ROSETO. Quest'anno il Galà
di pattinaggio “Sport per la Vita” (in programma alle 20.30 di
questa sera al Palasport) ha avuto un prologo pomeridiano. Un prologo
speciale. Che ha visto per teatro l'asilo nido comunale “Mariele
Ventre”.
Questa graziosa
struttura per bambini è stata infatti intitolata nel 1998 alla
celebre direttrice del Piccolo Coro dell'Antoniano di Bologna. Chi di
noi ha superato gli “anta” ricorderà benissimo “Lo zecchino
d'oro”, una trasmissione Rai che aveva per protagonisti i bambini.
La musicista che dirigeva quel Coro era Mariele Ventre: un mito nel
mito.
Ebbene, tra Roseto
e Bologna; tra Roseto e la famiglia di Mariele Ventre, c'è un antico
legame. Un rapporto fatto di visite; scambi culturali; espressioni
artistiche comuni grazie anche alle scuole rosetane. In virtù di
tanta intesa questa sera “Sport per la Vita” premierà con la
“Rosa d'argento” una storia interpretata da Matilda De Angelis e
diretta da Ambrogio Lo Giudice: “I ragazzi dello zecchino d'oro”.
Di quei ragazzi, infatti, il regista Lo Giudice fece parte nel '67-'68. Quando
in ogni canzone c'era un messaggio d'amore e solidarietà. Quando i
“44 gatti con il resto di due”, famoso titolo di un brano, non
volevano lasciare indietro il “resto di due”: non volevano
escludere nessuno. Un messaggio fortissimo e attualissimo, che aveva
un retroterra “di senso” anche nella cultura sociale della
cristianità emiliana e non solo.
Ed è proprio
partendo da quel mondo lì, da quella storia che è anche rosetana
per molti versi; dal mondo della scuola primaria, in particolare la
“Schiazza” di via Veronese, è nata l'iniziativa di far visitare
alla signora Maria Antonietta Ventre, sorella di Mariele,
accompagnata da Lidia De Biase, l'asilo di via Manzoni. Iniziativa
che ha visto partecipe ed entusiasta l'assessora comunale al sociale,
Luciana Di Barolomeo.
Naturalmente le
collaboratrici e le educatrici del nido rosetano hanno fatto un
figurone. Si sono prese complimenti a raffica dalle ospiti. Per come
mantengono questa struttura: una “bomboniera”, se si può dire.
Sono intervenute tutte fuori dall'orario di lavoro, ed hanno
preparato anche un raffinato buffet a base di dolci fatti in casa. E
lì capisci quello che significa non “il” nido, ma il
prolungamento della famiglia. Lì ti ritorna la dimensione della
piccola città, a misura d'uomo, anzi di bambino. Lì vedi quello che
va oltre il mero dovere.
Lì vedi, allora,
che non c'è separazione tra l'educatrice, la signora che si occupa
della logistica, l'insegnante della “Schiazza” (mia amica che non
vuole essere citata) e la stessa assessora comunale Di Bartolomeo. Lì
capisci che qui, qui a Roseto, non puoi trattare la “politica”
(tra virgolette) secondo i canoni generali. C'è un qualcosa di più:
c'è l'amicizia, il voler far bene, la passione se posso dire.
È per me sempre un
piacere essere messo a conoscenza di queste iniziative. Perché da lì
suppongo (con molta supponenza) di poter leggere un pezzetto di
società. Di carpirne un dettaglio curato. Di entrare in empatia con
il lato umano. Mi produce sempre tanta curiosità. E mi interroga.
Per dieci minuti dopo mi fa sentire appagato: come se avessi scoperto
un pezzetto di una realtà in cui mi pare di scorgere una positività
di fondo: forse quella positività che fa andare avanti le cose,
nonostante tutto.
Così cito davvero
volentieri l'unica maestra comunale ancora in servizio, Gabriella
Sbrolla e le educatrici Tiziana Valenti, Alessia Rubini e Altea
Quatraccioni (spero di aver ricordato bene i nomi, altrimenti mi
perdonerete), che credo lavorino con la cooperativa “I Girasoli”.
Non cito la mia cara amica, che comunque è nella foto e tutti possono
riconoscerla. Davvero complimenti a tutti. Anzi, dovrei dire a tutte, perché molto del vanto rosetano è donna. Ma qui si aprirebbe un altro capitolo della storia.
Nessun commento:
Posta un commento