mercoledì 31 gennaio 2024

E adesso il sindaco fa il barricadero sul Borsacchio

ROSETO. Il sindaco, Mario Nugnes, scaraventa il caso-Borsacchio nel tritacarne della campagna elettorale per le regionali. E dice che i candidati rosetani, o quelli che passano qui a chieder voti, devono dire come la pensano sulla riserva. È una scelta legittima, naturalmente. Ed è anche figlia dell'impostazione che lui ha dato alla sua visita in consiglio regionale ieri mattina. Dove si è presentato in sostanza con un out-out: 1.148 ettari o niente. E qualsiasi “Regione”, a 40 giorni dal voto, non avrebbe mai potuto accettare una richiesta del genere: ritirate tutto o non se ne fa nulla.

Ma comunque, questa è la scelta politica che ha fatto. Una scelta di rottura. E di lotta elettorale. Si potrebbe discutere se sia anche la migliore per la città. E secondo queste righe non lo è, perché metterla sempre con o bianco o nero, senza mediazioni, dividendo anche parte dell'opinione pubblica, non è mai una gran trovata dal punto di vista generale. Ma, ripeto, questa ha fatto e su questa dobbiamo ragionare.

Ragionare partendo da un punto: questa è una scelta molto di sinistra. E molto ambientalista. Potremmo dire quasi “Borgattiana”. Perché è chiaro che più le forze politiche stanno a sinistra più, in teoria, vi si possono riconoscere. È invece un po' meno “Azionista” (nel senso di Azione di Giulio Sottanelli) ed assai meno Pavoniana (nel senso del famoso Enio, politicamente braccio destro di Giulio). Per quanto Pavone voglia dissimulare, infatti, il primo taglio alla Riserva lo fece lui nel 2012. E non – come ama dire oggi – solo a Giulianova o Cologna. No, lui tagliò la foce del Borsacchio e la spiaggia a destra e sinistra del torrente, compresa una faggeta storica. Per questo si prese la manifestazione davanti all'Emiciclo regionale proprio come oggi; l'ostruzionismo in Regione delle forze più a sinistra e persino un articolaccio sul "Corriere della Sera" di Dacia Maraini. Quindi lui, sul tutto o niente non lo vedo molto felice.

Ma è proprio questo che rende interessante il diktat di Nugnes. Che va letto solo ed esclusivamente in chiave politica. Perché in concreto nulla muta. Ed oltretutto, sempre in concreto, essendo quello del Borsacchio un valore in preminenza paesaggistico (gli uccellini e le tartarughine possono tranquillamnte seguire a questo), alla sua tutela basterebbe anche la pianificazione comunale. Sarebbe sufficiente che Nugnes piazzasse un vincolo di salvaguardia di inedificabilità assoluta tra la ferrovia e le prime sommità collinari ad est ed il territorio sarebbe protetto.

Il problema è che la politica comunale (tutta in questo caso) è troppo debole di fronte ai portatori d'interessi per reggere un tale vincolo. Perciò ha bisogno di un ente più grande, appunto la Regione, che possa garantire il vincolo stesso. Solo a questo la Riserva vale sotto l'aspetto della tutela paesaggistica ed a nessun altra cosa se non collaterale.

Quindi, il problema non è tecnico. È politico. Ed una dichiarazione di belligeranza di stampo ambientalistico fatta in campagna elettorale, bhé è significativa. E potrebbe rendere il sindaco più protagonista rispetto a Pavone nel panorama politico. Insomma, quei quattro, quella notte, in consiglio regionale, hanno scoperchiato un pentolone con quell'emendamento che la metà era già troppa.

Sfida difficilissima, ma interessante


ROSETO. Eppoi esistono quei post che piace scrivere anche per amicizia personale. E per gli appassionati di politica. Della politica quantistica, come le equazioni della fisica; della politica chimica come gli equilibri instabili delle soluzioni; della politica geometrica, come i fasci di parabole divergenti che si incontano sempre in un punto centrale.

Non me ne voglia l'amico Alessandro Recchiuti, ma io l'incontro da lui propiziato questa mattina al lido “Ohana” di Roseto, di cui leggete in immagine, riesco a parlarne solo così. Perché come nella fisica, appunto, quando si crea un vuoto la materia di cui è costituita la politica tende a colmarlo. E qui il vuoto a destra, nella destra di Roseto, lo ha creato Enio Pavone, con il suo passaggio nelle file dei candidati del centro-sinistra per le regionali.

Perché Pavone è un uomo profondamente di destra. Lo si capisce da come ragiona. Da come si pone in rapporto con gli altri; persino dalla postura. Ma è un uomo di una destra non contemporanea se non nel senso Trumpiano, quasi una destra da anni '50 del novecento direi: una destra dura. Questa volta, però, seguendo il suo zig-zagare trentennale, si è invece “accasato” nelle file del centro-sinistra che sostengono il candidato governatore D'Amico, diventando uno dei nomi di punta di “Azione” di Giulio Sottanelli, alleato quindi anche con la sinistra radicale, i Verdi ed i Cinque Stelle che lui ha sempre considerato e trattato con il massimo disappunto possibile. Ma tant'è.

Questo vuoto dunque, a Roseto, non è stato riempito, anzi in parte è stato indirettamente causato da Fratelli d'Italia. I quali, evidentemente, ritengono che la popolarità di Giorgia Meloni a Roma basti a trainare tutto. Nonostante l'ottimo consigliere comunale che hanno qui a Roseto, Francesco di Giuseppe, che è stato però lasciato spesso solo nelle sue battaglie consiliari.

Di fronte a questo quadro, appunto di fisica-politica, nasce la candidautura di Mirco Vannucci, voluta molto da Alessandro Recchiuti, nella formazione centrista “Azione politica”, alleata tecnicamente con la Lega. E qui non bisogna nascondersi dietro un dito. Recchiuti ha avuto nel 2021 dei dissapori politici proprio con la Lega, quando poteva essere un ottimo sfidante di Nugnes alle comunali e l'accordo sfumò. Ma Alessandro è rimasto uomo di centro, moderato, tendenzialmente post-democristiano. Un uomo di centro che guarda a destra. E da qui si è mosso superando le incomprensioni, ma rimanendo nel suo ambito politico e culturale centrista.

Funzionerà, non funzionerà? L'elettorato rosetano di destra voterà i big della provincia che qui si presentano agguerriti piuttosto che un candidato locale? Non lo sappiamo. Ma intanto questa unica candidatura del centro-destra a Roseto, quella di Mirco Vannucci appunto, è stata posta. E del resto cosa dovevano fare questi che hanno ragionato in questo modo? Cosa doveva fare Alessandro Recchiuti? Ritarsi in convento come un frate eremita? E se in convento non volesse andare, come si pensava di mandarcelo?

