ROSETO. “
Per
quest'anno... non cambiare... stessa spiaggia... stesso mare...”:
suonava così una canzone di tanti, tanti anni fa. Quando c'era più
serenità ed il futuro del mondo non era così rovinoso come adesso.
Si potrebbe derivare: “Per quest'anno... stessa tassa... di
soggiorno...!”.
Eh
sì, perché gli aumenti della tassa di soggiorno voluti dal sindaco,
Mario Nugnes e dai suoi assessori e consiglieri, sono stati bloccati
dal Tribunale amministrativo (Tar). Cui si sono rivolti due
consiglieri comunali, Teresa Ginoble e Francesco di Giuseppe, insieme
ad una associazione di albergatori rappresentata da Giuseppe
Olivieri.
Cosa hanno detto i giudici? In breve, che non sembrano rispettati
pienamente i diritti dei consiglieri comunali a discutere le proposte
di modifica da loro presentate. Diritto stabilito dal regolamento del
consiglio comunale. Ma qual è, in fondo, la sostanza politica che si
può desumere? È semplice: il sindaco Nugnes e la sua maggioranza,
per scelta politica appunto, non ascoltano quella parte
dell'opposizione che fa capo a Teresa Ginoble ed, in diversa parte, a
Francesco di Giuseppe. Tutte le proposte che provengono da quel lato sono matematicamente respinte. Quasi per partito preso. Di qui
una sorta di estremismo interpretativo delle regole consiliari che,
in questo caso, è incappato nella censura della sentenza di
sospensione della tassa di soggiorno.
Naturalmente
è legittimo compiere una scelta politica del genere. Esercitare una
chiusura netta, intransigente, senza mediazioni verso questi due o
tre consiglieri comunali è cosa che il sindaco può fare,
politicamente. Ma a che pro, ci si chiede? Perché essere tanto
rigidi, duri, per niente portati a discutere? Questo è meno chiaro,
a meno che non ci siano fatti personali che ovviamente nessuno
conosce e che, altrettanto naturalmente, non dovrebbero ostacolare la
politica.
Ora,
qui c'è un punto che va oltre la tassa di soggiorno. Il Comune è di
tutti. Le tasse le pagano, o dovrebbero pagarle, tutti. Il sindaco,
nella sua funzione, ha il dovere di rappresentare tutti. Quando fa
politica rappresenta una parte, la sua parte, ma quando amministra
deve rappresentare tutti, perché la cosa pubblica è, appunto,
comune. Che cosa si vuole dire? Semplicemente che non si può ogni
giorno fare una crociata contro chi non si allinea, o scrive cose che
non piacciono o rappresenta altri elettori. Torneremo alla politica delle caverne, ammesso che nelle caverne si fosse così faziosi.
Ecco,
se la vicenda della tassa di soggiorno deve dirci qualcosa, sarebbe
quella di moderare la politica, essere più aperti, dare meno la
sensazione del “chi sono io...”. Lo faranno? Si spera di
sì, ma si teme di no. Anzi, dalle parti del Palazzo, forse,
alzeranno ancor più i toni, esacerberanno ancor più le divisioni,
tireranno dritto insomma. Per la gioia delle polemiche social, cui
sembrano tanto affezionati e per il beneficio reale di nessuno.
Purtroppo.