martedì 29 agosto 2023

Neo-feudalesimo o apertura? Questo il dilemma

ROSETO. L'associazione “Il Foro” ha diffuso una nota sull'ottimo risultato della quarta edizione degli incontri organizzati intorno all'originale tema del rapporto con il Giappone. Mai come quest'anno aperti al territorio, alle realtà economiche – tutte invitate agli incontri – alle energie nuove che potrebbero esprimersi anche in vista dell'Expo 2025. Molta parte di questo lavoro si deve anche alla visione politica molto aperta di Francesco di Giuseppe, che ha cercato addirittura di proporre Roseto come “Città del dialogo” verso il molto di nuovo che c'è nel mondo.

Una visione questa, nettamente in antitesi con l'estremismo personalistico nel quale invece è caduta la politica locale da qualche tempo a questa parte. Certo, tutto a sta a vedere come reagisce il territorio stesso, le forze economiche e quelle sociali. Se si accontentano in sintesi dell'assoluta mancanza di moderazione e di un apodittico rifiuto al confronto ed alla mediazione (a proposito questo estremismo personalistico sta bene a Sottanelli? Va bene al mondo ecclesiologico?) oppure vogliono davvero confrontarsi con qualcosa di innovativo rinunciando all'egocentrismo incredibile fuori dal tempo e dalla storia.

In sostanza, si può riassumere così: neo-feudalesimo oppure “svolta” vera: questo il dilemma.

sabato 26 agosto 2023

Per una sera torna la Roseto aperta e colta, a dimostrazione che l'anima della città è più forte delle grettezze e delle cattiverie



ROSETO. Un incontro davvero denso di contenuti culturali quello tenuto nel giardino della Villa comunale nell'ambito dell'interessante manifestazione "Roseto incontra il Giappone" organizzata dall'associazione "Il Foro", presieduta da Martina Figliola (foto).

E non solo per la presenza di personaggi come il viceministro degli esteri, Cirielli, o l'ambasciatore Vattani, per citarne solo due, ma per gli argomenti di strettissima attualità trattati.

Spaziando così dalle crisi belliche alla storia dell'Italia letta in parallelo a quella del Giappone, cui si intreccia molto più di quel che sembra. Ad esempio per il fattore demografico e con esso quello economico, passando per l'impatto dell'intelligenza artificiale sulla occupazione e la vita del prossimo futuro.

Per una sera (anzi, tre serate) Roseto è potuta così tornare protagonista di una visione un pò meno ombelicale della politica e della società in cui è purtroppo piombata da due anni a questa parte.

Grazie al "Foro", naturalmente, ma anche a Francesco di Giuseppe, che ha messo a frutto le sue ottime relazioni a livello nazionale a vantaggio della location di Roseto, piuttosto che utilizzare la location di Roseto per valorizzare meriti peraltro tutti da dimostrare come purtroppo pur succede ahinoi. 

A dimostrazione che le potenzialità della città esistono tutte in termini di apertura e si spera possano tornare a dispiegarsi come è stato un tempo appena questa notte dell'umanesimo che l'avvolge possa presto passare, come è giusto sia, nel dimenticatoio della storia.

venerdì 25 agosto 2023

La politica del sindaco va all'assalto dei caratteri identitari della città

ROSETO. Certe volte mi chiedo perché. Perché la politica del sindaco, Mario Nugnes, abbia attaccato due pilastri che costituiscono l'anima cittadina. Il primo è il lungomare. Se passa l'aumento dell'altezza dei palazzi sarebbe stravolto. E con esso un elemento della storia urbana. Il secondo è lo stato sociale, su cui la vicenda del consultorio è fortemente simbolica. Non so se questa scelta politica sia consapevole o meno. Anche perché non è dichiarata esplicitamente: avviene nei fatti.

Qual è dunque la ragione? È una domanda cui non ho risposte. Solo ipotesi. È una questione ideologica? Non credo, il sindaco non si richiama ad alcuna ideologia. È influenzata da eventuali interessi forti? E quali nel caso? Non lo so. Deriva da velleità personali? In politica non si possono mai escludere, ma anche qui non saprei.

Resta però il fatto, l'oggetto: un elemento di identità storica come il lungomare si tenta di stravolgerlo ed un paletto dello stato sociale, un tempo fiore all'occhiello della Roseto-solidale, si sposta come fosse un birillo sulla sabbia.