Perché qui c'è un altro non detto. Che riguarda soprattutto il centro-destra, ma non solo. Visto che c'è eccome chi storce il muso rispetto a questa scelta dell'avvocato Recchiuti. Ma questo problema il centro-destra rosetano e non solo rosetano, se lo deve risolvere da solo, se vuole. Oppure può sempre scegliere di lasciare Pavone e Sottanelli fare e disfare la tela della politica come più gli fa comodo.

Ecco, il punto politico che sta dietro la conferenza stampa di questa mattina è esattamente questo. Ed è tutto in divenire. Soprattutto in base all'esito delle regionali.

domenica 28 gennaio 2024

Riusciranno a sfilare qualche piuma dalla livrea del... Pavone?

Recchiuti e Vannucci
ROSETO. Zitto zitto, piano piano, senza dar troppo a vedere, Alessandro Recchiuti ha piazzato il colpo. L'ex-assessore comunale ed ex-vice-presidente provinciale, l'avvocato Recchiuti cioè, con la sua “Azione politica”, piccola formazione centrista facente capo a Gianluca Zelli, ha provato a colmare un vuoto politico. Vale a dire offrire agli elettori di centro-destra del tratto costiero rosetano e non solo, un nome locale alternativo, individuato in Mirco Vannucci, già assessore comunale ai tempi di Pavone, all'epoca sindaco del centro-destra.

La destra abruzzese di Marsilio infatti, con tattica inspiegabile, dopo aver “corteggiato” per due anni Pavone e Sottanelli, ha lasciato proprio alla “Azione” di quest'ultimi due un sostanziale campo libero una volta che loro hanno scelto D'Amico ed il centro-sinistra per... amici! Abile dunque il tentativo dell'altra “Azione”, quella appunto di Zelli, di inserirsi. Tentativo propiziato da Alessandro Recchiuti, che da parte sua poteva essere benissimo (e non lo è stato per colpe non proprie) uno sfidante temibile di Mario Nugnes alle comunali di due anni fa.

La cosa allora assume sfumature sia nell'ambito delle elezioni regionali sia nel panorama della politica rosetana, dove non è lontano il rischio “Giulianova” alla rovescia, ovvero una mancanza reale di alternativa al Pavone-Sottanelli-Nugnes,

Con la candidatura di Mirco Vannucci, quindi, si cerca di increspare il gioco di Pavone e Sottanelli di pescare nel vuoto lasciato della destra a Roseto. In pratica, lo sforzo è impedire a Pavone di andare presso gli elettori di destra e dire: vota a me che in fondo sono di destra anche se in questo giro corro insieme anche ai Cinque Stelle e la sinistra radicale che ho sempre trattato malissimo, come sapete.

Pavone, infatti, continua a ragionare davvero come un ferreo uomo di destra. Pensate che ieri in consiglio comunale è arrivato a dire che le aspettative edilizie accampate sulla (ex)riserva Borsacchio nel 2005 erano perfettamente legittime e che per lui al centro di tutta la politica dev'esserci l'impresa. Come voler affermare con un colpo solo a destra che la Riserva la sistemerà lui se eletto in Regione (una consigliera del suo schieramento lo ha candidamente dichiarato) ed a sinistra che la riserva la salverà lui sempre se lo votano. E siccome il sindaco Nugnes, di fatto, politicamente sta a guardare, Pavone fa e disfa la sua... ruota come meglio vuole.

Ecco, Alessandro Recchiuti questo gioco lo ha capito ed ha risposto. Di quanta forza sarà questa risposta è tutto da vedere. Di certo, Marsilio e Fratelli d'Italia (Fratelli d'Italia non di Roseto, beninteso), nemmeno lo avevano capito. 

Come dire, la fase si fa interessante.

sabato 27 gennaio 2024

Borsacchio, il sindaco ci prova ma non sfonda


ROSETO. Poteva essere una buona idea riunire il consiglio comunale sulle “osservazioni” al piano (PAN) della già Riserva Borsacchio. Un modo simbolico per ribadire il “no” al taglio. Ma andava organizzato diversamente da come è stato. Ad esempio, solo con un intervento iniziale forte del sindaco, cui si univano tutti i capigruppo possibilmente senza protagonismi ed una simbolica votazione sulle osservazioni.

Ma in questa storia della Riserva il sindaco, Mario Nugnes – che ci sta provando – non riesce ad impossessarsi della guida politica della sua amministrazione. O meglio, non glielo lasciano fare. Così lui delega a relazionare un assessore di “Azione” fedelissimo di Sottanelli, mentre poteva benissimo riassumer lui in prima persona e, soprattutto, consente che il consiglio finisca con uno spot a mò di tribuna elettorale a favore del candidato di “Azione” alla Regione, Enio Pavone, confezionato da par suo dalla consigliera Lorena Mastrilli, cui queste cose riescono benissimo.

Ma benedetto il Signur, diceva quello: se vuoi dar peso esterno alla tua azione – con la “a” minuscola, beninteso – l'appello lo devi fare a tutti i candidati e non ad uno solo di essi che, già da sé stesso, si definisce il “migliore” (non nel significato Togliattiano) rappresentante della compagnia. Perché così indebolisci la rivendicazione, ed anche il tuo ruolo di sindaco.

Al di là delle parole (e delle firme), infatti, la Riserva Borsacchio così come la conoscevamo fino al 28 dicembre scorso, realisticamente è andata. Il blitz notturno, ad oggi, è riuscito. L'area protetta di fatto non c'è più. Del resto, nemmeno poteva rimanere appesa alle cosiddette “norme di salvaguardia” chissà quanto altro tempo, visto il lento-pede al riguardo del comune, recuperato solo a tempo scaduto.

Chi ci guadagna e chi perde in vista delle prossime regionali allora? Tutti e nessuno, direi. Ci potrebbe guadagnare senz'altro qualcosa Enio Pavone (appunto “Azione” per D'Amico), ma perché lui ha in mano le sorti dell'urbanistica municipale e da quelle parti, per il futuro, il piano regolatore conta eccome. Forse ci prende qualche voto anche la sinistra-verde-Cinque-Stelle, ma, suppongo, meno di quel che si aspetta. Il Pd nulla, visto quello che hanno combinato i suoi consiglieri regionali quella notte. La destra ufficiale nemmeno, considerato che i cinque emendatori-notturni (e Marsilio) vengono da quel lato.

