Sembriamo incapaci di discernimento. Siamo diventati algoritmi programmabili. E pretendiamo anche di chiamare tutto questo “Libertà”. Ma libertà da che cosa? Altro che fascismo di cento anni fa di cui vaticina chi non ha più niente da dire! Non abbiamo neanche la libertà di un micro-chips e pensiamo che le elezioni possano toglierci o aggiungere qualcosa.
Oltretutto siamo algoritmi paganti. Paghiamo per accendere la luce o il gas (con senso di colpa indotto, da ultimo). Paghiamo per buttare l'immondizia (e ci diamo la colpa perché la produciamo). Paghiamo per vedere la TV, perché con la scusa della tecnologia, se non compri l'ultimo modello i canali saltano. Idem per gli smartphone. Paghiamo per la caldaia del termosifone, perché si sono inventati l'amenità dei “bollini”, ovviamente a pagamento, da appiccicare su un pezzo di stampati.
Paghiamo l'autostrada, il parcheggio, la revisione della macchina, il bollo, l'assicurazione. Persino le gomme dell'auto ci hanno messo in testa di sostituirle due volte l'anno ahi visto mai nevica (anche se il pianeta sta bollendo quindi come cavolo nevica non si sa). Paghiamo se ci distraiamo un attimo e scappa mezza ruota fuori al semaforo giallo, tele-sorvegliato dai sindaci. Paghiamo se ci sfugge un uno all'ora più dei 30 messi in superstrade che evidentemente hanno costruito solo per le biciclette.
Altro che flat-tax o amenità elettorali. Siamo dei robot-paganti. E osservanti. E benedicenti la pantofola dei sindaci o dei parlamentari o dei governanti che siano. Che bella questa Libertà! La liberta di godere quali lustrascarpe delle app!
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