mercoledì 16 agosto 2023

Forse sognava un'altro mare

Se dovessi serbare un'immagine di questo Ferragosto 023, tra divertimenti vari, abbuffate e notti bianche di ragazzi sulle spiagge con fiumi di birra, imbarazzerei tra le seguenti.

La signora ovvero che alle sei della mattina del 15 agosto aveva già fatto la pulizia delle scale del palazzo, al solito rassegnata perché "per fortuna che c'è il lavoro".

La ragazza del bar che alle sette del mattino, sempre del 15, sopportava con eroica pazienza i nevrotici forzati della grigliata, che avevano fretta in quanto dovevano conquistare la postazione di montagna per arrostire le bistecche.

La commessa del supermercato che, anche il 15 agosto, fronteggiava l'assalto biblico ai banchi da parte di cucinatori impazziti alle prese con la preparazione casalinga di almeno dieci portate dieci a capoccia.

Il ragazzo del mare che aspettava 20 ore di lavoro spacca schiena sotto il sole, magari per essere pagato all'ora meno del costo di una piadina farcita.

Ma più di tutte sceglierei un'altra immagine. Capitata all'ora del mezzodì sempre di ieri nei pressi d'un semaforo alle spalle di una città dell'abruzzo vacanziero.

Una ragazza cammina tutta sola. Sul rovente marciapiede deserto di periferia. Marsupietto stretto ai fianchi. Ciabatte infradito sottilissime sul bollente asfalto. Pantaloncini corti neri. Maglietta bianca, sudata. Il semaforo scatta. L'auto per un attimo si fa lenta parallela al suo passo. Si coglie lo sguardo: basso. Gli occhi: tristi.

Il colore della pelle tradisce un'altra origine.

Forse sognava un'altro mare.

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