Alla fine, dunque, gli spostamenti potrebbero essere minimi. Al corpaccione profondo della città della Riserva interessa sì, ma genericamente. In fondo non gliene importa più di tanto. Si campa d'altro. I problemi quotidiani della gente sono tutt'altri. E poi questo tema, passate le regionali, sparirà dall'agenda e ricadrà nel consueto tran-tran politico, che attrae giusto la mattina al bar durante il caffé e solo chi ha superato da parecchio gli anta.

Che fine farà quel territorio? Boh, bella non sarà. Ma in che termini lo diranno solo i mesi e soprattutto gli anni a venire. Facile che alle prime richieste di costruire, più o meno legate all'esistente, il Comune potrebbe acconsentire accampando che nulla può fare; che ha le mani legate; che la “legge” quella è. Codesta legge appunto, che la destra volle di notte e che l'opposizione di sinistra non voleva ma non se ne accorse. 

Chi vivrà vedrà. Al netto di ricorsi legali, che comunque non saranno brevi, visti i tempi della giustizia.

Il fardello della Memoria

Che poi questa storia della Memoria è questione delicata manco poco. 

Se si assume che essa sia Orrore Unico, Irripetibile, Assoluto, allora il celebrar serve al solo ricordo. 

Se si teme possa ripetersi, allora il celebrar bisogna vedere se basti al prevenire. 

Perché poi la storia – è storia appunto – mai uguale a sè medesima replica. Ed in quanto tale, ricordare quel che è stato non immunizza a quel che è, qui ed ora. Perché quel che è, qui ed ora, è diverso o diversamente uguale, che va lo stesso. 

Lasciando andare, in onore alla Giustizia, almen per oggi, quel celebrar per il celebrar tanto nulla costa e poi tornare a far quello che si vuole. Far la tua bella dichiarazione che nulla costa, selfiar la tua bella figura, e tornar a far i cavoli propri. 

Che è poi magna pars di quel che di'!

martedì 23 gennaio 2024

Non ci si annoia, comunque

In questo strano mondo, succedon cose che voi umani... Peschiamo a caso. Dalle recenti cronache.

Dunque capita, ad esempio, che ai solerti “legislatori” abruzzesi pare esser sfuggito un particolare. Nel varare la nuova legge urbanistica, infatti, sembra avessero dimenticato di “salvare” le aree di espansione già previste dai Sindaci. Mettendo così a rischio i relativi metri-cubi edilizi ivi sorgenti. Di questa inaudita dimenticanza, che avrebbe addirittura portato alla rivoluzionaria retrocessione agricola delle aree edificabili, si sono accorti – prima dei sindaci – i tecnici del settore. I quali si sono allarmati al punto da protestare con un loro specifico comunicato-stampa, per poi riunirsi a convegno onde scongiurare il... pericolo!

Naturalmente i “legislatori” abruzzesi pare li abbiano ben ringraziati della richiesta di correzione che – al momento in cui scriviamo – non sappiamo se hanno già fatto o si apprestano a fare. Perché noi il consumo di-suolo-zero lo amiamo, ma solo se rimane sulla carta. Al massimo potremo consentirlo dopo che avremo consumato tutto il suolo che abbiamo, ovvero quando non ce ne sarà più. Allora, forse, anche i tecnici lo troveranno praticabile.

Del resto, è davvero curiosa cosa questa che un consiglio regionale abbia a riunirsi per correggere leggi (evidentemente sbagliate) che ha appena approvato. Una volta si diceva che la legge non ammette ignoranza (di chi è costretto a subirla), ma pare consenta errori di chi invece ha il potere d'imporla agli altri.

Sempre scivolando in tema di leggi, ma in questo caso elettorali, singolare il caso di Atri. Lì bisogna ripetere la partita (elettorale). Malgrado i festeggiamenti di chi aveva vinto le elezioni per appena 11 (diconsi undici) voti in più, ma aveva immeditamente rimproverato gli avversari di non saper perdere. E nonostante le sicurezze di chi aveva esultato per il verdetto favorevole in prima istanza, giudicando subito inutili i ricorsi sull'esito del voto. Senonché un'altro giudice (di Stato) pare aver scovato una scheda di troppo. Ed ha fischiato il fallo (elettorale). Magari un po' di prudenza nelle dichiarazioni avrebbe almeno evitato certe sicumere politiche.

Ma oggi la politica, specie nei piccoli centri di provincia, questo è. A Roseto, ad esempio, è un continuo scaricabarile. Da 27 mesi, chi ha vinto (ed amministra) accusa quotidianamente chi ha perso (e non amministra) di tutte le cose che non vanno. Tanto che sembra che la città, in 160 anni di storia, abbia avuto solo due sindaci super-eroi, intervallati da un sindaco che avrebbe combinato solo disastri, mentre tutti gli altri sarebbero stati appena delle parentesi della storia. Il bello è che i due sindaci che si autodefiniscono superlativi, lo fanno ognuno su sé medesimo, per cui non si capisce se è più superlativo il primo od il secondo.

L'importante però, è che il “popolo” sappia che prima di loro c'era una specie di deserto dei tartari ed, arrivati loro, l'aere s'è profumata di... fiori e rose. L'unico dubbio, se siano rose rosse, azzurre o di tutti i colori.

Poveri noi!

domenica 21 gennaio 2024

Dall'Accolle all'Accolle

ROSETO. Domenica fredda, ma luminosa. E gli affezionati della (già?)Riserva Borsacchio son tornati all'Accolle. A dimostrar al popolo, con tanto di foto, la beltà che colà si disvela. Salvo che il popolo, che a loro dichiarar ha firmato in massa alle loro petizioni, nulla può in concreto. Anche perché, in questa faccenda, ogni attore politico – ambientalisti compresi – pare dipingere sé stesso come vittima di qualcun'altro o di qualcos'altro. Non pare finora sia stato granché produttivo, ma tant'è.

Marco Borgatti, ad esempio, si sente vittima del Comune che non gli ha affidato la gestione della Riserva. Nel frattempo, con le sue Guide, a quel Comune fornisce servizi gratuiti in materia di assistenza scolastica, sanitaria in fase pandemica, di servizio d'ordine per le feste e quant'altro, nonché chiedere ed ottenere da quel Comune patrocini gratuiti per le sue manifestazioni che ama corredare di corposi book fotografici e tanti selfie, non di rado anche in compagnia del sindaco Nugnes.

