Come non s'ode voce della famosa commissione delle pari opportunità. Ma già, questa è troppo impegnata in questioni di alta cultura, in convegni ed eventi, per prestar attenzione a queste cosucce del diritto alla salute delle donne. Le quali donne rosetane, poi, son tutte dedite alle arti, oltre ad essere d'indole buona e remissiva, quindi cosa vuoi gli interessi di andare a Notaresco? Esse andrebbero anche a Montorio o ad Isola del Gran Sasso e persino a S.Gabriele senza per questo batter ciglio o perdere la fede incrollabile nelle magnifiche sorti e progressive della loro amministrazione di fiducia.
La voce la alza, invece, Francesco Di Giuseppe, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, il quale fa osservare che mentre le donne rosetane se ne vanno a Notaresco per gli screening della prevenzione ed i servizi che loro sarebbero di diritto, in altre cittadine della provincia, peraltro più piccole come Nereto ad esempio, altri sindaci ed altre sensibilità sociali in situazioni analoghe hanno prontamente assicurato spazi in loco.
Del resto, per un servizio essenziale che per ora se ne va, un muro invece resta. Quello di recinzione del campo Patrizi. Malgrado un bel progetto di qualche lustro fa, redatto dall'architetta rosetana Laura Marini, ne prevedesse l'abbattimento. Un progetto che l'amministrazione si è evidentemente dimenticato nel cassetto. Così ha preferito farsi vanto di concedere quel muro ad alcuni artisti onde farne lavagna per dei graffiti urbani.
Avere un muro colorato è sempre meglio di uno bianco e nero, beninteso. Ma sempre muro è. Sempre elemento di separazione, di divisione, di “dentro e fuori”, “di qua e di là”, resta. Rispetto all'apertura, anche simbolica, che avrebbe costituito l'abbattimento, un bel passo indietro. Ma nessuna sorpresa: da una politica che proprio del con noi o contro di noi, cioè del di qua o di là, del dentro o fuori, in una parola dell'essere volutamente, scientemente, programmaticamente divisiva e su ciò giocare il proprio consenso, è il minimo da potersi aspettare.
Bravissimo Ugo! Ma gli 800 metri quadri del PRUST MONTI o la scuola dismessa di Montepagano o quella di Cologna Paese non avrebbero potuto ospitare (provvisoriamente) il Servizio mantenendolo sul territorio comunale?
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