Così, lasciando da parte l'ira dei sindaci perché non è stato consentito loro di candidarsi con la fascia tricolore indosso. E tralasciando anche i comunicati stampa dell'onorevole Giulio Sottanelli il quale, a nome della “Azione” di Carlo Calenda, rivolge appelli accorati onde si tenga in luce la sua posizione (a dir il vero puttosto ardua da capire, ma tant'è); a parte ciò si diceva, a Roseto tutto è rigorosamente sottocoperta. Si sa di alcune notissime ambizioni personali, ma gli interessati si guardano bene dal parlarne per rischio di pericolose scottature.
È facile
prevedere, tuttavia, che il refrain sarà: uno/una di noi
(inteso noi rosetani) deve salire all'Emiciclo. Per il bene della
città (ovvio, sempre per il bene della città: ci mancherebbe). Il
problema è che ognuno/ognuna si sente quell'uno/una in via
esclusiva. Di conseguenza può succedere che quello/quella si
autocandida (oppure viene autocandidato) e poi dice: ecco l'uno/una
sono io, votatemi tutti come il rosetano/rosetana di turno. Chi non mi vota è antipatriottico.
Naturalmente non funziona così. E tutti gli altri piuttosto che votarlo/votarla faranno di tutto per mettere i bastoni tra le ruote, magari candidandosi a dispetto nella stessa area geografica pur di togliere qualche preferenza.
Se quindi vogliono proprio fare questa union-sacrée per il bene della città (sempre della città, s'intende, perché il privilegio personale della carica con lauti onori, guarda caso, non viene mai menzionato); se quindi volessero diciamo, allora non ci sarebbe altro da fare che una bella cosa: le primarie non per partito o schieramento, ma per rosetanità. Dite: tutti noi vogliamo essere il/la Rosetano dell'Emiciclo, ma siccome forse solo uno/una può arrivarci, sottoponiamo a voi, popolo rosetano, tutti i nostri nomi di aspiranti: chi vincerà le primarie/sorteggio, verrà candidato. E tutti gli altri lo seguiranno, in qualunque partito o lista si presenterà.
Pensate sia impossibil? Avete azzeccato: è impossibile. Buona domenica.
Nessun commento:
Posta un commento