mercoledì 11 novembre 2020

Zone interne de-vitalizzate

In principio fu il sisma. Poi venne la grande nevicata. Infine arrivò il virus. Si dice che quando saremo tutti connessi; quando vivremo solo dietro uno schermo; quando saremo diventati quasi dei robot che non dialogano “in presenza”, non escono, non incontrano nessuno, non vanno più a cinema, allo stadio o in piazza; quando questo mondo ideale e meraviglioso, così splendidamente asociale, sarà realtà insomma, le zone interne, marginali, desolate, risorgeranno come Alice nel paese delle meraviglie.

Eppure in attesa di tale palingenesi, le aree interne dell'Abruzzo, per ora, stentano a veder le stelle. Tanto è vero che una banca, la ex-Tercas, ha annunciato che va via con una trentina di filiali. D'accordo, nel mondo asociale non si faranno più le operazioni allo sportello, ma ancora una volta ciò penalizzerà gli anziani, che guarda caso sono gli abitanti maggioritari dei piccoli paesi. Ed ancora una volta, questo mondo connesso, penalizzerà le donne che lavorano fuori casa, che guarda sempre il caso sono la maggior parte delle impiegate dei servizi.

Allora, se i servizi se ne vanno; se soprattutto le donne che vi lavorano perdono l'occupazione; se il turismo sarà impossibilitato dal divieto di uscire di casa; se le piccole attività commerciali sono costrette a chiudere; come cavolo faranno questi piccoli borghi a risorgere? Solo con qualche ex-metropolitano ricco che, in ipotesi, vi si trasferisce per tele-lavorare da una villa con giardino?

Vedremo, dunque, se ciò sia un'altra fola tipo i parchi o lo sviluppo-sostenibile. E soprattutto se ciò sarà possibile avendo una politica che, da una parte rinfaccia all'altra di non aver fatto quello che l'altra rimpalla alla prima e così via dicendo.

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