venerdì 25 agosto 2023

La politica del sindaco va all'assalto dei caratteri identitari della città

ROSETO. Certe volte mi chiedo perché. Perché la politica del sindaco, Mario Nugnes, abbia attaccato due pilastri che costituiscono l'anima cittadina. Il primo è il lungomare. Se passa l'aumento dell'altezza dei palazzi sarebbe stravolto. E con esso un elemento della storia urbana. Il secondo è lo stato sociale, su cui la vicenda del consultorio è fortemente simbolica. Non so se questa scelta politica sia consapevole o meno. Anche perché non è dichiarata esplicitamente: avviene nei fatti.

Qual è dunque la ragione? È una domanda cui non ho risposte. Solo ipotesi. È una questione ideologica? Non credo, il sindaco non si richiama ad alcuna ideologia. È influenzata da eventuali interessi forti? E quali nel caso? Non lo so. Deriva da velleità personali? In politica non si possono mai escludere, ma anche qui non saprei.

Resta però il fatto, l'oggetto: un elemento di identità storica come il lungomare si tenta di stravolgerlo ed un paletto dello stato sociale, un tempo fiore all'occhiello della Roseto-solidale, si sposta come fosse un birillo sulla sabbia.

Naturalmente il sindaco non è da solo in questa crociata. Ha senza dubbio l'appoggio politico dell'onorevole Sottanelli, se non altro perché a Sottanelli fanno capo sette consiglieri su dieci della maggioranza e quasi tutti gli assessori. E, presumibilmente, ha anche il tacito consenso di rilevanti aree economiche della città e di notevoli aree sociali, ad esempio il mondo cattolico, dalle cui fila proviene.

Un'altra caratteristica della sua durissima politica è che essa si realizza attraverso la tecnica dello scontro. Tenuto sempre altissimo nei confronti dell'opposizione e di chi non è ritenuto allineato. Ed insieme allo scontro, la propaganda social: curatissima ed incessante.

Queste sono le linee di fondo, che si intravedono della cosiddetta “svolta” del 2021.

Avranno successo? Sfonderà la loro spinta reazionaria rispetto alla vecchia Roseto sociale ed ecumenica? È l'interrogativo dei prossimi mesi. Qualche segnale di scricchiolio si avverte. Non tanto nella maggioranza granitica, quanto nella società. Alcune fondate critiche arrivate ad esempio dal giornalista ed editore Luca Maggitti circa la politica culturale oppure sull'urbanistica, ad esempio dal comitato per la salvezza del lungomare, sono significative. Perché rappresentano delle sensibilità che in città esistono. Non saprei quanto estese, ma senz'altro presenti. Fa specie invece, ma fino ad un certo punto, il silenzio totale del mondo cattolico di fronte a questa politica muscolare ed estremistica nella sostanza.

Certo Nugnes ha un alleato: la sostanziale indifferenza della maggioranza silenziosa, come si chiamava un tempo. Che non sta certo a pensare a queste cose essendo giustamente presa dal lavoro, dalla famiglia e dalla concretezza dalla vita quotidiana. Ma scambiare l'indifferenza per consenso potrebbe esser per lui un errore. Perché l'indifferente è indifferente sia ai cambiamenti irreversibili che la politica apporta nell'immagine e nel sociale della città, ma anche al suo contrario. Perciò mi guarderei bene dal farci affidamento.

Se dovessi scattare una fotografia della politica del sindaco ad oggi, la descriverei dunque nel modo più oggettivo di cui sono capace, ovvero come nelle righe appena tracciate. Con una avvertenza: penso infatti che i sindaci, tutti i sindaci, siano nella sostanza i “proprietari” delle città. Quindi, per quanto mi riguarda, può farne ciò che vuole. Mi potrà dispiacere come abitante, ma è solo la mia opinione e giustamente non conta niente. Quindi per me faccia pure: è un problema suo e, al massimo, dei suoi elettori. Questo è.

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