venerdì 18 ottobre 2024

Viaggio intra-rotatorio nell'Italia dell'antico detto: chi più ne fa diventa priore! E di un semaforo che ne è simbolo e farsa insieme

ROSETO. Che poi una mattina d'un venerdì dell'ottobre rosetano che fai se vedi il cielo bigio? Bhe dici, sa che è? Mo' vado a trovare il semaforo! Si, lui: il semaforo di sua maestà la genialità della scienza idraulica moderna! Della scienza che più ne fa più gli si crede. Specie in tempi di una politica subalterna che se la canta e se la suona al ritmo di: sto bene io stan bene tutti!

Ed allora m'incammino sul fare delle nove men che scocchino. Giro la chiave nella toppa della mia utilitaria ni-green, anzi gpl(azzata) ed il primo intoppo che trovo è nella full-urban... Roseto-SantaLucia: 5-6 chilometri: un quarto d'ora buono: media, 20 chilometri l'ora. Capita infatti che capofila risulti un trattore agricolo. E quando un trattore precede tutti seguono. Nessuno sorpassa. Se il trattore frena, loro frenano. Se il trattore si ferma, loro si fermano. Nell'epoca dell'intelligenza artificiale, infatti, i meta-guidatori delle digital-automobili, rispettano per mandato le regole: al massimo si mettono a chattare al seguito del trattore!

Secondo scoglio da tener presente sulla via del semaforo (eccetto le rotatorie ad occhiale davanti lo svincolo autostradale rosetano, naturalmente), sono i furgoni che escono in retromarcia dalle piazzole dei bar. Strani cyber-autisti catarifranti abbigliati, con antennine infilate nelle orecchie tipo cotton-fioc elettronici, dopo aver inghiottito un veloce caffé con la tazzina in una mano e lo smartphone nell'altra, in compagnia dei ritmi frenetici imposti loro da un mondo del lavoro che più alienante non potrebbe rendere della fatica d'oggi, ingranano la retormarcia in stile 'ndò coglio... coglio!

Ma ecco allora, che un'ora circa dopo di viaggio intra-ed-extra-rotatorio (ecco un altra cosa che ci transiterà nel futuro: una rotatoria ogni metro), in lontanza lampeggiante lui: il semaforo del traforo del Gran Sasso: più riverito della montagna stessa: simbolo – già detto – della scienza idraulica dell'oggidì, quella che metterà in sicurezza imbrifera il nostro bere e che, per ora, pare averlo piuttosto reso torbido.

La coda è ragionevole: 12 minuti di attesa circa. Scatto la foto che vedete. Nel frattempo nell'altra corsia, quella in discesa, è via libera: i Tir reduci dalla galleria si caracollano strombazzanti e sorpassanti tra di loro, nel tentativo di recuperare qualche minuto. Sullo scambio (di carreggiata) un nuvolo di uomini in divisa gialla e forze dell'ordine. Poi in coda dentro il tunnel, lievemente opaco di gas di scarico.

Bene, mi dico: son soddisfatto della visita al semaforo: esco ad Assergi. L'auto dietro di me, un SUV sportivo da 80 mila euro, già nella corsia del casello lampeggia e strombazza nervoso. Appena può m'infila a destra ed imbocca il telepass: già, il telepass evita le file al casello che non ci sono e fa risparmiare tempo! Io scelgo la pista con il casellante. Si abbassa il finestrino e dentro il casotto s'affaccia una gentile signora, molto giovane. Dice con un sorriso bellissimo: buongiorno! Pago con gli spiccioli che mi ero già preparati il disagio creatomi dai padreterni della Scienza-Idraulica, della Autostrada-tecnologica e della Politica-menefreghista. E rispondo anch'io alla casellante con un sorriso di cuore: buona giornata a lei, signora!

Al ritorno mi faccio le vecchie Capannelle. Divenuta poi la Strada-Maestra-del-Parco. Divenuta poi ancora la strada dei dieci-semafori per cantieri (alcuni storici, nel senso che lavorano così piano da star sempre lì). Le Capannelle! le conosco da bambino, dal 1969. Ci passavo anche quando non c'era il semaforo. Una strada splendida. Per me una strada dell'anima: la strada verso il mare! Il mio mare insostituibile!

Un tempo era davvero la strada-maestra. Non si bloccava mai: nemmeno con la neve (che allora cadeva davvero). Si transitava sempre. Eppure era Italia anche quella, perdinci! Era l'Italia degli anni del boom. Era l'Italia dei tecnici con le p...le! Era l'Italia della politica che sapeva riconoscere la gente. Era l'Italia che non lavorava con i semafori in testa. 

Lavorava con la testa.

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