Il Comune, a sua volta, si sente vittima della Regione che ha tagliato la Riserva senza avvertirlo, salvo aver trattenuto per due anni le osservazioni a quel "PAN" che avrebbe dovuto evadere di corsa e magari adiuvare di proposte e iniziative concrete che mai ha nemmeno pensato di fare. Anzi, il Comune ha fatto di più. Si è vantato e documentato, con tanto di foto e post, di rapporti idilliaci con almeno uno dei firmatari di quell'emendamento soppressivo, indicato al “popolo”, sovente con tanto di comunicati, come grande amico della città.

Gli agricoltori si sentono vittime a loro volta della Riserva, salvo non si sappia bene chi siano gli agricoltori perché tutti parlano in loro nome ed ognuno si impanca a rappresentarli meglio di loro medesimi, dimenticando che la politica dovrebbe mediare gli interessi non sposarne uno rispetto agli altri.

Questo è, ad oggi, lo stato dell'arte. Al di là della rincorsa alle telecamere cui, si deve dire, in campagna elettorale non si sottrarrà nessuno qualora torneranno ad occuparsi del caso. Magari a fine mese, quando il consiglio regionale dovrebbe rivangare l'argomento ancora una volta, pare, a colpi di emendamenti estemporanei. Gli unici con i quali ai nostri esimi “legislatori” abruzzesi piace amministrare davvero la cosa pubblica.

sabato 20 gennaio 2024

4-4-2-1: il "non-sondaggio" del mezzo-caffettuccio (alla macchinetta)

ROSETO. Vogliamo rifare il giochetto del mezzo-caffettuccio alla macchinetta? Quale posta in palio (per quanto mi riguarda) circa il pronostico cittadino per le prossime regionali? Non ricordo come sono andati i precedenti mezzi-caffettucci (se qualcuno è bravo a smanettare sul web, magari li ritrova). Visto però l'ingorgo di sondaggi che gira ci possiamo ri-provare.

Dunque parliamo di Roseto eh! solo il comune di Roseto. Dove hanno diritto al voto, se non ricordo male, circa 23 mila elettori. Mettiamo ai seggi vadano la metà, 11 mila – 11 mila e 500 circa. Sono tanti, lo so. Per me troppi. Ma i rosetani alla fine votano. Quindi poniamo...

Allora, il “gruppo” Pavone-Azione-Pavone, secondo me, può contare su un potenziale di 4 mila voti. Così suddivisi: un migliaio lui (lui Pavone) insieme agli ex-socialisti che gli restano. Un mille e cinquecento Sottanelli (compresi gli ex-socialisti che ha già incorporato per fusione-fredda). Altri mille e 500 il gruppo-Nugnes, inteso come civici, sindaco in carica, eccetera. Se “Enio” va sotto i 4 mila, a mio avviso, si mangia le mani!

Altri 4 mila voti potenziali li dovrebbe avere il centro-destra ufficiale, anche se qui non ha candidati locali di spicco, lasciando campo libero – di fatto – ad “Azione”. Comunque uno zoccolo duro di voto di schieramento c'è, anche se sarà “pescato” dai vari Gatti, Di Bonaventura, Quaresimale, eccetera, tanto per non fare nomi. Almeno ad oggi, poi se esce qualche candidato locale, vediamo.

E siamo ad 8 mila. Restano 3 mila – 3 mila e 500 voti. Che dovrebbero andare un paio di mila al Pd, che tra l'altro a Roseto ha una buona candidatura donna e Robert Verrocchio, che è un po' “cugino” (definizione non mia, ma di fonte attendibile) di Roseto. Altri mille, mille e cinquecento potrebbero poi ritrovarsi nelle classiche posizioni a sinistra del Pd, tipo ambientalisti e Cinque Stelle.

Andrà così? Non lo so. Questo è il pronostico-scommessa (ad oggi) del mezzo-caffettuccio alla macchinetta. Corto, naturalmente. Poi vedremo.

venerdì 19 gennaio 2024

Salviamo le aree di espansione

TERAMO. È incredibile. Dopo 40 anni si fa una legge urbanistica regionale che pare voglia limitare il consumo di suolo (ed io, sia chiaro, non ci credo finché non lo vedo) e chi la critica? i professionisti tecnici del settore. Che si sono riuniti a convegno all'università di Teramo facendosi precedere da un comunicato-stampa ove in sostanza si affermava che la nuova legge rischia di far saltare le aree di espansione, alias le aree edificabili, dei Comuni. Ed è davvero curioso che a dirlo siano i tecnici prima dei sindaci, dai quali, ovvio, queste righe si aspetterebbero dichiarazioni anche peggiori.

Ma, paradosso nel paradosso, per raggiungere la sede del convegno, si attraversa proprio una di queste cosiddette aree di espansione, dove la razionalità nella disposizione degli edifci è cosa praticamente impossibile da decifrare e le strade hanno pendenze così ripide che neanche nelle rampe dei garages condominiali sarebbero agevoli. Tanto per far capire, insomma, come sono state intese queste cosiddette aree di espansione. Ecco, come si è accennato nei preliminari del convegno, il futuro deve essere diverso, ovvero – sia permesso di osservare – tale e quale al passato.

Salvo che, lasciata l'auto alle 3 del pomeriggio con il termometro che segnava 20 gradi, alle 16:30, quando sono andato a riprenderla, la temperatura era precipitata ad 11 gradi. Uno sbalzo termico di 9 gradi in circa un ora. Come dire: tutto cambia, anche il clima, ma le aree di espansione, cioè dove costruire case, vale a dire dove murare mattoni e cemento, non si toccano mai! Vogliamo scherzare!

martedì 16 gennaio 2024

Altro che terza età! gli infaticabili diversamente giovani di UNI3

ROSETO. Questo pomeriggio c'era Daniela Musini, scrittrice e attrice. Il prossimo incontro sarà con Sandro Galantini, storico. È davvero una fucina di incontri, iniziative, attività l'Università della terza età e del tempo libero “La Fenice” di Roseto. Che si avvale di un qualificatissimo “Comitato esecutivo”, presieduto dalla professoressa Patrizia di Filippo (foto), coadiuvata dalla professoressa Andreina Salvatore. Un comitato che unisce capacità organizzative invidiabili e competenze culturali indiscusse.

Così, il bel opuscolo illustrativo, la cui grafica è curata dai ragazzi del “Moretti” di Roseto, restituisce un ventaglio di appuntamenti che vanno dalle arti visive alla letteratura, dalla musica alle scienze, passando per le lezioni di inglese e di informatica. Iniziative peraltro aperte a tutti e non solo riservate ai soci. Ai quali soci vengono proposti anche viaggi e momenti gastronomici nel corso dell'anno... accademico.

