venerdì 1 marzo 2024

Intitolazione ineccepibile, data discutibile

ROSETO. Intendiamoci, dedicare a Giovanni Ragnoli la cittadella dello sport è cosa buona e giusta. Ragnoli è stato un popolarissimo sindaco socialista degli anni '70-'80 del Novecento. Anzi, è stato “il” sindaco di Roseto. Un po' come Tullio De Rubeis all'Aquila o Antonio Mancini a Pescara, per capirsi. Quindi perfetto intitolare a lui l'area sportiva, che fortemente volle. Anche se oggi, di fatto, la zona è ridotta maluccio: al palasport piove dentro, il pattinodromo è sparito sotto un pallone, la Pallavolo-Roseto è costretta a giocare le partite “in casa” ospite dei comuni vicini perché sfrattata senza valide alternative dalla palestra che utilizzava. Ma lasciamo stare: diciamo ok.

Tenere però, scientemente e programmaticamente, questa cerimonia la domenica prima di quella elettorale, con il principale candidato per “D'Amico-presidente”, Enio Pavone, che guarda caso, da quel partito socialista viene, non può non prestarsi a qualche considerazione politica, nonché di opportunità.

La manovra si può infatti leggere molto semplicemente sotto la lente dell'ipotesi politica. Questa: tentare di ricostruire l'unità socialista rosetana sotto le insegne della “Azione” di Giulio Sottanelli. Sottraendo totalmente quell'area politica a Forza Italia (alla quale Pavone fu legatissimo da sindaco di destra) e al Pd, verso cui altri spezzoni ex-socialisti guardavano. Se la tenaglia si stringe bene, il Pd viene svuotato. A prua lo aggredirebbe questo contenitore centrista: clericaleggiante in tema Nugnes-Recchiuti(Gabriella) eccetera e sfumatamente laicizzante dal versante Pavone-socialisti eccetera. A poppa ci penserebbe l'erosione da sinistra dei Cinque Stelle. Non vorrei insomma essere nei panni del, peraltro semi-addormentato, Pd rosetano.

L'operazione politica che s'intravede dietro la scelta di questa data è dunque molto raffinata. Ed innesta una competizione tutta interna al centro-sinistra, puntando decisamente all'egemonia. Se riusissero a far intervenire anche il professor D'Amico al taglio del nastro (al momento in cui scrivo non conosco il programma) sarebbe il massimo. Perché tirerebbero completamente dalla loro parte, come hanno già platealmente fatto con le torte allegramente gustate insieme, il candidato-presidente, già peraltro definito apertamente “Uno vicino a noi”.

Quindi cosa ci dice, politicamente, questa data? Può dirci che l'operazione Pavone non è per nulla un pescare voti a destra e dirottarli nel campo largo di D'Amico, ma è operazione dentro il centro-sinistra, per mutare gli equilibri di potere nel centro-sinistra stesso, rosetano e non solo. Un'operazione dunque ambiziosissima. Ed alla quale va riconosciuta molta abilità. Riuscirà? Per riuscire ha bisogno di due condizioni: che D'Amico vinca e che Pavone faccià il pieno di voti a Roseto. Ma questo solo la Gabina elettorale, come la chiamava il vecchio Senatur, potrà confermarlo o smentirlo.

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