venerdì 3 luglio 2020

Il bene venne donato nel 1954. Ora l'istituto religioso che ne è proprietario sembra lo voglia vendere. Molti cittadini si oppongono. Per cercare di salvare un simbolo della città

ROSETO. Una raccolta firme per scongiurare la vendita degli immobili del “Campo dei preti”. Allo scopo è sorto un comitato di cittadini, dal nome significativo: “Sacro Cuore”. E sì, perché quella del “Sacro cuore” è un'area simbolo della città; un tratto della sua identità storica.

Lo sa bene William Di Marco, docente di storia e operatore culturale da sempre a Roseto. William Di Marco è legato a doppio filo con la storia di quel quartiere. Ne ha parlato lui stesso in una intervista con il giornalista Lino Nazionale.

Basta vedere alcune foto “storiche” che ritraggono i giovani degli anni Sessanta, il teatro, la tribuna costruita nel 1987 con il contributo di quella associazione culturale “Cerchi Concentrici” nata nel 1985 e di cui William è presidente.

Lì, in quella area “Pia Marta”, in quel “campo dei preti”, c'è la “Roseto nuova” del dopoguerra. Ci sono le serate degli anni Settanta del Novecento; c'è il torneo di calcio degli anni '80 con migliaia di spettatori. “Questa è un area troppo importante per Roseto – dice William Di Marco. Un oratorio – aggiunge – di tipo moderno, con al centro la famiglia, la scuola, la formazione civile”. Si, perché nella vicenda di questo luogo c'è un'idea di un cattolicesimo-laico che tanto ha voluto dire un po' in tutta l'Italia del Novecento.

Difatti, tutto parte nel 1954, grazie ad un lascito di un benefattore rosetano. Così nel 1955 arriva la scuola professionale, cui seguono nei decenni successivi il Circolo Acli, l'Azione cattolica, la “Cittadella”, il teatro, il cinema, lo sport. Gli enti pubblici contribuiscono con specifici finanziamenti allo sviluppo delle attività, vale a dire alla realizzazione delle recinzioni, dei campi da gioco, delle infrastrutture di servizio e quant'altro. Quindi la comunità rosetana si è sempre fatta parte attiva, con finanziamenti concreti. Fino all'ultimo, ovvero fino alla realizzazione della nuova sala auditorium, voluta dal popolarissimo Don Antonio Ghidoni, parroco andato via di recente.

Ed ora tutto questo rischia di essere venduto. Come già successe diversi anni fa all'edificio sulla Nazionale divenuto una palazzina ad appartamenti e locali commerciali. Magari per costruire qualcos'altro accanto alla chiesa, in un area oggi a verde. Ecco, William non è d'accordo. Un pezzo importante della città – osserva – non è d'accordo. E chiede alla politica di dire la sua. Anzi, la politica non può non dire la sua, vista l'importanza, anche simbolica, della faccenda.

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