Naturalmente il sindaco non è da solo in questa crociata. Ha senza dubbio l'appoggio politico dell'onorevole Sottanelli, se non altro perché a Sottanelli fanno capo sette consiglieri su dieci della maggioranza e quasi tutti gli assessori. E, presumibilmente, ha anche il tacito consenso di rilevanti aree economiche della città e di notevoli aree sociali, ad esempio il mondo cattolico, dalle cui fila proviene.

Un'altra caratteristica della sua durissima politica è che essa si realizza attraverso la tecnica dello scontro. Tenuto sempre altissimo nei confronti dell'opposizione e di chi non è ritenuto allineato. Ed insieme allo scontro, la propaganda social: curatissima ed incessante.

Queste sono le linee di fondo, che si intravedono della cosiddetta “svolta” del 2021.

Avranno successo? Sfonderà la loro spinta reazionaria rispetto alla vecchia Roseto sociale ed ecumenica? È l'interrogativo dei prossimi mesi. Qualche segnale di scricchiolio si avverte. Non tanto nella maggioranza granitica, quanto nella società. Alcune fondate critiche arrivate ad esempio dal giornalista ed editore Luca Maggitti circa la politica culturale oppure sull'urbanistica, ad esempio dal comitato per la salvezza del lungomare, sono significative. Perché rappresentano delle sensibilità che in città esistono. Non saprei quanto estese, ma senz'altro presenti. Fa specie invece, ma fino ad un certo punto, il silenzio totale del mondo cattolico di fronte a questa politica muscolare ed estremistica nella sostanza.

Certo Nugnes ha un alleato: la sostanziale indifferenza della maggioranza silenziosa, come si chiamava un tempo. Che non sta certo a pensare a queste cose essendo giustamente presa dal lavoro, dalla famiglia e dalla concretezza dalla vita quotidiana. Ma scambiare l'indifferenza per consenso potrebbe esser per lui un errore. Perché l'indifferente è indifferente sia ai cambiamenti irreversibili che la politica apporta nell'immagine e nel sociale della città, ma anche al suo contrario. Perciò mi guarderei bene dal farci affidamento.

Se dovessi scattare una fotografia della politica del sindaco ad oggi, la descriverei dunque nel modo più oggettivo di cui sono capace, ovvero come nelle righe appena tracciate. Con una avvertenza: penso infatti che i sindaci, tutti i sindaci, siano nella sostanza i “proprietari” delle città. Quindi, per quanto mi riguarda, può farne ciò che vuole. Mi potrà dispiacere come abitante, ma è solo la mia opinione e giustamente non conta niente. Quindi per me faccia pure: è un problema suo e, al massimo, dei suoi elettori. Questo è.

giovedì 24 agosto 2023

Contrordine: il consultorio non si sposta più, quando si dice la comunicazione!

ROSETO. Il 22 agosto si trasferisce. Il 24 agosto rimane. In mezzo una serie di domande senza risposta convincente: sapeva? non sapeva? Sapevano i suoi uomini (e donne)? Sapevano i suoi assessori e quello al sociale in particolare? Da una notizia apparsa su “Cityrumors” pare che almeno lui sapesse. Lui però smentisce non quella notizia (almeno pare al momento in cui scrivo) ma quella di colui che definisce “tal....” con nome e cognome) che però io almeno non conosco.

Insomma, dov'è la verità? È vero che la Asl gli ha chiesto per tempo un locale provvisorio e lui non l'ha voluto dare? Questo lo ha detto lui stesso. Nel momento in cui ha detto di no a quella richiesta, ha offerto delle alternative? Non pare, visto che dice che faranno i sopraluoghi per trovare una sede a partire dal 25 agosto. Insomma, definire questo un esempio di comunicazione chiara sembra un tantino esagerato.

Il che porta ad alcune considerazione politiche. Provo ad elencarle.

La prima è che per il sindaco di Roseto è estremamente facile raccontare al suo pubblico-popolo tutto ed il suo contrario e convincerlo. Il che è un suo merito, chiaro.

La seconda e più importante – a mio avviso – è quella che io percepisco (ma spero di sbagliare) come la sostanziale indifferenza della maggiorparte della gente a questo spostamento che pare per fortuna scongiurato. Il che porta un'altra deduzione. Oggi, alle ragazze, delle cosiddette “conquiste” sociali delle loro mamme o meglio nonne (ed il consultorio era una di questa) non gliene importa nulla. E guardate, non è un giudizio di valore: è una constatazione, la misura dei tempi che cambiano, in meglio o in peggio non conta: cambiano, come è naturale che sia. Le ragazze di oggi sanno che per la salute si debbono spostare. Andare a Notaresco, a Giulianova, a Teramo o ben più lontano e magari pagare anche nel caso il servizio pubblico non è disponibile, è per loro del tutto naturale.