Tra le novità di quest'anno, anche un originale “mercatino del riuso”, che si tiene ogni seconda domenica del mese in piazza “Olimpia”, davanti al Palasport; nonché il “Juke box letterario”, letture ad alta voce con spirito inclusivo. Insomma, ben 26 “lezioni” tenute da altrettanti “docenti” fino a giugno.

Significativa la frase stampata nell'ultima pagina dell'opuscolo che racchiude il corposo programma: “La Fenice espleta le sue attività con il solo contributo dei soci”.

domenica 14 gennaio 2024

Abruzzo Regione Verde o Abruzzo regione al... verde!?

Ma l'incontro solo io quelli che nonostante si fanno un mazzo così non ce la fanno?

Sarà un Abruzzo invisibile. Che magari capita solo a me di osservare talvolta. Eppure mi sembrano frammenti di realtà concreta. Ai quali, ho l'impressione, Marsilio e D'Amico, nel loro linguaggio da campagna elettorale, non parlano.

Non parlano, mi pare, alle due ragazze del bar sulla costiera che volge alle Marche. Seconda o terza generazione d'immgrate. Giovanissime. Una dalle lontane origini asiatiche, l'altra dell'est europeo. Italiano perfetto, con qualche accento primigeneo. Delle vicende dell'Italia post-bellica, post-ideologica, post-fascista o post-comunista nulla sanno e nulla possono e devono sapere. Ma di istagram e della difficoltà dei sentimenti quello sì. Ne bisbigliano, tra loro, nei momenti di stanca del lavoro intenso e poco retribuito. Tra loro due. Tra i loro mondi remoti un tempo opposti, ma amalgamati dalla natura stessa dei sentimenti. Dei sentimenti umani di ragazze. Altro che Nazione e Nazione... qual è la Nazione di queste due ragazze il cui “sangue” non da questo disgraziato suolo ha scaturigine? Loro non andranno a votare.

Non parlano Marsilio and D'Amico, mi pare, alla ragazza che prende un caffè al volo tra un turno da commessa ed uno da baby-sitter. Perché, “con un lavoro solo non si campa”. Ed anche con due, senza una mano per le bollette drogate dall'inflazione insieme ai costi della casa dopati dalle varie bolle immobiliari, rischi la fame. Anche con due lavori, naturalmente sottopagati. Lei non andrà a votare.

Non parlano, Marsilio and D'Amico, neanche ai “cervelli in fuga” di un Abruzzo matrigno e patrigno, storicamente clientelare e classista, ove la via dell'estero o del nord è ridivenuta la via della dignità. Dopo una brevissima parentesi della storia, tra gli ottanta ed i novanta del secolo passato, in cui pareva affrancarsi, ma solo a suon di sovvenzioni pubbliche secondo il modello di Zio Remo, alias il pluriministro Dc Remo Gaspari. Sogno, però, durato purtroppo una sola stagione. Altro che merito e merito... qual è il merito di nascere da una famiglia ricca e potersi permettere certe professioni liberali senza fasulle partite IVA? Molti di loro non torneranno per votare.

Altro che Parchi e Riserve. Altro che Abruzzo Verde, insomma. Questo è sempre ed ancora, per alcuni ma decisamente per troppi, l'Abruzzo al... verde. Ed a chi al verde non è, che invece parlano eccome Marsilio and D'Amico. Infatti quelli che hanno un interesse palpabile da difendere a votare andranno. E pure di corsa.

mercoledì 10 gennaio 2024

Ed ora è giallo sul Borsacchio

Marco Marsilio
ROSETO. Ci mancava il mezzo-giallo sul Borsacchio. Vale a dire che il governatore Marsilio, lì per lì davanti ad un microfono, sospendesse nell'aere presunte rivelazioni. E magari sarebbe bello che qualcuno glielo chiedesse anche prima l'arcano. D'accordo, siamo in campagna elettorale, per cui con queste coalizioni-larghe o campi-extra-large, ci son sempre quelli che paiono sussurrare con il labiale: io non sono alleato con il mio alleato... ma “Mi ci hanno alleato” a mia insaputa (sic!)

E poi sul Borsacchio davvero ormai se ne sentono di tutte. Il consiglio aperto di venerdì, ad esempio, al secondo punto all'ordine del giorno, reca testuale: “Richiesta convocazione consiglio...” Come dire, finito il primo punto, che poi è tutto, quello cioè cui è invitata pure Giorgia Meloni, che fanno? riaprono la discussione per riconvocare un altra volta il consiglio? Boh!

Del resto questi consigli aperti, a Roseto, si fan un po' per tutto. Ne fecero uno pure per negare l'utilità dell'ultimo tratto della Teramo-Mare. E si spera che ora l'aspirante governatore, Luciano D'Amico, venga in quell'agro con Giulio Sottanelli a sinistra ed Enio Pavone a destra, a dir che giammai, ove eletto, lui farà costruire quella strada. Sempre che, nel frattempo, abbiano almeno finito di sistemare la via di Coste Lanciano, tuttora in mezzo... ad una strada si direbbe visti i lavori che non terminano mai.

Comunque, in mezzo a tutti questi gialli, una cosa è certa: gli agricoltori colognesi rischiano comunque di diventare dei Paperon de' Paperoni. Stando almeno alle opposte propagande. I detrattori della Riserva, infatti, parlando a loro nome, promettono ricchezze fondiarie nel caso di cancellazione dell'area protetta; mentre i sostenitori del parco, sempre interpretando i loro desideri, giurano cadranno a pioggia ricche provvidenze pubbliche nel caso la Riserva diventi effettiva.

Un dubbio sovviene: ma come mai parlano tutti a nome degli agricoltori? Ne hanno ricevuto riscontrabile facoltà?

lunedì 8 gennaio 2024

Borsacchio evergreen: il 12 consiglio straordinario

ROSETO. Sarà venerdì 12 gennaio il giorno del consiglio comunale aperto sul caso-Borsacchio. Lo ha annunciato, a mezzo social tra i primi, la presidente dell'Assemblea, Gabriella Recchiuti, di “Azione”. Ribadendo la contrarietà dell'amministrazione Nugnes al proditorio taglio notturno e rivendicando al contrario la celerità nell'esame del piano naturalistico (PAN).

