sabato 1 febbraio 2020

Roseto. Bologna. Sport per la vita. E uno splendido asilo nido

 

ROSETO. Quest'anno il Galà di pattinaggio “Sport per la Vita” (in programma alle 20.30 di questa sera al Palasport) ha avuto un prologo pomeridiano. Un prologo speciale. Che ha visto per teatro l'asilo nido comunale “Mariele Ventre”.

Questa graziosa struttura per bambini è stata infatti intitolata nel 1998 alla celebre direttrice del Piccolo Coro dell'Antoniano di Bologna. Chi di noi ha superato gli “anta” ricorderà benissimo “Lo zecchino d'oro”, una trasmissione Rai che aveva per protagonisti i bambini. La musicista che dirigeva quel Coro era Mariele Ventre: un mito nel mito.

Ebbene, tra Roseto e Bologna; tra Roseto e la famiglia di Mariele Ventre, c'è un antico legame. Un rapporto fatto di visite; scambi culturali; espressioni artistiche comuni grazie anche alle scuole rosetane. In virtù di tanta intesa questa sera “Sport per la Vita” premierà con la “Rosa d'argento” una storia interpretata da Matilda De Angelis e diretta da Ambrogio Lo Giudice: “I ragazzi dello zecchino d'oro”. Di quei ragazzi, infatti, il regista Lo Giudice fece parte nel '67-'68. Quando in ogni canzone c'era un messaggio d'amore e solidarietà. Quando i “44 gatti con il resto di due”, famoso titolo di un brano, non volevano lasciare indietro il “resto di due”: non volevano escludere nessuno. Un messaggio fortissimo e attualissimo, che aveva un retroterra “di senso” anche nella cultura sociale della cristianità emiliana e non solo.

Ed è proprio partendo da quel mondo lì, da quella storia che è anche rosetana per molti versi; dal mondo della scuola primaria, in particolare la “Schiazza” di via Veronese, è nata l'iniziativa di far visitare alla signora Maria Antonietta Ventre, sorella di Mariele, accompagnata da Lidia De Biase, l'asilo di via Manzoni. Iniziativa che ha visto partecipe ed entusiasta l'assessora comunale al sociale, Luciana Di Barolomeo.

Naturalmente le collaboratrici e le educatrici del nido rosetano hanno fatto un figurone. Si sono prese complimenti a raffica dalle ospiti. Per come mantengono questa struttura: una “bomboniera”, se si può dire. Sono intervenute tutte fuori dall'orario di lavoro, ed hanno preparato anche un raffinato buffet a base di dolci fatti in casa. E lì capisci quello che significa non “il” nido, ma il prolungamento della famiglia. Lì ti ritorna la dimensione della piccola città, a misura d'uomo, anzi di bambino. Lì vedi quello che va oltre il mero dovere.

Lì vedi, allora, che non c'è separazione tra l'educatrice, la signora che si occupa della logistica, l'insegnante della “Schiazza” (mia amica che non vuole essere citata) e la stessa assessora comunale Di Bartolomeo. Lì capisci che qui, qui a Roseto, non puoi trattare la “politica” (tra virgolette) secondo i canoni generali. C'è un qualcosa di più: c'è l'amicizia, il voler far bene, la passione se posso dire.

È per me sempre un piacere essere messo a conoscenza di queste iniziative. Perché da lì suppongo (con molta supponenza) di poter leggere un pezzetto di società. Di carpirne un dettaglio curato. Di entrare in empatia con il lato umano. Mi produce sempre tanta curiosità. E mi interroga. Per dieci minuti dopo mi fa sentire appagato: come se avessi scoperto un pezzetto di una realtà in cui mi pare di scorgere una positività di fondo: forse quella positività che fa andare avanti le cose, nonostante tutto.

Così cito davvero volentieri l'unica maestra comunale ancora in servizio, Gabriella Sbrolla e le educatrici Tiziana Valenti, Alessia Rubini e Altea Quatraccioni (spero di aver ricordato bene i nomi, altrimenti mi perdonerete), che credo lavorino con la cooperativa “I Girasoli”. Non cito la mia cara amica, che comunque è nella foto e tutti possono riconoscerla. Davvero complimenti a tutti. Anzi, dovrei dire a tutte, perché molto del vanto rosetano è donna. Ma qui si aprirebbe un altro capitolo della storia.

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