La terza considerazione è di carattere personale. Io, per fortuna, per genere e per età, non ho bisogno del consultorio, né ho figli o parenti che ne hanno. Non mi servono visite ginecologiche, screening preventivi, assistenza psicologica, eccetera. Ma sono curioso della società. E perciò la cosa mi serve per misurare un dato sociologico e antropologico. Vale a dire che ogni generazione fa le cosiddette “conquiste” (che poi spesso sono solo l'esser lì quando le cose avvengono da sole) per sé stessa. Smettetela di dire che le femministe cosiddette hanno lottato per le loro figlie o nipoti: lo hanno fatto, o si ci sono ritrovate dentro, solo per sé stesse. Tanto è vero che le loro figlie e ancor più nipoti, non gliene importa un fico secco di quelle cosiddette conquiste.

Perciò il sindaco Mario Nugnes oggi può dire e fare quello che gli pare a passarsela liscia politicamente. L'unica cosa che mi fa sperare che io mi stia sbagiando in questo giudizio è che è tornato indietro. O non è sicuro nemmeno lui del mutamento antropologico o tale cambiamento non c'è. Il che mi rincuorerebbe, naturalmente.

Poverannoi! come si dice a Roseto.

mercoledì 23 agosto 2023

Il consultorio per ora se ne va ed il muro del Patrizi resta là


ROSETO. Certo, la nostra ASL “amica” di Teramo par tenerci proprio in gran riguardo. Aveva promesso un distretto sanitario da 4 mila metri quadri e forse, quando verrà comodo, ne costruirà uno da 1.300, del quale tra l'altro non si vede ancora una pietruzza. Ora sposta anche il consultorio familiare a Notaresco. Per carità, per lavori: poi lo riporta. Intanto la nostra brillante amministrazione comunale, che costruisce ogni giorno la sua autorevolezza a colpi di like sui social e selfie con i cantanti di grido che capitano da queste parti, per un pezzo di storia rosetana chiamato consultorio, non riesce nemmeno a trovare una soluzione provvisoria. E chissà cosa ne pensa quel “Onorevole del territorio”, che doveva difenderci in tutte le sedi, ovvero il Sottanelli Giulio di “Azione” la cui voce, al di là della improponibile cancellazione della Teramo-Mare, raramente capita di sentire.

Come non s'ode voce della famosa commissione delle pari opportunità. Ma già, questa è troppo impegnata in questioni di alta cultura, in convegni ed eventi, per prestar attenzione a queste cosucce del diritto alla salute delle donne. Le quali donne rosetane, poi, son tutte dedite alle arti, oltre ad essere d'indole buona e remissiva, quindi cosa vuoi gli interessi di andare a Notaresco? Esse andrebbero anche a Montorio o ad Isola del Gran Sasso e persino a S.Gabriele senza per questo batter ciglio o perdere la fede incrollabile nelle magnifiche sorti e progressive della loro amministrazione di fiducia.

La voce la alza, invece, Francesco Di Giuseppe, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, il quale fa osservare che mentre le donne rosetane se ne vanno a Notaresco per gli screening della prevenzione ed i servizi che loro sarebbero di diritto, in altre cittadine della provincia, peraltro più piccole come Nereto ad esempio, altri sindaci ed altre sensibilità sociali in situazioni analoghe hanno prontamente assicurato spazi in loco.

Del resto, per un servizio essenziale che per ora se ne va, un muro invece resta. Quello di recinzione del campo Patrizi. Malgrado un bel progetto di qualche lustro fa, redatto dall'architetta rosetana Laura Marini, ne prevedesse l'abbattimento. Un progetto che l'amministrazione si è evidentemente dimenticato nel cassetto. Così ha preferito farsi vanto di concedere quel muro ad alcuni artisti onde farne lavagna per dei graffiti urbani.

Avere un muro colorato è sempre meglio di uno bianco e nero, beninteso. Ma sempre muro è. Sempre elemento di separazione, di divisione, di “dentro e fuori”, “di qua e di là”, resta. Rispetto all'apertura, anche simbolica, che avrebbe costituito l'abbattimento, un bel passo indietro. Ma nessuna sorpresa: da una politica che proprio del con noi o contro di noi, cioè del di qua o di là, del dentro o fuori, in una parola dell'essere volutamente, scientemente, programmaticamente divisiva e su ciò giocare il proprio consenso, è il minimo da potersi aspettare.

domenica 20 agosto 2023

Le Rosetan c'est moi: seguitemi!