Ora, sulla celerità sorvoliamo. Due anni per valutare 70 osservazioni sono troppi. Ne hanno esaminate, in pratica, una ogni dieci giorni. In un paio di mesi quel lavoro poteva e doveva esser svolto. Sorvoliamo però, perché è vero che nell'immobilismo di fatto della politica rosetana sull'attuazione della Riserva, il sindaco Nugnes ha responsabilità solo degli ultimi due dei 18 anni, quindi in quota parte assai meno dei suoi predecessori, Pavone compreso.

Pavone sì, perché oggi è comodo dimenticare che fu proprio lui il primo a tagliare l'area protetta. Suscitando anche allora un vespaio di polemiche, tra cui persino l'intervento sul “Corriere” di Dacia Maraini, come le foto qui riprodotte testimoneano. Ma Pavone oggi è il candidato di punta a Roseto di “Azione” in appoggio al campo-largo abruzzese (Cinque Stelle e Verdi compresi) di Luciano D'Amico. Un'operazione politica, questa, progettata con cura da Giulio Sottanelli. Se va in porto, convertirà in “Azione” il vecchio partito socialista rosetano forte, un quindicennio or sono, di 3-4 mila voti in città. Soglia alla quale dovranno oggi tendere in appoggio a Pavone – pena la non riuscita dell'operazione stessa – tutti gli “Azionisti” rosetani, a partire dal sindaco e dal suo vice, dagli assessori tutti, dalla presidente Recchiuti e dai suoi dieci consiglieri comunali su sedici: questo infatti, il potere di fuoco di “Azione” in città.

Ma torniamo al Borsacchio. C'è da registrare in proposito anche l'ottimo successo della petizione lanciata da Marco Borgatti, con WWF, Guide ed altre associazioni ambientaliste. Gli organizzatori hanno dichiarato circa 3.500 firme. Tantissime in una città di 26 mila abitanti. Bene, ma la domanda è: ed adesso cosa se ne fanno? Intendo politicamente, chiaro.

Queste firme, in sostanza, vogliono dire che c'è sentimento favorevole all'idea della Riserva. Borgatti è stato bravo a tirarlo fuori. Ora però, gli sconsiglierei di appropriarsene mediaticamente come fosse un eroe della Resistenza-Borsacchiana. Le metta a disposizione del consiglio comunale aperto e per esso alla città tutta. La Riserva ha bisogno di spersonalizzarsi. Di apparire, oltre che essere di tutti. Non siamo ad una partita di pallone. E nessuno dovrebbe sentirsi investito del ruolo di capitano. O almeno è quello che queste righe pensano.

Se tale consapevolezza c'è, lo vedremo venerdì al consiglio. Si legge nel comunicato ufficiale che lo annuncia: L'Assise civica chiederà alla Regione Abruzzo di tornare indietro ed abrogare la riperimetrazione. Domanderà, inoltre, di dar seguito al piano naturalistico adottato nel 2021 e chiederà al capo del governo, Giorgia Meloni, invitata ad intervenire personalmente, di impugnare la norma davanti alla Corte Costituzionale.

Sembra un'ottima base di partenza. Si spera non la si mandi alle ortiche con i soliti protagonismi.

Pavone forever: ha dimostrato, nella sua trentennale carriera politica rosetana, che per lui destra o sinistra è indifferente


ROSETO. Dunque è ufficiale. Enio Pavone, già assessore socialista a Roseto nel primo decennio del secolo; già sindaco dal 2011 al 2016 a capo del centro-destra. Già fiero oppositore del centro-sinistra al Lido delle Rose dal 2016 al 2021; si candida ora nelle file di “Azione” di Carlo Calenda e, a Roseto ed in Abruzzo, di Giulio Sottanelli, per sostenere l'aspirante governatore di centro-sinistra, Luciano d'Amico.

Dunque il “tagliator scortese” della riserva Borsacchio (e già, fu lui nel 2011 ad attuare il primo taglio), si ritrova a sostenere il candidato presidente che firma appelli ambientalisti per il ripristino della Riserva.

Colui nel cui consiglio comunale, ove sedeva da sindaco, alle donne dell'opposizione si sentiva dare da un suo capogruppo del: “Andate a lavare i piatti”, si ritrova ora a lottare in coalizione con il partito di Elly Schlein, che si batte per la parità di genere ed anche per i diritti delle coppie dello stesso sesso.

Lui che è l'anima della variante urbanistica definita dei “palazzi a mare” a Roseto, dopo esser stato il sindaco che ridusse all'osso le spiagge libere sull'arenile, si presenta in campagna elettorale dallo stesso lato di coloro che contro quella variante han persino adito il Tribunale amministrativo.

Lui che in consiglio comunale si lamenta sempre che i politici prendono stipendi irrisori (e come sindaco aveva uno stipendio talmente alto che quando il primo cittadino attuale ha deciso di aumentarlo in realtà gli è diminuito!) si ritrova ora sottobraccio a quel Cinque-Stelle che contro i costi della politica è nato.

Lui che in consiglio comunale sostiene che per soddisfare le esigenze dei cittadini ci vogliono i soldi pubblici (tanto che da sindaco lasciò in eredità un bel buco di bilancio), si ritrova nel “Patto per l'Abruzzo” di D'Amico. E c'è da chiedersi che c'azzecchi tale concezione assistenzialistica della politica con la modernità del “Patto per l'Abruzzo” medesimo.

Lui che, nella sua città, vanta come un successo una “Casa della salute” voluta dalla Regione di Marsilio, che l'opposizione di centro-sinistra giudica un mezzo-scippo rispetto al promesso distretto sanitario, si candida ora con quella “Azione” che anche a livello nazionale critica la politica sanitaria della destra.

Ecco, “l'Abruzzo meriterebbe molto di più” (per evocare il motto del suo candidato governatore) di una politica così apertamente contraddittoria, che preferisce inseguire i presunti portatori di preferenze personali. Come fan tutti, del resto e per sfortuna, nostra!

venerdì 5 gennaio 2024

Riserva Borsacchio: non firmo la petizione Borgatti

ROSETO. Al netto di quelli che saranno gli sviluppi europei o nazionali (annunciate interrogazioni in tal senso) od anche regionali, a sommesso parere di queste righe, la politica rosetana avrebbe dovuto fare alcune cose che invece finora non ha compiuto.

Ma andiamo per ordine.

Primo, il Comune avrebbbe dovuto sancire, penna su carta, la volontà di imporre vincoli urbanistici di carattere prudenziale di salvaguardia per l'area. Il sindaco, Mario Nugnes, cioè, avrebbe dovuto riunire all'istante la Giunta civica e deliberare, formalmente, un indirizzo agli uffici di preparare atti di tutela urbanistica. E questo, che io sappia, non è ancora avvenuto. Per paradosso, a tale approccio sembra più vicino Francesco di Giuseppe, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, che altre forze politiche.

