ROSETO. Che i consigli di quartiere cosiddetti fossero poco più che un divertissement politico era chiaro fin dall'inizio. Basti pensare che in un paio di essi siedono anche le mamme di due assessori in carica. Una è addirittura vice-presidente. Il che caricherebbe un'eventuale confronto “istituzionale” (!) del rischio di essere scambiato per uno sketch involontario davanti al caminetto nel salotto di casa, piuttosto che una discussione politica o amministrativa. Insomma, dei simpatici club-politici di amici e parenti che in teoria dovrebbero essere degli organismi consultivi in realtà nemmeno tanto... consultati.
Almeno questo è quel che pensa l'associazione “Si Amo”. Che questa mattina si è trovata al “Lido Celommi”, sul lungomare centrale di Roseto, per comunicare alla stampa la decisione di lasciare i consigli di quartiere. Nei quali, malgrado il barocco sistema di nomina, grazie alla fiducia acquisita tra gli abitanti dei luoghi, era riuscita ad eleggere una decina di suoi rappresentanti (Vanessa Quaranta, Andrea di Stanislao, Paolo di Giacinto, Alessia delli Compagni, Filomena di Gianvittorio, Barbara Caporaletti, Pietrina Cipriani, Fabio Smaldino, Vanessa Pigliacelli, Giovanna Palazzese).
Del resto, ha detto proprio la presidente dell'associazione, Vanessa Quaranta, cosa stavamo a fare se tutte le nostre proposte, anche le più semplici, restavano inascoltate; se con noi neanche volevano parlare perché ci considerano avversari; se non ci facevano nemmeno sapere le cose e non ci invitavano neanche ai sopraluoghi per problemi tra l'altro segnalati da noi. Così – ha aggiunto – per non tradire la fiducia dei nostri concittadini, abbiamo deciso che non era più utile rimanere, dato anche il clima che si è venuto a creare.
Cittadini che, se vorranno, troveranno però sempre “SiAmo” disponibile all'ascolto. Anzi, adesso ancora di più e con più libertà, visto che "non siamo più vincolati" da quella deriva che volutamente, politicamente, è stata impressa ad organismi che dovevano essere di partecipazione. Partecipazione invece di fatto ristretta soltanto alle espressioni più vicine all'amministrazione in carica e più aderenti al suo modo di agire sul territorio.
“Si.Amo”, insomma c'è. E vuol esserci ancor di più. Perché di dibattito a Roseto c'è bisogno. Perché d'opinioni diverse v'è necessità. Perché non può essere che l'amministrazione in carica abbia questo predominio, specialmente social, dell'informazione. Informazione gioco forza deliberatamente di parte.
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