ROSETO. Comincia a far capolino, nelle pagine interne dei giornali, la corsa alle candidature per le elezioni regionali, che dovrebbero tenersi all'inizio della primavera prossima. Notizie, di solito, che interessano solo gli addetti ai lavori, o la specie in via d'estinzione (per fortuna) degli appassionati del genere.

Così, lasciando da parte l'ira dei sindaci perché non è stato consentito loro di candidarsi con la fascia tricolore indosso. E tralasciando anche i comunicati stampa dell'onorevole Giulio Sottanelli il quale, a nome della “Azione” di Carlo Calenda, rivolge appelli accorati onde si tenga in luce la sua posizione (a dir il vero puttosto ardua da capire, ma tant'è); a parte ciò si diceva, a Roseto tutto è rigorosamente sottocoperta. Si sa di alcune notissime ambizioni personali, ma gli interessati si guardano bene dal parlarne per rischio di pericolose scottature.

È facile prevedere, tuttavia, che il refrain sarà: uno/una di noi (inteso noi rosetani) deve salire all'Emiciclo. Per il bene della città (ovvio, sempre per il bene della città: ci mancherebbe). Il problema è che ognuno/ognuna si sente quell'uno/una in via esclusiva. Di conseguenza può succedere che quello/quella si autocandida (oppure viene autocandidato) e poi dice: ecco l'uno/una sono io, votatemi tutti come il rosetano/rosetana di turno. Chi non mi vota è antipatriottico.

Naturalmente non funziona così. E tutti gli altri piuttosto che votarlo/votarla faranno di tutto per mettere i bastoni tra le ruote, magari candidandosi a dispetto nella stessa area geografica pur di togliere qualche preferenza.

Se quindi vogliono proprio fare questa union-sacrée per il bene della città (sempre della città, s'intende, perché il privilegio personale della carica con lauti onori, guarda caso, non viene mai menzionato); se quindi volessero diciamo, allora non ci sarebbe altro da fare che una bella cosa: le primarie non per partito o schieramento, ma per rosetanità. Dite: tutti noi vogliamo essere il/la Rosetano dell'Emiciclo, ma siccome forse solo uno/una può arrivarci, sottoponiamo a voi, popolo rosetano, tutti i nostri nomi di aspiranti: chi vincerà le primarie/sorteggio, verrà candidato. E tutti gli altri lo seguiranno, in qualunque partito o lista si presenterà.

Pensate sia impossibil? Avete azzeccato: è impossibile. Buona domenica.

venerdì 18 agosto 2023

Una mostra a Lecce presentata da Emidio di Carlo

È stata presentata dal critico d’arte aquilano, Emidio Di Carlo, la mostra a sfondo religioso “Quid est veritas”. L’esposizione si è tenuta a Lecce con notevole successo di pubblico, ed ha riguardato le opere di Giorgio Piccinno.

Sono 45 le tele proposte al pubblico, con temi che vanno dal numinoso all’ontologico al sogno. Scrive Di Carlo: “Il fulcro della mostra ruota intorno al versetto di Giovanni 18:38 ma va a toccare l’emotività di ogni essere umano, attraverso figurazioni di corpi femminili che si intrecciano o sbucano da mangrovie con tanto di camaleonti, tramite disegni che ripropongono volti malinconici, ombrosi ma armoniosi di uomini e bambini provenienti da paesi in guerra o da zone depresse, per mezzo di paesaggi straordinari pugliesi”.

“Con i suoi olii e con le sue chine – prosegue il critico d’arte - Piccinno esprime possibilità empiricamente significanti, una qualità disposizionale a produrre una reazione empatica con i fruitori, la volontà di una casa comune in cui si è “tutti fratelli perché figli di un unico Creatore” (come dice Papa Francesco nell’Enciclica sociale, “Fratelli tutti” del 2020).”

“Tale capacità, promossa e suggerita da Piccinno, di partecipare alle emozioni o di simpatizzare, di ricevere sensazioni e di reagire agli stimoli, stanno interessando la generazione 'zeta' che sui social sta rilanciando foto e articoli dell’esposizione ricca di contenuti sociali. Del resto come diceva Scopenahuer diceva “la vita e i sogni sono pagine dello stesso libro” e i nativi digitali oscillano tra questi due poli”.

martedì 15 agosto 2023

Forse sognava un'altro mare

Se dovessi serbare un'immagine di questo Ferragosto 023, tra divertimenti vari, abbuffate e notti bianche di ragazzi sulle spiagge con fiumi di birra, imbarazzerei tra le seguenti.

