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Pavone celebra Ragnoli
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ROSETO. Sono andato a
vedere l'inaugurazione della stele in onore di Giovanni Ragnoli.
Sindaco tra i più amati di Roseto a cavallo tra i '70 e gli '80 del
Novecento. Sono andato per curiosità. Per assaporare il clima di
questa manifestazione “non divisiva” (lo ha ripetuto fino alla
noia il bravissimo presentatore, Giorgio Pomponi). La quale, per non
essere divisiva – appunto – è stata convocata la domenica prima
di quella elettorale.
Ma vabbé, lasciamo
stare. Veniamo a qualche appunto di cronaca. Innanzitutto il clima:
stupendo, quello meteo intendo: un sole primaverile da favola (a
Roseto il clima è una meraviglia, parere personale). Poi il
pubblico. Poteva anche essere più numeroso, a mio parere. Gli
esperti noterebbero infatti, che la partecipazione di molti ragazzi
di alcune specialità sportive cittadine, implicherebbe dover
soppesare, nella valutazione numerica della piazza, le necessarie
presenze di mamme e papà che ovviamente devono accompagnare i loro
figli.
Comunque,
manifestazione non divisiva, s'è detto. E, per unire, il
sindaco, Mario Nugnes, salito sul palco come ovvio per primo, ha
trovato il modo di ringraziare due volte Enio Pavone, naturalmente
presente non in veste di principale candidato cittadino per “D'Amico
presidente”. Una volta lo ha citato per ringraziarlo del quadro dei
sindaci fatto affigere nell'aula consiliare una decina d'anni fa. La
seconda volta per la delibera d'intitolazione a Ragnoli da lui
adottata nel 2013. Non si è capito come mai Pavone non l'abbia poi
applicata quella delibera visto che è stato sindaco fino al 2016.
Però, non dividiamo, appunto.
Siamo così uniti,
poi, che lo stesso Enio appena arrivato, nel fare il giro della
piazza per stringere mani, ha dato la mano anche a me, ed io a lui
naturalmente con ampio augurio di vittoria domenica prossima. Ma,
sempre in clima d'unità, è salita sul palco anche Gabriella
Recchiuti, presidente del consiglio comunale, nonché militante ed
esponente dura ed appassionata di “Azione”. Quindi è stato
chiamato a parlare agli astanti, Giulio Sottanelli, deputato di
“Azione” che in questi giorni è talmente impegnato per “D'Amico
presidente” che bisogna chiaramente ringraziarlo per aver trovato il
tempo per il palco rosetano. Difatti Giulio, come essenza del suo
discorso, ha detto che dobbiamo essere generosi. Non ho ben
capito se noi con lui o lui con noi, ma non fa nulla.
A questo punto,
dopo che il suo nome era già risuonato più volte (sarà poi
rintoccato in citazione anche alle 12.14 ed alle 12.25), ecco
finalmente salire lui: Enio Pavone, il protagonista se vogliamo
principale della mattinata. Oddio, mi è sfuggito in che veste
parlasse: da candidato del campo-largo certamente no, l'ho già
detto. Da consigliere comunale? Boh, mica è solo lui consigliere. Da
consigliere provinciale? Questa mattina no: per una volta non era lì
in rappresentanza della Provincia.
Ed allora perché è
stato acclamato sul palco? La curiosità l'ha fugata lui stesso
appena presa la parola. Quando ha rivendicato d'esser stato un
sindaco socialista! A quel punto è venuto spontaneo girare lo
sguardo verso la piazza per vedere la faccia di qualche ex-missino che
lo votò e lo accalmò sindaco nel 2011; di qualche esponente di
Alleanza Nazionale che gli fece da assessore; di qualche
rappresentante di Forza Italia che, con l'allora presidente della
regione Chiodi, fortemente lo volle sindaco; di qualche membro dei
cattolici di destra che ne ressero la Giunta o della Lega di Salvini
ai cui appuntamenti lui non mancava mai vistosamente di far presenza.
Ho guardato, ma dei suoi vecchi sodali di destra, quando lui era di destra, non c'era
nessuno. Ed oggi si staranno chiedendo come cavolo fecero a
sostenere, votare e difendere un sindaco pensando fosse uno di loro
non accorgendosi che stavano votando, sostenendo e difendendo un...
socialista! E nella piazza non solo non c'erano i suoi vecchi amici
della destra, ma mancava anche il professor D'Amico, che il dottor
Calenda definisce un “civico” e, nell'accezione Calendiana, civico non si capisce bene se vada inteso come uno di Azione.
Si è dovuto aspettare fino alle 11.58, comunque, per sentire un profilo non politico, ma
storico di Ragnoli ad opera dell'impareggiabile Mario Giunco. Tanto
che, passate quasi un ora e mezza, Maria Pia Di Nicola, prima
assessora donna di Roseto proprio con Ragnoli, non ce l'ha fatta più
e, prim'ancora fosse il suo turno, ha quasi impugnato il microfono da
sola per dire che nelle giunte comunali di Ragnoli c'era anche il
partito comunista, di cui lei stessa è stata anche consigliera
regionale, prima rosetana anche in quel caso e non erano certo tutti
e solo socialisti. E nemmeno centristi alla Calenda, verrebbe da
aggiungere a margine.
Che dire allora?
Una sola cosa: gentili signore e signori che reggete le sorti
municipali, ma non sarebbe stato più bello, più elegante ed anche
più rispettoso della figura di Ragnoli, celebrare questa stele tra
15 giorni, passata la campagna elettorale? Forse quello sì era cercare
la condivisione con i fatti e non semplicemente con le parole.
Buona domenica!