sabato 11 aprile 2020

Frammenti davanti al supermercato (ed io ho ritrovato le mutande)

“Quest'anno che stiamo agli arresti a Pasqua c'è il sole...”

“A me è arrivata la rata del mutuo. Anche se me la sospendono, devo pagare gli interessi a vuoto....”

“A mio marito ancora non gli pagano la cassa integrazione...”

“Io ho due figli a casa che mangiano anche se stanno dentro...”

“Ed allora io, con l'attività chiusa, nemmeno le 600 euro mi hanno ancora dato! E chissà pure se riapro...”

“Eppure questo Conte sembra piaccia tanto, lo adorano...!”

“Ma che! non lo può vedere nessuno! E solo la tv e i giornali che lo gonfiano. Ma quelli hanno sempre suonato il violino a tutti: Monti, Renzi, Berlusconi, e oggi lui!”

“Mio figlio lavorava fuori, non so se potrà tornare...”

“Ed il mio che aveva appena cominciato a lavorare? Sta a casa. Mò sclera! La compagna non lavora. Non so cosa farà domani! Come se la fa una famiglia?”

“Qui con i figli che non potranno più emigrare; il lavoro che non c'è; il turismo che quest'anno è finito; non si batte chiodo. Io piango la sera. Non ne posso più!”

Frammenti a metri di distanza. Sfioranti i bavagli. In fila davanti al supermercato. Per fare le provviste per due giorni. Si parla forte, oltre i bavagli. E la distanza. Sentire la gente dal vero è il contrario di quello che si legge su facebook ed in Tv, molto diverso.

È Pasqua. Ed io per fortuna ho ritrovate le mutande che avevo perduto.

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