sabato 27 giugno 2020

Una questione di stile

 

ROSETO. Il consiglio comunale di Roseto ha chiesto che venissero in qualche modo spalmate nel tempo alcune tasse locali. Aggiunta qualche proroga sulle scadenze. Concesso un minimo di minor fiscalità sui parcheggi. Il che, naturalmente, va benissimo vista la nota crisi post-virus. Lo ha fatto, però, con quella che tecnicamente si chiama una “risoluzione”.

Ora, se volessimo guardare proprio alle forme, questa risoluzione ha una riga che grida vendetta. Chiede infatti di varare le agevolazioni non solo a Sindaco e Giunta, come è giusto, ma anche ai dirigenti ed agli uffici comunali. Ora, anche i principianti sanno, che qualsiasi mozione consiliare si rivolge alla Giunta. Lo dice persino lo Statuto del Comune. Non si può considerare la parte burocratica dell'Ente come un interlocutore sullo stesso piano di quella politica.

È sbagliato proprio in radice. Significa porsi in situazione di subalternità politica. La dirigenza deve (sottolineo deve) applicare le decisioni degli organi elettivi dell'Ente. Come naturalmente fa. Punto. Soltanto se ravvisasse violazioni di legge, potrebbe derogare al principio. Scrivere in una mozione quella cosa lì, non modifica certo il contenuto dell'atto, non significa nulla sul piano giuridico, ma, soprattutto, non è elegante.

Tutto qui. Una questione di stile. Per il resto ha fatto benissimo il consiglio a proporre le agevolazioni sulle tasse. Nulla toglie, cioè sul piano della sostanza, ma, ripeto, per le prossime volte, se potete, evitate di scrivere che chiedete ai dirigenti. Un Consiglio chiede alla Giunta e basta

martedì 23 giugno 2020

Ecco una questione politica: campus, liceo, Pia Marta e...


ROSETO. Tutto si può dire meno che l'idea della Provincia di acquistare l'area del Pia Marta per destinarla al liceo “Saffo”, non abbia suscitato dibattito. Per evidenti motivi. Perché l'area è centralissima a Roseto. Perché ha una storia che, con l'oratorio, si identifica in parte con la rinascita della città negli anni '60-'70 del Novecento. Perché tocca il livello dell'urbanistica in un momento in cui il Comune annuncia una miriade di nuovi piani, giustappunto urbanistici. E perché, non ultimo, cade in un tempo non lontanissimo dalle elezioni municipali della primavera 2021 (virus permettendo, ovviamente).
Tutto parte dall'intenzione (o perlomeno da quella che la Provincia pare leggere come una intenzione) di vendere l'area da parte della proprietà, la congregazione religiosa Bresciana, storicamente insediata a Roseto. Non vi fosse questa ipotesi, tutto il discorso sarebbe diverso. A questo punto, la prima ad inserirsi nel discorso pubblico è stata Rosaria Ciancaione, consigliera di “Liberi e Uguali”, che si è subito dichiarata contraria alla eventuale nuova localizzazione del liceo classico. Per motivi propriamente urbanistici, di spazi e parcheggi ritenuti insufficienti. Posizione più o meno simile, la sua, a quella dei “Cinque Stelle” rosetani.

Questa mattina, all'hotel Liberty, è invece intervenuto William Di Marco, presidente dell'associazione Cerchi Concentrici. Qui c'è una lunga storia alle spalle, che parte almeno dalla metà del primo decennio del nuovo secolo. Con un progetto ambizioso di un campus quasi a livello universitario a Voltarrosto, nell'area ove dal 1986 c'è l'istituto “Moretti”. Dietro questa ipotesi, c'è una idea di scuola e di città, per la quale William Di Marco si batte da sempre. Cui il progetto, elaborato dal “Moretti”, (lo vedete nelle immagini qui riprodotte) ampiamente si ispira.

L'idea, in breve, presuppone scuole elementari e medie in centro, alla portata di bambino, ed un polo scolastico superiore in periferia della città, Voltarrosto appunto. Un po' come a Giulianova con le superiori più o meno nella parte alta del centro. Ma, soprattutto, come in molte città europee. Non a caso il “Moretti” è noto per i suoi scambi culturali con l'estero. Questa idea, dice William Di Marco, metterebbe a fattor comune anche molte risorse. Ad esempio non sarebbe necessario costruire nuove palestre, perché già ci sono. Si potrebbe poi realizzare un “ostello” stile alberghiero per ospitare scolaresce estere, eccetera, eccetera. Insomma, farebbe fare a Roseto il salto di qualità ad una scala territoriale non solo locale.

