domenica 21 novembre 2021

La società del SUV e dell'utilitaria

Siamo per tanti versi una società che ha gli anta superati da un pezzo. Vestiamo spesso con jeans e piumini a buon mercato. Utilitarie di una decina d'anni come mezzo di trazione in molti casi. Ma siamo anche una società dove ci sono quelli vestiti peggio e più burberi d'aspetto. Ma che parcheggiano di traverso davanti al bar il SUV d'ultimo grido-green da 60-70 mila euro. Dicono i ben informati che quest'ultimi vantano conti in banca da paura. Eppure gli uni e gli altri si parlano; si conoscono; anche se si vede lontano un miglio che tra di loro c'è una finta confidenza.

Il lavoro – sempre, ma di più adesso – è la condanna dell'Uomo. Sono pochissimi quelli che fanno un lavoro che piace e soddisfa. Per i più il lavoro è fatica; è maledizione; è imposizione con il ricatto del licenziamento. Il lavoro – per tanti, troppi – è esser pagati con l'1 per cento del ricavato che si contribuisce a costruire con la schiavitù delle proprie mani. Il lavoro – per tanti, troppi – è orario discontinuo, spezzato, che ti impegna l'intera giornata e te ne paga la metà. Il lavoro – per tanti, troppi – è umiliazioni, rospi inghiottiti per non rimetterci il posto.

Questo è il lavoro, oggi. Chi dice il contrario non lo conosce. Chi lo nega è fortunato, perché vuol dire che non ha bisogno di lavorare, di chinare il capo davanti ad un “capo”. Un capo che oggidì può non essere neppure umano, ma semplicemente un robot o un algoritmo. Siamo la società del SUV ibrido-green milianeuro e dell'utilitaria sfasciata. Senza por null'altro nel mezzo.

Mala tempora currunt (brutti tempi corrono).

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