Secondo, sul possibile ricorso per le vie legali. Non ho ancora capito chi sarebbe la “persona giuridica” legittimata a farlo, se lo farà, con che termini ed in quali tempi. Sul punto, il Comune dice solo: vedremo.

Terzo, il Comune avrebbe dovuto esprimere formalmente una posizione politica. Si è detto lo si farà con una seduta aperta del Consiglio. Ma questa modalità ha senso solo se c'è una posizione comune a tutte le forze politiche cittadine che dunque si rivolge all'esterno. Ma qui si è cominciato a litigare persino sulla data della seduta. Probabile la stessa si risolva con la maggioranza che attacca l'opposizione e viceversa. Con una mezza dozzina di soluzioni avanzate dalla maggioranza, che poi si ridurranno ad una essendo, appunto, maggioranza, e sei posizioni diverse proposte dall'opposizione che poi rimarranno sei perché è... l'opposizione. Inoltre, ognuno dirà che la soluzione propria e meglio di quella dell'altro e non si arriverà a nulla. Tanto più che il sindaco Nugnes, che ben avrebbe potuto intestarsi questa battaglia politica, finora pare non ne abbia alcuna voglia.

Capitolo Lega. Altro argomento. Tra le firmatarie dell'emendamento “notturno” soppressivo della Riserva, compaiono anche due consigliere regionali della Lega: Simona Cardinali, di Mosciano S.Angelo e Federica Rompicapo, di Atri. Non sono per niente delle sconosciute, come una frettolosa analisi ha raccontato a Roseto. Operano nel territorio prossimo a Roseto e, nel caso di Simona Cardinali, si è anche candidata al consiglio comunale rosetano nel 2021 in appoggio al candidato sindaco William Di Marco. Loro meritano rispetto. Ma se la Lega, legittimamente, avesse voluto intestarsi una battaglia politica contro la Riserva, come sarebbe nel suo diritto, avrebbe dovuto farlo a viso aperto, proponendo una norma specifica e sottoponendola al confronto. Farlo di notte, all'improvviso, non va bene: è bruttissimo, per la politica ed anche per le due consigliere, se permettono. Quindi, se vogliono condurre una posizione contro la Riserva benissimo, ma quello che hanno fatto è, ripeto, bruttissimo.

Capitolo Borgatti (Marco). Marco Borgatti e le sue Guide del Borsacchio hanno annunciato per domani, 6 gennaio, una raccolta di firme in piazza a Roseto sotto una petizione pro-Riserva. Personalmente, come cittadino singolo e portavoce solo di mé stesso, non andrò a firmare. Per un motivo semplice. Penso che la Riserva debba essere di tutti (e di nessuno). Qualsiasi imprimatur politico su di essa o soltanto la percezione che possa darsi un qualche diritto di prelazione-politica su quell'area, a mio avviso, è controproducente per la causa della Riserva stessa. Rispetto molto il lavoro di Marco Borgatti, ma non lo condivido.

Questo è il mio pensiero. Per ora.

mercoledì 3 gennaio 2024

Ma la questione Borsacchio insegna qualcosa o no?

ROSETO. La politica rosetana, per la più parte, quando parla della riserva Borsacchio, dovrebbe tener a mente due o tre cose che invece preferisce ignorare.

Primo, dovrebbe ricordare che in 18 anni il Comune è stato commissariato due volte dalla Regione per inadempienze attuative sulla riserva. Il che è tutto dire su quanto le varie amministrazioni che si sono succedute volevano dare attuazione alla riserva stessa.

Secondo, che questa responsabilità ricade su tutte le amministrazioni degli ultimi 18 anni, di destra come di sinistra, e sull'attuale solo per due/diciottesimi, cioè assai meno, se non altro per mere ragioni temporali. E detta responsabilità, così quotizzata, ha tra l'altro agevolato il blitz notturno degli odierni consiglieri regionali, perché non fosse corso tale empasse di fatto della politica locale quel blitz sarebbe stato più difficile se non impossibile.

Terzo, che sarebbe ora si dica chiaramente – e qui il riferimento è all'opposizione attuale – se di Nugnes e di Sottanelli ci si fida o meno quando dicono che si opporranno al taglio oppure, peggio, si pensi che le loro parole non corrispondano ai loro pensieri, sempre politicamente dicendo. Beninteso, si possono avere tutti i dubbi e le perplessità sul punto. E tante sono le ragioni per dubitare. Ma allora la questione non è 15 giorni più o meno per una seduta aperta del consiglio, che peraltro è pressocché simbolica.

Al di fuori di questi termini che paiono della questione, ci sono solo i protagonismi. Che in politica sono comprensibili, ma tali rimangono. Tenendo anche conto di un'altra cosa. Questa: l'opinione pubblica, su questo caso, va da una estrema minoranza fortemente a favore della Riserva ad una minoranza ancora più estrema decisamente contraria. In mezzo c'è la stragrande maggioranza che la Riserva la vede sì bene, ma soltanto perché viviamo un tempo in cui l'ambiente è all'ordine del giorno in tutt'Europa. In altre parole è un favore che supera appena l'indifferenza reale.

Pare di ricordare, inoltre, che nel perimetro della Riserva, in insediamenti cosiddetti sparsi, vivano circa 500 persone. Non sarei così convinto che tutti siano entusiasti della Riserva stessa. Anzi, dubito molto che chi ci vive abbia un'opinione così netta come chi non ci vive. Dal che deriva che alla fine questa vicenda, elettoralmente parlando, potrebbe anche spostare assai meno in un senso o nell'altro di quanto si suppone e restare in fondo piuttosto elettoralmente neutra.

Si potrebbe allora metterla così: le forze politiche dicano chiaramente se vogliono giocare ognuna il proprio ruolo e lasciare al sindaco solo quello istituzionale – il che è legittimo beninteso – controllando però che almeno adotti le misure urbanistiche di salvaguardia di sua competenza - il che è tutt'altro che scontato - oppure vogliono partecipare ad un discorso corale ed andare così a scoprire le carte dell'amministrazione in carica. 

Altrimenti il consiglio aperto, già di per sé quasi inutile, serve poco più che a niente. O almeno questa è l'opinione di queste righe, naturalmente.

