Alla politica manca il focus della narrazione, direbbe una mia carissima amica che di politica se ne intende davvero, ma non ne vuole più sentire. Così, piccoli interessi di lobby vengono spacciati per generali ed imposti a tutti. Così, salta completamente il gioco democratico. Così, parte proprio il mandato rappresentativo. Perché una cosa non la fai alle due di notte di sorpresa, ma la discuti con tutti, dato che non ci sono solo gli interessi di una parte del mondo agricolo ad esempio, ma anche quelli di tanti portatori di legittime aspettative.
Quindi, sulla gravità politica del fatto non c'è dubbio. Altro discorso è l'efficacia della Riserva. In questi 18 anni non si è avuta una visione chiara della cosa. Non si è mai stabilito con nettezza il livello di compatibilità con le attività economiche. Si è tentato, magari in buona fede, di far passare dei modelli, o dei target turistici, che erano orientati troppo sulla parte militante di un mondo ambientalista tradizionale. Ed anche qui è mancata la politica, questa volta la politica locale. Nel cui vuoto assoluto si è inserita appunto una versione ambientalista che ha tentato di pre-dire e pre-praticare un tipo di gestione che era il loro e non di tutti. O meglio, che ai loro occhi poteva apparire andar bene a tutti, ma che a tutti non sarebbe mai andato bene. E questo limite, politico proprio, gli ambientalisti militanti non lo riconosceranno mai, ma purtroppo era ed è evidente ad un'analisi spassionata.
In questo coacervo si inserisce ora il che fare. La via più praticabile, se giuridicamente fattibile, pare quella dei ricorsi. Che è un'altra debacle per la politica intera, perché ancora una volta sarà vissuta come una sconfitta da un lato ed una vittoria dall'altro. Senza capire che, finora, tutti sono usciti sconfitti, sia gli apparenti odierni vincitori sia gli apparenti trascorsi propugnatori di modelli.
Si ci dovrebbe riflettere, quando si deporranno le sciabole della polemica per la polemica.
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