Proprio non le puoi pretendere, cioè. Nè vale – secondo Teresa Ginoble – un atto programmatico addirittura relativo ad un piano gestionale, come ha risposto il sindaco dopo che è stata costretta a fare una interrogazione per ottenere qualche lume tre mesi appresso averli domandati. Non vale infatti, sostiene Vanessa Quaranta, chiedendosi piuttosto se valgono gli atti diringenziali assunti senza il preventivo indirizzo ad oc e se gli stessi atti dirigenziali, affidamento compreso, potessero essere varati.

Ma c'è di più, come si fa ad usare queste somme, chiede sempre Vanessa Quaranta durante la conferenza stampa di questa mattina, indetta da "SiAmo Roseto" a vantaggio dei cittadini (perché sapere una multa che ti hanno affibbiato potrebbe essere nulla non è notizia da poco); come fai appunto, senza la certezza di un iter completo alle spalle? Su una delibera che non c'è, al dunque? Una somma allora che potrebbe divenire aleatoria anche in termini di bilancio. E qui – aggiunge SiAmo – c'è poco da convalidare a posteriori, come è stato d'uso purtroppo in altri casi.

Da cui una lettera, inviata a Sindaco, presidente d'Aula, comandante Polizia municipale, segretaria generale del Comune che così conclude: “Sulla base di quanto esposto, si rimane in attesa di cortese riscontro all'eccezione sollevata”. Risposte, non polemiche, auspica Si.Amo-Roseto.

P.s.: macchinette fotografiche moderne, ovvio, è una mia semplificazione giornalistica: si chiamano in gergo T-red!

martedì 1 ottobre 2024

Una panchina "d'autrice"!


TERAMO. Chissà cosa avrebbe detto Marco Pannella se avesse visto la panchina contro la violenza di genere, artistica e dipinta a mano, piazzata stamane proprio sotto la targa che lo ricorda nell'omonimo giardino del palazzo della Provincia di Teramo.

Forse l'avrebbe messa sul piano dei Diritti. Perché le donne hanno Diritto a non essere vittime di violenza. Come i maschi hanno Diritto a vivere in una società che rifiuta la violenza di genere. In quest'ultimo verso, quello appunto culturale, va la panchina colorata con il numero d'emergenza impresso sopra.

Perché quella di genere è, appunto, innanzitutto Violenza, cioè parte di una cosa più generale che riguarda tutti. Ed allora la Provincia di Teramo, che attraverso le sue Istituzioni, anche di Parità, ha promosso l'iniziativa che vedete nelle foto, si sta attivando per una migliore assistenza logistica alle vittime e presto vi sarà qualche novità in tal senso. Come si sta attivando, l'ente presieduto da Camillo d'Angelo, per un prossimo restauro parziale del piano seminterrato del palazzo con una conseguente miglior fruizione dei giardini stessi. Ma questo, chiaramente, non riguarda la manifestazione in questione.

Riguarda invece la "panchina d'autrice", un connesso "protocollo" che possa facilitare, adottando uno standard anche per la sicurezza degli operatori, l'intervento delle associazioni di volontariato nei casi delicatissimi della denuncia. 

Associazioni intervenute, sia pur in rappresentanza, nell'occasione ed omaggiate, insieme alle signore presenti, di un pensiero floreale offerto dalla provincia di Teramo, che, significativamente, aveva anche provveduto a corredare la presentazione con la musica di Mia Martini diffusa dall'altoparlante.

Insomma, una bella manifestazione di cui forse Marco Pannella, dall'alto della sua targa, avrà sorriso dietro il fumo del suo immancabile sigaro per tanti versi di preveggenza e così universale pur nella sua indiscutibile "teramanità"!

Liliana e la solidarietà (con qualche riflessione natalizia)

Liliana di Tecco ROSETO. A Roseto i poveri esistono. Nonostante il benessere medio della cittadina. E malgrado la narrazione ufficiale, che ...