Evviva gli stipendi dei primi cittadini

C'è una categoria d'italiani che può guardare con fiducia al futuro. Sorridere anche in tempi d'inflazione alta. E se l'Italia è il paese con gli stipendi bloccati da trent'anni. Se alcuni di noi lavorano per meno di nove euro l'ora. Altri non se la passano affatto male. E tra questi ci sono i sindaci, i vicesindaci, gli assessori ed i presidenti dei consigli municipali. Cui il nuovo anno ha regalato un ulteriore aumento di stipendio.

E così, se i sindaci di Pescara e L'Aquila, ad esempio, percepiranno quest'anno 11 mila e 40 euro (lorde) al mese, anche i primi cittadini di comuni come Roseto o Giulianova, per dire, arrivano alla non disdegnevole soglia di 4 mila 140 euro mensili, sempre lordi. Che diventano 2.277 per i vicesindaco e 1.863 per assessori e presidenti d'Aula.

Come dire, non per tutti gli italiani è vita grama quanto a stipendi. Certo, si potranno sempre lamentare rispetto agli 11 mila euro/mese circa dei consiglieri regionali o i 14 mila all'incirca dei parlamentari. Ma per queste cariche c'è sempre tempo. I più amati dal popolo, tra di loro, possono sempre aspettarsi anche questi ambiti riconosimenti. Il popolo, infatti, è notevolmente riconoscente verso i sindaci in particolare, non a caso definiti la categoria politica più amata dalla gente.

Beati loro!

lunedì 1 gennaio 2024

Sul caso Borsacchio

ROSETO. La riserva Borsacchio è uno di quei casi (politici) in cui dividere con l'ascia destra e sinistra è impossibile.

Prendiamo dall'inizio. La riserva nasce da un emendamento notturno firmato dall'allora consigliere regionale di Rifondazione comunista, Angelo Orlando. Orlando è anzitutto un intellettuale. Insegna filosofia. Poi è un politico sopraffino, che conosce come pochi le tecniche legislative. Ed è anche un ex-senatore Lancianese.

La novità, se così possiamo dirla, viene subito accolta male dalle forze politiche rosetane, sia a destra sia nella sinistra allora egemone nel Lido delle Rose. Tant'è che la Riserva viene subito messa nel cassetto e li lasciata. Salvo che Del Turco, il socialista allora presidente della Regione, minaccia prima e compie dopo un commissariamento del Comune proprio per attuare la Riserva. Viene allo scopo delegata la Provincia di Teramo.

Ma la cosa finisce nel nulla. Anche perché nel frattempo il Comune, sempre con il centro-sinistra, un piano della riserva lo elabora. Solo che ci mette dentro circa 50 mila metri quadrati di cemento. Quasi si sarebbe potuto costruire più nella Riserva che fuori. Insorgono le associazioni ambientaliste. Il piano viene addirittura impugnato e cassato in via amministativa.

Arriva così il 2011. In Comune sale il sindaco Enio Pavone con la sua coalizione di centro-destra. Tra le prime cose, taglia brutalmente la Riserva nella zona costiera. In Regione a quella data c'è il presidente Chiodi. Quando il taglio di Pavone arriva in consiglio regionale il Pd si oppone, ma tiepidamente. Di fatto, l'opposizione reale la fa soltanto Maurizio Acerbo, consigliere regionale di Rifondazione Comunista. Comunque il taglio passa.

La palla torna al Comune nel 2016, con di nuovo il centro sinistra del sindaco Sabatino di Girolamo in sella. Ma le cose cambiano poco. Tanto che la Regione, guidata da Luciano D'Alfonso, tenta un nuovo commissariamento, questa volta pescando in area strettamente ambientalista. I risultati, comunque, non si distinguono molto dal caso precedente. Anzi, nella sostanza, sono completamente inefficaci. Ancora perché, di nuovo, il Comune tenta di pianificare l'area. Anche questa volta con terribili mal di pancia dentro il centro sinistra.

L'assessore all'urbanistica dell'epoca, del Pd, attacca frontalmente sulla stampa Marco Borgatti, che, con le sue Guide ambientaliste, rivendica pubblicamente ed insistentemente la gestione dell'area protetta. In consiglio comunale, quando arriva l'ennesimo piano, il Pd – tra i firmatari anche l'attuale segretaria cittadina, oggi di area Schlein – propone un emendamento che si teme possa cementificare 30 mila metri quadri di Riserva. Il capogruppo Pd di allora, parla apertamente in Aula di agricoltori colognesi come unica specie non protetta ostaggio delle norme di salvaguardia della Riserva.

E così siamo all'oggi. Al taglio notturno in Regione di questi giorni. Cosa vuol dire politicamente? Che nessuno, né la destra che ha sempre tagliato, né la sinistra che ha sempre traccheggiato, può in realtà rivendicare una qualche verginità in merito. Per paradosso, invece, questa verginità politica la potrebbe esercitare l'attuale sindaco, Mario Nugnes, che, per ragioni anagrafiche e collocazione politica, non è accusabile di quel passato. Per incidente della storia, cioè, si apre uno spiraglio per così dire a centro.

Il sindaco Nugnes, tuttavia, ha tre problemi. Il primo è che lui sta distruggendo l'urbanistica cittadina con le operazioni lungomare e, prossime, fornace e spiaggia. Il che non è un buon viatico. Il secondo che ha dentro Pavone, con tutto quel che significa circa la Riserva. Il terzo che, dal giorno appresso che è sindaco, non fa altro che litigare piuttosto che dialogare. Ne avrebbe anche un quarto di problema e si chiama il protagonismo esuberante di Marco Borgatti, ma gli ambientalisti militanti finora, storicamente, non sono mai andati oltre battaglie identitarie e in breve di testimonianza. Quindi da quel lato il sindaco non dovrebbe temere guai insormontabili.

Nonostante questi punti non lievi, dunque, una strada stretta ma nitida, il caso Borsacchio a Nugnes la regala. Se sappia, voglia e possa percorrerla non si sa (queste righe sono molto pessimiste al riguardo). La possibilità tuttavia esiste. E se lui riuscisse a trasformare un problema in una soluzione sarebbe un bene per lui e per la città. Guarda un po', infatti, questo è uno dei rarissimi frangenti in cui le due cose coincidono

Vedremo dunque. Come dicevano gli antichi, la fase (politica) potrebbe farsi interessante. Ah! per inciso: il comunicato di Giulio Sottanelli circa il caso Borsacchio, diramato l'altro giorno, è uno dei comunicati politicamente più intelligenti che io abbia letto finora.

Buon anno!

Liliana e la solidarietà (con qualche riflessione natalizia)

Liliana di Tecco ROSETO. A Roseto i poveri esistono. Nonostante il benessere medio della cittadina. E malgrado la narrazione ufficiale, che ...