lunedì 11 marzo 2024

Quando si parlava della Regione dell'interno

Luciano Fabiani
Questa mattina, leggendo i risultati delle regionali, mi è saltata in mente una vecchia proposta (credo di circa 35 anni or sono) di Luciano Fabiani. Fabiani era un estroso ed intelliggentissimo politico aquilano della democrazia cristiana. Che, a causa della concorrenza interna fortissima del ministro Lorenzo Natali, non ha avuto il riscontro che meritava. Ad un certo punto Fabiani propose l'istituzione di una “Regione centrale interna”, che andava dall'Umbria al Molise, prendendo tutta la provincia dell'Aquila, staccata sia dal Tirreno che dall'Adriatico.

Naturalmente non se ne fece niente. Ma quando ho visto Marsilio prevalere soprattutto nell'aquilano, ho ripensato a questa idea di Fabiani, che era nato nel 1930 ed è scomparso nel 2012. Perché in effetti, malgrado le autostrade le abbiano attenuati, ci sono differenze notevoli tra l'Abruzzo aquilano ed il resto della Regione. Se non altro per tradizione pastorizia e vicinanza geografica, l'aquilano è molto più romano-centrico del resto dell'Abruzzo. Interi paesi dell'alta valle dell'Aterno sono più romani che abruzzesi, causa una fortissima emigrazione del dopoguerra.

C'è proprio una storia, un dialetto, usi e costumi del tutto diversi dalla costa. Che è per natura più aperta, con una socialità molto più pronunciata ed una economia assai più vivace. E poi c'è il mare, che dà un respiro alla vita completamente altro. Il che si riflette anche nella politica, ovvio. Del resto, l'Abruzzo si chiamava “Abruzzi” fino al 1963, quando comprendeva anche il Molise. E sono veramente due regioni in una. Nelle giovani generazioni, per fortuna, il dato è meno avvertito, anche per una certa omologazione commerciale dei costumi. Ma al minimo rigurgido campanilistico riappare. Anche nel tifo calcistico, a volte: L'Aquila-Pescara era, negli anni '70 del Novecento, una partita a rischio.

Sarebbe un discorso lungo. Che implicherebbe anche un ragionamento sulla Grande Pescara, idea non peregrina seppur di probabile accantonamento. Perché anche la costa ha a sua volta delle differenza, tra il nord che guarda alle Marche ed il sud che si avvicina al Tavoliere delle Puglie. Ne scrisse mirabilmente il professor Raffaele Colapietra, altro storico di originale e libero pensiero. Emiliano Giancristoforo di Lanciano ha a sua volta dato qualche contributo a questa speculazione culturale.

Insomma, dal dato elettorale a quello storico il passo è breve.

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