Nella conferenza stampa, Di Marco ha ricordato che l'ipotesi del campus fu in qualche modo sposata anche dal piano regolatore elaborato durante l'amministrazione Di Bonaventura e poi naufragato nelle secche della politica rosetana. Oltretutto la Provincia è anche proprietaria di gran parte dei terreni dove dovrebbe sorgere il “campus”, quindi si troverebbe doppiamente coinvolta nella vicenda.

La questione, allora, investe più ambiti. Senz'altro quello comunale per quanto riguarda le scelte urbanistiche. Senza dubbio quello provinciale sia per il versante scolastico che, in parte, per quello urbanistico. E poi la cosiddetta società civile, ovvero la città, che naturalmente dovrebbe essere coinvolta in scelte che comunque incidono sulla organizzazione urbana.

Come dire, un bel tema. Affrontato bene? Per ora, non sembra. Se tutto finisce nel tricarne pre-elettorale, infatti, è un guaio. Perché la questione non è lieve. Una sede adeguata per il “Saffo” ci vuole. Un campus sarebbe bello. Se la proprietà religiosa degli immobili dovesse davvero vendere, anche la proposta della Provincia avrebbe un suo senso. Insomma, tutta una serie di buone ragioni tra cui sarà difficile trovare la sintesi. Eppure un punto di caduta occorre per risolvere il problema. Ecco allora una questione politica: campus, liceo, Pia Marta... A voi la scelta, ma scegliete però, una buona volta. Sarebbe riprovevole, infatti, se tutto si risovesse ancora una volta in chiacchiere.

domenica 21 giugno 2020

Se tutto va bene perdiamo meno del 15 per cento

ROSETO. Secondo una stima della “Coldiretti” (una delle principali associazioni tra agricoltori italiani), il turismo quest'anno perderà il 13 per cento. Naturalmente i conti veri si faranno solo a consuntivo. Anche perchè si tratta comunque di numeri imponenti: 34 milioni di italiani andranno nonostante tutto in ferie.

A guardar dentro i dati Coldiretti, si legge che il mese più penalizzato è giugno (meno 54 per cento), mentre luglio e ancor più agosto recupererebbero bene. Quanto alla “destiazione Italia”, come si dice, già lo scorso anno 86 turisti su cento rimasero nel Bel Paese. Quest'anno lo farebbero 93 su cento. Quelli che fanno le ferie all'estero, dunque, erano già pochi prima.

Crescono anche coloro che non si spostano dalla propria regione. Il 25 per cento dei vacanzieri, 1 su 4, farà le ferie a pochi chilometri da casa, magari nei piccoli borghi o in campagna. Oltretutto si preferisce la casa in affitto, ritenuta più tranquilla dell'albergo.

Tra le spese, quella che vince su tutto (oltre il 30 per cento del budget vacanziero) è per mangiare. Del resto – dice Coldiretti – abbiamo quasi 300 marchi “Dop/Igp”, ben 415 vini “Doc” e tantissimi prodotti enogastronomici.

Se volessimo traslare meccanicamente, come pura proiezione statistica, i dati su Roseto, si potrebbe calcolare una perdita di circa 65 mila presenze. Roseto, infatti, conta mediamente 500 mila presenze turistiche all'anno. Se il 13 per cento stimato da Coldiretti fosse spalmato equamente su tutto il territorio nazionale, avremmo appunto circa 65 mila presenze in meno. Ma, ripeto, è soltanto una estrapolazione matematica. Le incognite, infatti, sono ancora tante.

mercoledì 17 giugno 2020

Che succede al Cerrano?

PINETO. Malgrado il placido lockdown, questo scorcio del 2020 sembrerebbe piuttosto agitato per l'area marina protetta “Torre del Cerrano”. Le burocrazie che ne reggono le sorti, infatti, paiono alquanto prese dal formular bandi, che poi magari annullano e dal nominar direttori, che poi magari rinunciano. Dunque vediamo.

