Eppure, qualche eccezione c'è. Questa sera a Montepagano, nella piazzetta dell'Olmo, si terrà una serata di poesia e musica. L'ha organizzata “Città per Vivere”, l'associazione che con tanta forza Giovanna Forti, insieme ad Annalisa e Mara Rapagnà, porta avanti in ricordo di Pio Rapagnà, suo marito, scomparso tre anni or sono. Forse farò solo una scappata questa sera o forse nemmeno quella. E di questo, come di queste righe, mi scuso con Giovanna.
Perché? Perché Pio Rapagnà e Giovanna Forti mi sono stati molto vicini in certi momenti della vita. E questo conta, per me. Non conta il “politico” Pio (non a caso penso che questa sera molti candidati o aspiranti tali faranno capolino alla caccia di una eredità elettorale che non c'è e non può esserci). Il politico Pio è stato, infatti, un politico appunto dei vent'anni che a spanne vanno dal 1975 al 1995. Laddove ha anticipato e derivato alla scala locale alcune “battaglie” innovative che Marco Pannella portava avanti a livello nazionale.
Ma non è questo, o almeno non solo, che vedo (certo posso sbagliare) nelle iniziative di Giovanna Forti. Scorgo invece – ed è quel che vale – il lato umano: il sentimento: un'amore struggente che la legava a Pio. E questo, secondo me, è senza tempo. O meglio: questo è il senza-tempo di Giovanna. Ed è questa originale contaminazione tra pubblico e privato che rende la rievocazione degna di essere menzionata. Se volete è solo questo il versante latamente politico, ma in senso del tutto atipico, come in parte atipica è stata l'azione di Pio Rapagnà.
Osservo Giovanna, minuta, esile e vedo una donna forte al singolare come Forti al plurale è il suo cognome. Credo che il ricordo sia per lei l'unica ragione vera della vita. C'è una sofferenza, come se Montepagano fosse un particolarissimo golgota di una, anzi due, oppure tre esistenze. Ne ho profondo rispetto. Credo di intuire quella sofferenza, forse per antiche frequentazioni con la sofferenza. Per questo, cara Giovanna, forse non vengo o forse faccio appena una scappata. Mi sembra il massimo di un sentire che sento.
Certe
volte, penso sarebbe meglio tutto lasciare all'oblio. Penso che la
storia non conta. Penso qualcosa di profondamente anti-storico,
anti-contemporaneo, anti-tutto. Vivere il presente, parandosi
soltanto il posteriore dai colpi più duri: è la mia personalissima
filosofia dell'oggi. Una tecnica di sopravvivenza, se vuoi.
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