Va da sé, infatti, che ricorrere agli appalti privati per la manutenzione straordinaria può avere un senso. Assai meno, invece, per la manutenzione ordinaria. Un lavoro che fai una volta ogni tanto, puoi darlo benissimo in appalto. La manutenzione ordinaria, che devi fare giorno per giorno, è diversa. In quel caso, infatti, dovresti chiedere al mercato privato la messa a disposizione di manodopera, da retribuire poi a giornate si presume. Cosa, naturalmente, che si può fare, ma a certe condizioni. E la condizione principale è che vi sia chi coordini e controlli questa manodopera più o meno a cottimo.
Mi viene in mente la storia di un geometra che conoscevo da vicino. Usava quel metodo della manodopera in economia. Però si alzava la mattina alle sette per stare in cantiere alle otto, cinque minuti prima degli operai. Anche in inverno con le “gelate” (perché gli episodi cui mi riferisco avvenivano in una zona montana). Usava la sua macchina, spaccando anche qualche gomma, visto che l'ente per cui lavorava non aveva auto di servizio. Quasi sempre, a metà mattinata, quando tornava per vedere se quello che aveva detto di fare procedeva bene, pagava con i suoi soldi qualche caffé nel bar del paese più vicino. Se qualcosa non andava, non c'era mai subito il rimprovero, ma la spiegazione e la ricerca del perché. Poi, se qualcuno proprio non voleva capire, si arrivava ai provvedimenti necessari, ma solo dopo e solo se dell'altra parte c'era mala fede.
Altri tempi,
d'accordo ed altri capi cantiere. Ma la via, se vuoi servirti (e non esserne servito) dalle
imprese esterne, è quella. Difficile pensarla oggi in un ente
pubblico. Perciò, stiamo attenti a glorificare gli appalti, può
andare anche peggio. Non sempre, se le cose vanno male, è colpa
degli operai. Dice un vecchio proverbio: se il filo era a piombo e il muro è storto, la colpa non è solo di chi mette i mattoni: è il "mastro" che non va!