Scorrono le
immagini. In Tv.
Delle bombe della
guerra, che cadono su ospedali e fuggitivi. Si ammazza con ferocia in
risposta a feroci uccisioni. La logica è sempre quella: a massacro,
massacro e mezzo. Si fa strage per evitare future stragi, che
puntuali arriveranno. Va così dalla notte dei tempi. Fortunato solo
chi vive a cavallo tra una strage e l'altra; nel breve periodo di pace che la
paura concede agli uomini.
Su Milano, intanto,
cadono altre bombe, per fortuna solo d'acqua. Mandano comunque in
gondola le strade. Con alcuni abitanti della città smart; della
città ecologica; della città che vieta l'ingresso alle auto
vecchie, cioè quelle dei poveracci, che escono dalle finestre delle
abitazioni allagate in braccio ai vigili del fuoco.
Scorrono in Tv,
frattanto, le immagini di processi a genitori che hanno ammazzato i
figli, mentre conviventi violenti non smettano di far fuori le
compagne.
Altre bastonate,
meno belliche per sorte, arrivano sui desideri dei sessantenni di
andare in pensione. Il Governo ha detto di no: mancano i soldi.
Per fortuna abbiamo
lo sport e gli spettacoli. Altrimenti ai ragazzi nostri che non vanno
in guerra, ma spediamo a scuola anche il giorno della festa dei defunti, perché in difetto non farebbero in tempo a diventare tutti
scienziati, che facciamo fare? Ah già! li facciamo mascherare per
halloween, la festa delle zucche vuote.
Ma questi sono i
giorni in cui i defunti presentano le loro esigenze. I fiorari si
riempiono. I camposanto si affollano. Viene in mente un libro:
“Attraversando l'anno” (ed. Il Mulino), scritto da un bravo storico:
Duccio Balestracci.
Un libro in qualche
modo sul calendario. Meglio: sui giorni rossi, quelli della
festa, ed i giorni blu, quelli del lavoro. Diceva un grande storico,
Jacques Goff: “Tutta la vita quotidiana, affettiva, dipende dal
calendario”. Il calendario ci pone davanti alla natura: la onoriamo
con la festa, per tenercela buona, visto che non sempre è benevola. Con la festa vogliamo avvicinare ciò che ci rende felici ed
allontanare ciò che temiamo. E noi temiamo innanzitutto la morte, perciò
cerchiamo di esorcizzarla in qualche maniera.
Gli uomini, in
tutti i tempi ed in tutte le culture, si sono inventati tanti sistemi
per fronteggiare la paura del tempo e quindi della morte ed anche
quella della natura, ovvero dei pericoli. Scrive ancora Balestracci: “La natura è
sovrannaturale. Per quanto paradossale possa suonare, la natura non è
mai esclusivamente naturale, perché è sempre ricca di significato
religioso (…) è quello che si riscontra, ad esempio, nelle culture
africane per le quali la natura è manifestazione di un dio, perciò
tutto ha un'anima, persino pietre e oggetti.”
L'autunno è allora tempo di passaggio: dalla luce alle tenebre dell'inverno, che già
traguardano però all'orizzonte il ritorno della primavera. Noi celebriamo i
defunti in questo periodo, in cui un tempo muore ed un altro rinascerà
dopo l'inverno. Un tempo di attraversamento, vale a dire. Malgrado tutto, la speranza.
Nonostante le
immagini. Che scorrono in Tv.