Ma che siamo ad un tornante della storia, lo noti quando... svolti, appunto, l'angolo. In quelle che erano le vie dello shopping, tra palazzine ultimo quarto '900 invecchiate male e presto, cambia totalmente la composizione sociale. Vista l'ora, pochissimi “occidentali” tra le vetrine (qualcuna abbassata). Prevalgono i duri e perentori accenti dell'Est europeo tra i giovani e qualche giovane famiglia. E tanti, tanti uomini di colore che si avvicinano ad ogni metro chiedendo “euro per café”.
Così è parte dell'Abruzzo oggi. Del tutto diverso dall'Abruzzo operaio e piccolo borghese di mezzo secolo or sono. È l'Abruzzo dove il futuro non è stato quello che si prevedeva. Dove il passaggio dalla fase industriale a quella dei servizi non è avvenuto, se non per la precarietà. Così quei pochi ragazzi che camminano ancora nelle città, spesso soli, si specchiano nello schermo blu dei cellulari sempre connessi. E magari vedi una “Lei” ed un “Lui” che ridono ognuno scambandosi i messaggi dai rispettivi cellulari.
Ripenso alla Pescara che frequentavo da ragazzo. Quando sul lungomare le “Lei” ed i “Lui” passeggiavano labbro incollato nel labbro, ad esplorare non i sentimenti, ma il piacere. Quel piacere perduto. Di un domani che non c'è.
Entro in un bar: “Avvicini il suo smartphone a quel code nello schermo che vede alla sua destra”, mi dice una giovanissima e gentilissima commessa indicandomi una specie di riquadro simile ad un ipad dal quale flash una luce. “Ok, l'ha riconosciuta, può passare”.
Ok, posso prendere il caffé.
Ah, la foto è di repertorio: i selfie non so farli!
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