E' stato detto: sono le aziende che producono la ricchezza. Certo che la producono. Tutto sta ad intendersi a beneficio di chi. Non certo, credo, del giovane operario che incontro in bici la mattina con la felpa sugli occhi che già fa freddo. Non mi pare per l'uomo che vedo andare al lavoro su un motorino scassato perché l'utilitaria diesel già non gliela fanno più accendere. Non mi sembra nello sguardo rassegnato della giovane precaria malpagata senza orari e senza diritti che la mattina alle sei già pulisce scale e marciapiede.
Forse la producono, questa ricchezza, per i possessori di mega-suv ibridi ultimo modello. Forse per gli abitanti di sontuose ville dalle generose cassaforti a parete. Ma quelli non sembrano a primo sguardo dipendenti delle aziende. Ho il vago sospetto ne possano essere i patron od i manager. E' una ricchezza per pochi, pochissimi, quella che le aziende producono. Per tanti è povertà. E' sfruttamento. E' dignità di fatto anche quando non di diritto, messa sotto i tacchi.
Non è ricchezza, né merito, quella che premia la ragazza all'ultimo caffé sotto casa prima di partire per Parigi o Londra o Berlino dove sì, il suo merito, spera sia non dico riconosciuto, ma quanto meno pagato un giusto mensile, senza sottostare, di fatto anche se non di diritto, ad umiliazioni, vessazioni, soprusi tipici del Bel Paese. Del Bel Paese che è abituato a vivere di clientelismo ed “amicizie”; raccomandazioni e santi in paradiso. E spesso di condizioni di lavoro disumane di fatto anche se non di diritto, piene di colpi bassi, competitività estrema, di ambizioni sfrenate e lecca pantofole narcisisti, di gelosie tra lavoratori e mancanza assoluta di solidarietà.
Già, oh merito! e non si sta dicendo di questo governo, in carica da qualche giorno, beninteso.
Nessun commento:
Posta un commento