Capita allora, sul breve volger del Natale ultimo, che l'architetto Fabio Vallarola, da più anni al vertice amministrativo della risorsa ambientalistica, si trasferisca in Ancona. Malgrado qualche richiesta al quel Comune di farlo restare in aspettativa, il “Cerrano” si decide a bandire un avviso per il suo avvicendamento. Si attende infatti un concorso deputato. Senonché tale avviso – si legge nell'atto n.14/020 dello stesso CdA Cerranese – peccherebbe di qualche requisito. Circostanza – si legge ancora – addirittura riscontrata dal competente Ministero governativo.

Orbene, presa visione, tosto il Cda annulla il suo stesso bando. E si mette alla ricerca di un direttore provvisorio. Crede di individuarlo, all'inizio, nel comandante del Porto di Giulianova, chiedendo però lumi in materia al predetto Ministero governativo. Il quale gli risponde a stretto giro in modo piuttosto perentorio: non spetta – scrive – a “...Questo Ministero la nomina di un direttore facente funzioni... Si invita codesto Consorzio ad avvalersi degli enti consorziati...”. Enti consorziati che poi sarebbero i Comuni di Pineto e Silvi più la Provincia di Teramo e la Regione Abruzzo.

Bene – bene si fa per dire – a questo punto si arriva alla nomina di un ingegnere: Marcello d'Alberto. Il quale però, non è disponibile. Si passa poi all'architetto Raffaele Di Marcello, che invece si dimette dopo pochi giorni. Si giunge allora alla designazione del dottor Stanislao d'Argenio, la cui nomina – fino a quando queste righe stanno per essere postate – sembra resistere.

Questa, cari lettori, la situazione. Come dire: attendonsi sviluppi? Non lo sappiamo, ovviamente. Si sa, invece, che nel frattempo la Torre del Cerrano si è tricolorizzata, cromatizzata da insegne patriottiche lumiscenti. Proprio una scelta azzeccata. Simboleggia come il cacio sui maccheroni l'Italia d'oggidì.

lunedì 15 giugno 2020

Conte a noi ci fa un baffo: abbiamo più piani di lui!


ROSETO. Prima delle elezioni del prossim anno, a Roseto, avremo una overdose di piani? Dopo quello per il Borsacchio (tutto ancora da approvare) e quello per il centro (tutto ancora da approvare anche lui), arriva anche la “variante parziale” della “variante generale” del piano regolatore. E non è niente, perché anche la spiaggia sarà oggetto di piano(spiaggia) e forse persino il commercio ne avrà uno tutto suo. Insomma, avremo più piani noi di Conte, che pur ne sforna uno per ogni giorno dei suoi stati generali.

Nel frattempo, è probabile torni l'annoso discorso del “polo liceale in centro”. Anzi no, del campus a Voltarrosto. Anzi ancora no, dell'oratorio che forse deve restare oratorio. O meglio, destinato alla formazione giovanile, che poi in mancanza d'altro... dai sù, un bel dibattito politico ci sta.

Intanto, la variante parziale della variante generale rischia di essere più “particolareggiata” del “particolareggiato” stesso. Se il particolare disegna infatti scenari futuribili (chissà se pure realizzabili), il generale, con tanto di delibera, dovrebbe ben occuparsi più pragmaticamente di porticati che cubano e cambi di destinazione d'uso che funzionano. Come dire, il particolare guarda al generale ed il generale si occupa del... particolare.

Ma sì, che fa? Parlare di piani non ha mai fatto male a nessuno. E consente sempre di darsi un certo tono.

mercoledì 10 giugno 2020

Speriam non finisca come il piano di Colao


ROSETO. “Progettiamo belle cose che i nostri epigoni porteranno a termine”. Così il sindaco, Sabatino Di Girolamo, ha presentato alla stampa il progetto del piano particolareggiato per il centro di Roseto. Per la cronaca, “epigoni” vuol dire “i nostri successori”, quelli che verranno dopo.

Non ho potuto partecipare alla conferenza stampa alla quale l'amica Marianna De Troia, addetta stampa del Comune – che ringrazio sempre per l'estrema gentilezza – mi ha più volte invitato. Non potevo assolutamente sottrarmi ad impegni familiari presi da tempo, oltretutto per me molto gratificanti. È ovvio, però, che l'affermazione del sindaco è condivisibile. I piani, sulla carta, presentano sempre bei disegni ed a volte anche buone idee. Questo di Roseto centro mi si dice non sarà da meno. A conferma, tra l'altro, le immagini dai resoconti apparsi sul web e senz'altro ciò che si leggerà domani.

