venerdì 9 agosto 2024

Neppure la tregua olimpica ferma i gladiatori rosetani

ROSETO. E giunto che fu quasi allo scader in Parigi l'orologio olimpico, che mai toccò con la punta della pace la politica rosetana, nella specialità... speciale! del tiro al piccione finì anche il mite ex-sindaco del Pd, Sabatino di Girolamo. Altri prima di lui assaggiarono le frecce acuminate della guerra di parole da tre anni condotta senza tregua dal local partito moderato (!) di "Azione" contro le diverse e separate opposizioni.

Nel particolare il Sabatino fu accusato, nel breve volgere di qualche luna, di non aver risolto il parcheggio nei pressi del campo dei preti, che in verità in 10 lustri mai conobbe cartello sbarrante tanto ruvido quanto l'odierno e non aver assunto, anni or sono, qualche agente della polizia municipale. La novità fu che a convalidar tal tesi politica non si sottrasse neanche un primario funzionario dell'Ente, con responsabilità di comando, il quale al giornale principale della città ebbe a dichiarare tra le altre cose: "La colpa non è di questa amministrazione, ma di quelle precedenti..."

Ora, per dirla con olimpica pacatezza, se responsabilità politica ha il buon Sabatino essa è altra. Ovvero è quella di aver grandemente favorito, con il suo immobilismo quando gli toccarono le chiavi della città come si dice, proprio la vittoria elettorale del suo successore nonché attuale sindaco, Mario Nugnes. Di aver rotto con la sua maggioranza di allora senza avere il coraggio delle dimissioni. E la sua maggioranza di allora di aver rotto con lui senza avere il coraggio di farlo cadere. Lui dice non potè per concomitante causa di pandemia, peraltro mondiale. Ma l'immobilismo e le frizioni interne cominciarono ben prima di quel febbraio 2020 e comunque a Roma, in piena pandemia, un certo Renzi mandò gambe all'aria un governo nazionale, quindi ostacolo non v'era acchè ne cadesse uno rosetano.

Ma se queste è non quelle che inopinatamente rimprovera il suo successore, son state le responsabilità politiche di Sabatino, meno ancora si capisce perché "Azione", che è partito non avversario del PD a Roma e addirittura alleato in Abruzzo, al Lido delle Rose prenda a bersaglio proprio quello stesso Pd con il quale, campo-largo facendosi strada, potrebbe essere chiamato dalle più alte sfere a confrontarsi non da avversario.

Si vuol, nella monarchia municipale rosetana,  sperimentar l'unicum dell'Azionista solo al comando? Ne son d'accordo i vertici del partito (ed anche del PD per converso) dei piani più alti? Oppure il perimetro tra il Vomano ed il Tordino è talmente ristretto da non esser visibile dagli specchietti retrovisori capitolini e persino da quelli dell'emiciclo abruzzese ove un certo Pavone Enio, che dell'Azione rosetana è uno dei principal... Principi! siede fianco a fianco del Pd medesimo?

Questa è la domanda che si sosta per le ferie agostane non sostandosi invece mai, neanche per la festa dell'Assunta, la battaglia del tiro al piccione. Che vedrete, magari lasciato il Sabatino, ricomincerà con altri. Con il solo inno che essa battaglia conosce, nel gergo tecnico chiamato dello scarica barile, politicamente beninteso. 

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