CHIETI. Un ponderoso convegno internazionale tenuto all'auditorium del rettorato dell'università “D'Annunzio”, ha affrontato sotto le più complesse analisi il tema dell'olio. Di una pianta, l'olivo vale a dire, più che millenaria. Diffusa tra il 30° ed il 40° parellelo del globo, ma soprattutto nel bacino del Mediterraneo. Come ritrovamenti risalenti a 6-7 mila anni fa testimoniano copiosi. Di qui, per mano dell'emigrazione italiana e spagnola, l'olivo e poi sbarcato qualche secolo fa anche in america latina, soprattutto Argentina.
Tuttavia, con le sue 3 milioni di tonnellate, l'olio d'olivo rappresenta solo una piccola percentuale dell'olio prodotto a livello mondiale, ben più “spremuto” da soia e palma, che rappresentano 30 milioni di tonnellate almeno. Ed al primo posto in Europa non v'è certo l'Italia, che ha dimezzato la produzione negli ultimi vent'anni, ma la Spagna. Dove si coltivano anche 1.500-2.000 piante per ettaro contro le nostre 4-500 piante per ettaro.
Del resto se la Spagna punta ai grandi mercati, con produzioni d'olio comune, noi pensiamo agli oli di qualità, con costi di produzione almeno doppi di quelli spagnoli. Ma anche con cosiddetti “dop” rschiamo il solito caos italiano, ed abruzzese in particolare. Dove stiamo spezzettando i “dop” stessi per aree geografiche sempre più limitate, quasi a scala di “campanile”, per ciò stesso sconosciute ai grandi mercati dove si riesce a penetrare con enorme difficoltà. Del resto da noi il consenso, latamente politico, è molto localizzato, senza badare a ciò che si perde con questa visione a cortissimo raggio.
Ma l'olio non è soltanto una questione economica e culturale. È noto infatti che esso è anche un ottimo alimento, pieno di qualità nutrienti che fanno bene alla salute e combattono le temibili infiammazioni del nostro fisico. Come ha sottolineato, tra le altre, cose, il professor Angelo Cichelli, che si occupa di chimica e non solo per l'ateneo di Chieti-Pescara e che ha fatto un intervento a dir il vero senza tanti peli sulla lingua.
L'olivo è il primo di tutti gli alberi, recita il titolo del convegno. Ma le olive, ahimé, possono essere seconde, terze o ennesime a seconda delle politiche che incontrano nel loro storico divenire.