Qui vorrei solo accennare, senza entrare nel merito, qualche questione metodologica. I piani particolareggiati, infatti, risalgono, come concezione, al 1942, ovvero alla legge urbanistica italiana n.1150 estremamente innovativa per i tempi. Erano pensati come un mezzo di attuazione del piano regolatore. Che cosa vuol dire? Significa che il piano regolatore detta le linee generali, come se abbozzasse un quadro, mentre il particolareggiato indica come attuarle, scendendo appunto nei particolari. Rimanendo alla metafora del quadro, se il piano regolatore disegna le strade, le aree, eccetera, il particolareggiato ci mette le casette dentro.

Su questo passaggio dal generale al particolare c'è tutta una storia. Una vicenda storica che racconta il fallimento dell'urbanistica italiana a causa proprio della sua mancata applicazione concreta o del suo stravolgimento con le varianti. Su tale dibattio, culturale e politico, si sono scritti centinaia di libri e versate tonnellate d'inchiostro.

A Roseto, comunque, questo particolareggiato dovrebbe dare attuazione ad un piano regolatore del 1990, che tra l'altro si tenta di cambiare praticamente da appena fatto. In qualche modo, dunque, il particolareggiato potrebbe anticipare in parte il piano futuro. Ma la procedura non è per niente breve. Se non ricordo male, la prima cosa è l'adozione in consiglio comunale. Subito dopo la delibera va inviata in Provincia. L'Ente di via Milli a Teramo, deve infatti controllare che non vi sia conflitto con il piano urbanistico provinciale.

La delibera stessa deve comunque essere pubblicata e depositata per 30 giorni in libera visione del pubblico. Chiunque, infatti, può presentare osservazioni. A quel punto il consiglio comunale deve riunirsi un'altra volta ed esaminare le osservazioni. Ciò fatto, il piano deve essere approvato di nuovo. Se la memoria non m'inganna, uno degli ultimi casi che ricordo a Pescara, partì ad aprile 2014 e finì ad agosto 2015. Insomma, l'esperienza dice che un annetto abbondante passa se tutto va di corsa.

Ed il “se tutto va di corsa”, bisogna intenderlo anche se non ci sono ricorsi al tribunale amministrativo e se tutto fila liscio in consiglio. Su questi atti, infatti, vige il principio di astensione del consigliere comunale che avesse beni interessati dal piano, oppure parenti prossimi interessati. In questo caso non può votare in consiglio comunale. Ed a Roseto, in passato, questo ha portato a grandi scontri in Aula, perché allora diventa fondamentale l'appoggio dell'opposizione. Naturalmente non si può dire oggi se ci siano tali incompatibilità, ma, ripeto, essendo la città piccola nulla esclude in teoria che la storia si ripeta.

La strada dunque è lunga. E gli epigoni, forse, dovranno aspettare non poco prima di veder realizzato il nuovo assetto urbano. Per rimanere al tema di questi giorni, allora, vien da citare: speriamo non finisca come il piano di Colao.

martedì 9 giugno 2020

Urbanistica elettorale

In questi giorni – ed ancor più nei prossimi mesi, credo – l'amministrazione comunale va presentando alcuni piani urbanistici che si ripromette di approvare a breve. È il caso del piano per il Borsacchio, come del piano per Roseto centro.

Ora, sotto l'aspetto tecnico, questi piani sono tutti da valutare. Anche perché il procedimento per approvarli è lungo. E durante il tragitto possono cambiare anche radicalmente. Sul versante politico, invece, è chiarissimo l'intento dell'amministrazione: vuole presentarsi sul finale di mandato, con alcuni risultati a suo avviso conseguiti. E l'urbanistica, come le opere pubbliche, si prestano a meraviglia per l'intento.

Cosa vuol dire, ancora, questo dato a livello politico? Semplice, che l'amministrazione, nei suoi principali esponenti, intende ripresentarsi all'elettorato, come è normale che sia per una esperienza uscente. E cerca di farlo vantando dei risultati. È tradizione che codesti risultati – o meglio, nel nostro caso, aspettative – insistano sul “cemento”, urbanistico o edilizio, che tira sempre qualche voto.

