ROSETO. Una raccolta firme
per scongiurare la vendita degli immobili del “Campo dei preti”.
Allo scopo è sorto un comitato di cittadini, dal nome significativo:
“Sacro Cuore”. E sì, perché quella del “Sacro cuore” è
un'area simbolo della città; un tratto della sua identità storica.
Lo sa bene William
Di Marco, docente di storia e operatore culturale da sempre a Roseto.
William Di Marco è legato a doppio filo con la storia di quel
quartiere. Ne ha parlato lui stesso in una intervista con il
giornalista Lino Nazionale.
Basta vedere alcune
foto “storiche” che ritraggono i giovani degli anni Sessanta, il
teatro, la tribuna costruita nel 1987 con il contributo di quella
associazione culturale “Cerchi Concentrici” nata nel 1985 e di
cui William è presidente.
Lì, in quella area
“Pia Marta”, in quel “campo dei preti”, c'è la “Roseto
nuova” del dopoguerra. Ci sono le serate degli anni Settanta del
Novecento; c'è il torneo di calcio degli anni '80 con migliaia di
spettatori. “Questa è un area troppo importante per Roseto –
dice William Di Marco. Un oratorio – aggiunge – di tipo moderno,
con al centro la famiglia, la scuola, la formazione civile”. Si,
perché nella vicenda di questo luogo c'è un'idea di un
cattolicesimo-laico che tanto ha voluto dire un po' in tutta l'Italia
del Novecento.
Difatti, tutto
parte nel 1954, grazie ad un lascito di un benefattore rosetano. Così
nel 1955 arriva la scuola professionale, cui seguono nei decenni
successivi il Circolo Acli, l'Azione cattolica, la “Cittadella”,
il teatro, il cinema, lo sport. Gli enti pubblici contribuiscono con
specifici finanziamenti allo sviluppo delle attività, vale a dire
alla realizzazione delle recinzioni, dei campi da gioco, delle
infrastrutture di servizio e quant'altro. Quindi la comunità
rosetana si è sempre fatta parte attiva, con finanziamenti concreti. Fino all'ultimo, ovvero fino alla realizzazione della
nuova sala auditorium, voluta dal popolarissimo Don Antonio Ghidoni,
parroco andato via di recente.
Ed ora tutto questo
rischia di essere venduto. Come già successe diversi anni fa
all'edificio sulla Nazionale divenuto una palazzina ad appartamenti e
locali commerciali. Magari per costruire qualcos'altro accanto alla
chiesa, in un area oggi a verde. Ecco, William non è d'accordo. Un
pezzo importante della città – osserva – non è d'accordo. E
chiede alla politica di dire la sua. Anzi, la politica non può non
dire la sua, vista l'importanza, anche simbolica, della faccenda.
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