ROSETO. Certe volte mi
chiedo perché. Perché la politica del sindaco, Mario Nugnes, abbia
attaccato due pilastri che costituiscono l'anima cittadina. Il primo
è il lungomare. Se passa l'aumento dell'altezza dei palazzi sarebbe
stravolto. E con esso un elemento della storia urbana. Il secondo è
lo stato sociale, su cui la vicenda del consultorio è fortemente
simbolica. Non so se questa scelta politica sia consapevole o meno.
Anche perché non è dichiarata esplicitamente: avviene nei fatti.
Qual è dunque la
ragione? È una domanda cui non ho risposte. Solo ipotesi. È una
questione ideologica? Non credo, il sindaco non si richiama ad alcuna
ideologia. È influenzata da eventuali interessi forti? E quali nel
caso? Non lo so. Deriva da velleità personali? In politica non si
possono mai escludere, ma anche qui non saprei.
Resta però il
fatto, l'oggetto: un elemento di identità storica come il lungomare
si tenta di stravolgerlo ed un paletto dello stato sociale, un tempo
fiore all'occhiello della Roseto-solidale, si sposta come fosse un
birillo sulla sabbia.
Naturalmente il
sindaco non è da solo in questa crociata. Ha senza dubbio l'appoggio
politico dell'onorevole Sottanelli, se non altro perché a Sottanelli
fanno capo sette consiglieri su dieci della maggioranza e quasi tutti
gli assessori. E, presumibilmente, ha anche il tacito consenso di
rilevanti aree economiche della città e di notevoli aree sociali, ad
esempio il mondo cattolico, dalle cui fila proviene.
Un'altra
caratteristica della sua durissima politica è che essa si realizza
attraverso la tecnica dello scontro. Tenuto sempre altissimo nei
confronti dell'opposizione e di chi non è ritenuto allineato. Ed
insieme allo scontro, la propaganda social: curatissima ed
incessante.
Queste sono le
linee di fondo, che si intravedono della cosiddetta “svolta” del
2021.
Avranno successo?
Sfonderà la loro spinta reazionaria rispetto alla vecchia Roseto
sociale ed ecumenica? È l'interrogativo dei prossimi mesi. Qualche
segnale di scricchiolio si avverte. Non tanto nella maggioranza
granitica, quanto nella società. Alcune fondate critiche arrivate ad esempio
dal giornalista ed editore Luca Maggitti circa la politica culturale oppure
sull'urbanistica, ad esempio dal comitato per la salvezza del
lungomare, sono significative. Perché rappresentano delle
sensibilità che in città esistono. Non saprei quanto estese, ma
senz'altro presenti. Fa specie invece, ma fino ad un certo punto, il
silenzio totale del mondo cattolico di fronte a questa politica muscolare ed
estremistica nella sostanza.
Certo Nugnes ha un
alleato: la sostanziale indifferenza della maggioranza silenziosa,
come si chiamava un tempo. Che non sta certo a pensare a queste cose
essendo giustamente presa dal lavoro, dalla famiglia e dalla
concretezza dalla vita quotidiana. Ma scambiare l'indifferenza per
consenso potrebbe esser per lui un errore. Perché l'indifferente è
indifferente sia ai cambiamenti irreversibili che la politica apporta
nell'immagine e nel sociale della città, ma anche al suo contrario.
Perciò mi guarderei bene dal farci affidamento.
Se dovessi scattare
una fotografia della politica del sindaco ad oggi, la descriverei
dunque nel modo più oggettivo di cui sono capace, ovvero come nelle righe appena tracciate. Con una avvertenza: penso infatti che i sindaci, tutti
i sindaci, siano nella sostanza i “proprietari” delle città. Quindi, per quanto
mi riguarda, può farne ciò che vuole. Mi potrà dispiacere come
abitante, ma è solo la mia opinione e giustamente non conta niente.
Quindi per me faccia pure: è un problema suo e, al massimo, dei suoi
elettori. Questo è.