Si tratta della prima edizione dopo la pandemia. Tre giorni di riflessione e spettacolo dal 28 al 30 luglio. Su cui si fa molto affidamento in termini di partecipazione. Anche perché c'è questo richiamo forte del Santo presso una consistente fetta del mondo giovanile. I quali giovani verranno invitati non solo alla scomodità della tenda, ma anche ad affrancarsi dalla schiavitù dei telefonini.
E qui scatta un altro particolare di quello che è il rapporto tra la Chiesa ed il mondo giovanile. Un rapporto fertilissimo specie in Abruzzo, alla cui base v'è l'evocazione un po' del sogno e dell'anti-conformismo in qualche modo critico del presente, fortemente moderato però dalla classica cultura cattolica. Chiaro in filigrana il tentavo di incalanare questi fermenti giovanili – qualora ve ne fossero – lungo crinali diversamente-istituzionali. Una miscela intelligentissima, da parte della cultura cattolica, che fa si, tra l'altro, che noi (e per fortuna) non avremo mai fenomeni come quello francese di questi giorni. E che produce, di converso, una leva di giovani politici che si faranno (e si son fatta) strada nelle istituzioni elettive. Tutti con questa forte impronta cattolica sul cui frutto, nel concreto della politica da loro messa in atto storicamente, ci sarebbe però molto da discutere.
Ciò non di meno la cosa ha un senso ben preciso, come si è detto, sia in termini culturali che latamente politici. Incontrando però, a sommesso parere di queste righe, un limite: essa vale soltanto per la fascia giovanile che ha già una inclinazione all'impegno sociale e quindi, in seconda battuta, politico. Non è un fenomeno che può interpretare il mondo giovanile nella sua complessità. Mondo giovanile peraltro che in parte, anche nella manifestazione stessa, può essere attratto più dai momenti di festa e di “avventura”, tra mille virgolette, che dal messaggio propriamente spirituale ed ancor più programmaticamente civile che v'è sotteso.
Ma questo, chiaramente, è altro discorso.
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