La signora ovvero che alle sei della mattina del 15 agosto aveva già fatto la pulizia delle scale del palazzo, al solito rassegnata perché "per fortuna che c'è il lavoro".

La ragazza del bar che alle sette del mattino, sempre del 15, sopportava con eroica pazienza i nevrotici forzati della grigliata, che avevano fretta in quanto dovevano conquistare la postazione di montagna per arrostire le bistecche.

La commessa del supermercato che, anche il 15 agosto, fronteggiava l'assalto biblico ai banchi da parte di cucinatori impazziti alle prese con la preparazione casalinga di almeno dieci portate dieci a capoccia.

Il ragazzo del mare che aspettava 20 ore di lavoro spacca schiena sotto il sole, magari per essere pagato all'ora meno del costo di una piadina farcita.

Ma più di tutte sceglierei un'altra immagine. Capitata all'ora del mezzodì sempre di ieri nei pressi d'un semaforo alle spalle di una città dell'abruzzo vacanziero.

Una ragazza cammina tutta sola. Sul rovente marciapiede deserto di periferia. Marsupietto stretto ai fianchi. Ciabatte infradito sottilissime sul bollente asfalto. Pantaloncini corti neri. Maglietta bianca, sudata. Il semaforo scatta. L'auto per un attimo si fa lenta parallela al suo passo. Si coglie lo sguardo: basso. Gli occhi: tristi.

Il colore della pelle tradisce un'altra origine.

Forse sognava un'altro mare.

venerdì 11 agosto 2023

Perché distruggiamo le strade: transizione ecologica o capitalistica?

A volte, percorrendo qualche vecchia consolare, vien da chiedere perché stiamo distruggendo le strade; storpiando i rettilinei con assurde rotonde; riducendo l'asfalto a poltiglia di buche; disseminando trappole elettroniche ovunque, che esigono una “taglia” ad ogni innocua distrazione. Eppure la ragione è semplice: non vogliono più farci muovere in auto; non ne hanno più bisogno; gli basta tenerci chiusi in casa davanti ad un computer per lavorare, comperare, “divertirci” e persino fare sesso, ovviamente virtuale. Si può uscire solo con la bici, elettrica naturalmente.

Ma perché vogliono toglierci la libertà di muoverci in auto? Perché al capitalismo avanzato, quello dei paesi più ricchi, di produrre auto, beni materiali e quindi venderli, non interessa più. Il capitalismo avanzato punta sui beni immateriali. Con le auto, con la manifattura industriale guadagna poco: c'è la concorrenza cinese. Preferisce lucrare sulla produzione dei servizi, specie web. La nuova frontiera del profitto è quella. L'auto, la manifattura industriale si lascia alla Cina, che tra l'altro le automobili le fa elettriche.

Il capitalismo avanzato non ha bisogno dell'uomo operaio-classico: lo sostiuisce con i robot, con l'intelligenza artificiale. A costi altissimi, peraltro, in termini di disoccupazione e di salario povero. In questo senso la transizione ecologica, l'ambientalismo tout-court, non è altro che l'espressione autentica di questo genere di capitalismo. Un capitalismo durissimo, perché per la prima volta nella storia prescinde totalmente dall'uomo, sostituito in gran parte da computer e robot di nuovo conio.

Ecco, capitalismo (a)umano ed ambientalismo altrettanto (a)umano sembrano viaggiare a braccetto, muovendo guerra a tutto ciò che si frappone. Ed hanno bisogno, per affermarsi, dell'eco-ansia e del divieto di spostarsi senza pagare pegno alle loro occhiute spie tecnologiche. Ambientalismo e capitalismo sono le due facce della stessa moneta, non si dà l'una senza l'altra.

mercoledì 9 agosto 2023

Quando il teatro dialettale è anche impegnato

ROSETO. Affrontano temi sociali molto impegnativi. Che riguardano la famiglia o la scuola, ad esempio. Usando il linguaggio del teatro dialettale. Sono un gruppo di amici che si divertono e voglion far divertire. Dicendo però di questioncelle mica da niente, come l'aborto o il bullismo. Stiamo parlando della compagnia rosetana formata lo scorso anno: “Teatro sotto le stelle”, vista tra l'altro all'opera lunedì 7 agosto alla festa popolare di “Città per vivere”.

