Insomma, se questo collegamento tra il teramano e l'aquilano, tra una parte dell'Abruzzo ed il Lazio divenisse di fatto a rischio, allora il territorio teramano dovrebbe rivedere la sua missione. Vale a dire, che nella strategia territoriale avrebbe da puntare solo ed esclusivamene sulla dorsale adriatica. Come Ascoli e Macerata, ad esempio. E lasciare il collegameno con Roma unicamente a Pescara. Alla quale trasversale un tempo si allacciava anche L'Aquila attraverso il piano dei Navelli, prima che le follie rotatorie ne frenassero la percorribilità.
Ma L'Aquila e l'Abruzzo interno hanno un rapporto naturale con Roma, quindi il Gran Sasso diventa per loro relativo. Insomma, fossi nei decisori politici teramani comincerei a pensare seriamente solo all'Adriatico, ai rapporti con le vicine Marche da una parte e Pescara dall'altra. Il Gran Sasso potrebbe ridivenire la barriera naturale troppo difficile da traversare per impiantarci un qualsiasi tema di sviluppo. Come barriera insormontabile tra l'altro è stata per secoli nella storia.
Forse è il caso di cominciare ad
abbandonare quell'idea o quel sogno di trasversale trans-appenninica
sulla quale tanta parte della politica novecentesca aveva scommesso.
Noi non siamo più in grado di tenere quella scommessa. Non ne abbiamo le
risorse. E nemmeno le competenze, forse!
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