L'urbanistica, di fatto, non è tanto un mezzo di governo del territorio. Anzi, il territorio – in Italia – è stato storicamente devastato dall'urbanistica. Essa è, più propriamente, un modo di coltivare il consenso politico. Tutto molto semplice, allora. Ed anche tutto molto scontato. Se funzionerà o meno lo dirà la "gabina" elettorale, come si chiamava un tempo. 

giovedì 4 giugno 2020

Voglia di normalità: tornano le donazioni di William Di Marco


ROSETO. In un certo senso è la fiducia di un ritorno alla normalità. Al tempo in cui le biblioteche erano piene. I libri si potevano presentare con il pubblico. Ad una dimensione umana tangibile, insomma. È questa l'impressione della tradizionale donazione che William Di Marco fa ogni anno alla comunità rosetana. Una tradizione che va avanti dal 2006. I proventi dei libri che William Di Marco e la sua associazione “Cerchi Concentrici” vengono usati per comprare qualcosa che serve alle strutture culturali rosetane.

Quest'anno, con il ricavato del libro “Ponderazione, saggi sulla contemporaneità” (edizioni “Artemia”) è stata acquistata una stampante “Combi/vhs/dvd/digital” che consentirà alla bibliteca civica di trasferire in formato digitale i suoi vecchi “VHS”, che rappresentano un patrimonio notevole della storia cittadina.

La “consegna” del dono è stata “ufficializzata” questa mattina nella sala del consiglio comunale alla presenza del sindaco, Sabatino Di Girolamo, dell'assessora alla cultura, Carmelita Bruscia, della direttrice della biblioteca, Maria Antonietta Marinaro, della editrice, Teresa Orsini – che tra l'altro presto sarà cittadina rosetana effettiva – ed ovviamente dell'autore, William Di Marco.

Nel corso della conferenza stampa è stata espressa l'intenzione di fare qualcosa anche “in presenza” (come si dice oggi) del pubblico durante l'estate, magari al mare. Del resto William di Marco, che di professione insegna storia al “Moretti” di Roseto, ha in animo di coinvolgere anche un po' i ragazzi per una riflessione a 360 gradi sulla fase attuale. Con l'auspicio, naturalmente, che possano tornare quelle belle serate letterarie che davano quel senso di una comunità che tanto faceva "Roseto". 

lunedì 1 giugno 2020

4 italiani su 10 non vogliono la democrazia. Credo che in realtà siano molti di più

tratto da "El Pais" di ieri
Nel mondo migliore del dopo-virus, in molte zone dell'Abruzzo interno non arrivano più nemmeno i giornali: non conviene portarli. Conosco piccoli locali commerciali che li vendevano da sempre. Sono rimasti un po' male a vedersi tagliati fuori.

Del resto, a cosa servono i giornali cartacei? C'è il web, basta e avanza. Come questa storia della cosiddetta “cultura”, sport o spettacolo. Presupponeva l'idea di folla, di pubblico. Ora basta confezionarla in luoghi chiusi e asettici e fornirla in pacchetti da recapitare via social o web a soggetti isolati nelle loro abitazioni. Tutto sommato hanno tolto solo quella piccolissima parte che la vedeva dal vivo: per il resto è uguale, anche prima era un genere da Tv.

Persino la scuola, che un dì ti dicevano essere luogo dove si imparava “con” gli altri, adesso può essere benissimo somministrata in confezione stagna. E va alla grande, in una società in cui ci sarà la paura di persino di toccare altri umani.

Un sondaggio reso noto oggi da “Repubblica” dice che il 40 per cento degli italiani rinuncerebbe volentieri alla democrazia. C'è da stupirsi: credevo fossero molti di più. Bisogna lavorare sui rimanenti 6 su 10 affinché si convincano che la Democrazia non serve a niente: credo ci vorrà un non nulla a convincerli. L'Uomo Forte al Potere preserva molto meglio la Salute, innanzitutto sua e dei suoi lustrascarpe.

La parità di genere è fatto sociale

CHIETI. Un'interessante prospettiva sugli studi di genere è stata offerta dal filoso Lorenzo Gasbarrini durante un incontro promosso dal...