Hanno una pagina social nella quale pubblicano i loro appuntamenti. La regista è la professoressa Maddalena Recchiuti. Ho intravisto qualche scena in cui il tema del rapporto sessuale, dello “Ammore”, impatta in una famiglia che è nella realtà anche dei nostri giorni. Dove c'è ancora la “gente che parla, che vocifera”. E forse proprio la realtà ad essere in qualche modo rappresentata con notevole dose di realismo, devo dire.

Un po' il senso del passaggio dalla società di una volta a quella del futuro, trattando però di un presente immanente che noi tendiamo a rappresentare anche a noi stessi per stereotipi. Ecco, forse il linguaggio teatrale, dialettale restituisce qualcosa che c'è e nel quale possiamo riconoscerci. Per accettarlo o contestarlo, ovvio, in base ognuno alle proprie convinzioni.

sabato 5 agosto 2023

Nelle città di mare la protesta sociale è impossibile

Nelle città di mare non ci sarà mai protesta sociale. Almeno finché regge il turismo. Si prenda il caso dell'aumento dei mutui o delle bollette. Basta arrotondare un po' il fitto estivo degli appartamenti per assorbirlo. E chi è, nelle città di mare, che non ha almeno un alloggio da affittare l'estate? Oppure l'aumento della benzina. Nelle città di mare non si ha tempo per andare in auto l'estate, basta la bici. E poi chi è che non è impegnato nei commerci connessi al turismo? E con il mercato, ritoccando un filino i listini, anche l'inflazione si recupera. All'auto si penserà in autunno.

Nelle città di mare, mediamente e per fortuna, non ci sono grandi problemi. Tutti pensano a lavorare. Per cui anche amministrarle è un gioco da ragazzi per la politica locale. Al limite basta organizzare un po' il dopo-cena dei turisti. Ma anche qui niente di proibitivo. Di solito sono turisti piuttosto avanti con gli anni. Per cui anche un momento di gloria rediviva di qualche ottuagenario del mondo dello spettacolo può bastare ed avanzare a sbancare il botteghino. Per la gioia degli organizzatori, ovvio, che vedono corpose unità di zeri allungarsi ad arricchire il numero intero degli incassi.

Nelle città di mare si vive ancora bene. Nonostante i sindaci, che in genere provano in tutte le maniere ad intaccarne la bellezza. Ma, per buona sorte, non sempre vi riescono.

Buona estate!

giovedì 3 agosto 2023

Presentato il premio "Montauti", esposizione itinerante nei borghi di Nerito, Fano Adriano e Pietracamela dal 7 al 27 agosto


TERAMO.
la professoressa Paola di Felice
Se i piccoli comuni delle zone di montagna si uniscono e puntano sulla storia, l'arte e la cultura, allora non dico che possono combattere l'abbandono, che è il loro principale problema, ma almeno contenerlo
. Sulla base di questa idea, tre comuni dell'alta valle del Vomano: Fano Adriano, Pietracamela e Crognaleto hanno messo insieme le forze per riformulare un premio di pittura che si svolge da 32 anni: l'estemporanea dedicata a Guido Montauti.

Non a caso hanno chiamato l'iniziativa “Anno Zero” ed hanno trovato ad accoglierla il Consorzio “Bim” che questa mattina, alla presenza del presidente Marco di Nicola, ha ospitato i sindaci dei tre Comuni per la presentazione della mostra, che troverà il suo culmine il 26 agosto a Fano Adriano, ovvero il paese che trent'anni fa, attraverso la sua Pro-Loco, una delle più antiche del teramano, diede vita appunto alla rassegna. Fano Adriano, tra l'altro, ospita anche il Premio “Zilli” la cui attività è arrivata anche nella capitale.

Guido Montauti, pittore del Novecento nativo appunto di Pietracamela, attraversò la guerra ed una esperienza francese. Quindi tornò nel paese natio dove si dedicò alla pittura rupestre, genere “figurativo”, come ha detto la professoressa Paola di Felice, curatrice dell'evento, la quale ha fatto osservare il valore non secondario della pittura di Montauti, che ha varcato anche qualche tempo fa i portoni di Palazzo Vecchio a Firenze.

Del resto il paesaggio di questi luoghi ispira l'arte. Ed è quello che si augurano gli organizzatori auspicando una larga presenza di artisti e pubblico in questi piccoli borghi della montagna teramana.