Scrive Di Carlo: “Artefice dell'evento, il sindaco del paese, Luigina Antonacci, che per l'occasione ha radunato i rappresentanti del Distretto Terre della Baronia, l’agglomerato dei paesi insediati nella parte del Gran Sasso meridionale, dal tempo antico e, in particolare, dal basso Medioevo.
A quanti convenuti (al di là della locale popolazione dei residenti e non), il Sindaco ha offerto una speciale memoria d’arte-architettonica: “I vicoli dipinti da Ugo Di Pasquantonio”.
Per chi non conosce la memoria delle “Terre”, merita precisare che i paesi che con Carapelle Calvisio concorsero a formare il Distretto della Baronia furono: Barisciano, Calascio, Carapelle Calvio, Castelvecchio Calvisio, Castel del Monte, Santo Stefano di Sessanio. La storia vuole che Castelvecchio Calvisio fosse l’antica vendita da parte di Costanza, figlia unica di Innico Piccolomini (Conte di Celano), a Francesco Medici (Conte di Toscana). Nel 1743, il borgo entrò a far parte del Regno delle Due Sicilie.
La mostra è stata presentata con un lungo excursus storico-critico su Ugo Di Pasquantonio, originario di Castelvecchio Calvisio. Al termine della scuola primaria, l’artista era emigrato in Francia, poi nel Canton Ticino, a Chambery. La sua pittura, già manifestata in epoca giovanile, è maturata nei nuovi Paesi in cui è vissuto, dove ha potuto assimilare le opere di Auguste Renoir (1841.1919) e Ferdinand Hodler (1853-1918). Ne è scaturita una fruttuosa conoscenza del movimento impressionista. Poi il ritorno in Italia, a Pratovecchio (Arezzo), dove non è certo mancata l’attenzione alle prospettive ariose di Telemaco Signorini (1835-1901); poté cogliere anche la poesia e il silenzio nelle opere di Silvestro Lega (1826-1895).
In tutte le occasioni è potuto riemergere la memoria del paese delle origini. Così, uno dopo l’altro sono riemersi i vicoli della sua Castelvecchio Calvisio, gli edifici continui, le case-mura di difesa allineate, con due tre gradini sulle porte, piccole finestre affacciate sulle scalinate. Il disegno schematico, la prospettiva e il “silenzio” animavano il paese nell’epoca medievale. Tutto è tornato visivamente a raccontare la storia di un popolo la cui vitalità antica è racchiusa nel suo antico ‘ovale’ abitato.
Ernesto De Martino (filosofo e etnologo italiano. 1908-1965) sosteneva che “solo chi ha un villaggio nella memoria può avere un’esperienza cosmopolita”. L’affermazione è in linea nella rappresentazione del borgo antico da parte di Ugo Di Pasquantonio la cui presenza umana è venuta meno nel 2020, ma non certo la sua memoria per l’abitato di Castelvecchio Calvisio, che si dilegua al di qua e al di là della storica “Via Catilina” che collega i lati Est e Sud. Sulla strada interna si aprono piccole piazze, porte e scalinate che portano lo sguardo verso l’alto; o su cui convergono gli altri immaginari “vicoli” presenti e disegnati anche nei lati Nord e Ovest.
Si ricordava un del dipinto di Ugo Di Pasquantonio in cui una giovane fanciulla scendeva baldanzosa e allegra da Rocca Calascio verso Castelvecchio Calvisio. Nella “Giornata dei Borghi” Il Sindaco si è affrettata a mostrarla ai presenti. Quale migliore immagine in vista delle Feste di fine anno?
Emidio Di Carlo
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