L'Istat stima
diecimila nuovi nati in meno dopo il lockdown. Del resto la
generazione che dovrebbe far nascere bambini è quella più colpita dalla
crisi. Chi ha intorno ai 35 anni, in questo Paese, ha beccato solo
crisi. Diciamo che sui 25 anni, quando si è affacciata al
mondo del lavoro, quella generazione si è presa la mazzata sui denti
della recessione del 2008-2012. Non bastava, in alcune aree del Paese
– tra cui l'Abruzzo – si è beccata anche un paio di terremoti.
Adesso, quando forse poteva pensare ad una famiglia, è
arrivato il virus a far rimandare ogni progetto di vita e di lavoro.
Tra l'altro,
pensare di mettere al mondo dei figli in questo manicomio di mondo è
da.... matti, appunto. Specie in un Paese che fa solo ideologia. Dove
se si rompe una strada invece di aggiustarla la chiudono. Dove per
fare 30 chilometri su autostrade a zig-zag, se va bene, impieghi due
ore. Dove se la scuola non dovesse funzionare, semplicemente la
chiuderanno. Dove il lavoro da casa non è una scelta ragionata, ma
un rimedio alla buona per evitare grattacapi organizzativi. Dove la
giustizia non c'è, se non dopo anni. Dove, in sostanza,
lo Stato esiste solo nelle forme inutilmente muscolari. Dove di
conseguenza ognuno appena può, dietro i grandi principi di
solidarietà ed efficienza, cerca di scampare responsabilità
personali, amministrative se va bene, anche penali se va male.
In un Paese, al
dunque, dove la politica – tutta – è solo una corsa ad avere un
titolo di giornale al giorno; un like sui social al minuto; un
passaggio in Tv ogni sera. E questo a tutti i livelli: dal nazionale
al locale e viceversa. La politica non serve a fare cose; serve ad autopromuoversi; a conquistare e quindi conservare la poltrona. Con una sola domanda: ma quando potrà reggere un Paese così?
Grande !
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