Io ho paura. Ho paura sia della malattia sia dell'antitodo, o presunto tale. Ho paura mi faccia male. Come già mi ha fatto male. Non di rimanerci secco. Se fosse una botta e via, firmerei subito. Ma che mi mandi un coccolone dal quale non ci si può riprendere.
È una paura che affronto. Per conformismo. Per quieto vivere. Per sentirmi pecora del gregge. Per non sollecitare le ire bullistiche delle squadriste/i del web. E scelgo la seconda, la paura dell'antitodo.
L'affronto pur avendo una situazione di personale di costi-benefici che non ritengo favorevole ad affrontarla. Penso infatti che il rapporto costi-benefici andrebbe personalizzato, non imposto sovieticamente con la clava uguale per tutti.
Certo, che saran mai quei dolori alle gambe mai avuti prima di quella data? Quelle ossa “rotte” che impediscono di dormire mai patite fino ad allora? Quel peggioramento alla vista mai avuto prima? Quel malessere generale mai registrato prima di quella data? Quello svolgere a fatica, da quella data, attività che sempre si son svolte senza problemi, come ad esempio financo passeggiare in bici? Roba di un giorno, massimo due. No, roba di un mese e passa. Che non passa.
Certo, sarà capitato solo a me, quindi vatti a farti fottere, direte voi. Stupide coincidenze. Casualità, che cosa vuoi, cosa cerchi, cosa reclami? Ok, avete ragione. Eppure appena domandi, racconti, scavi un po', senti in giro: “anche a me... anche a me... anche a me...”. Solo che la gente ha paura di dire. Paura di essere etichettata. Paura di apparire debole. Paura di essere ferita nell'orgoglio. Ed allora non parla, però, se potesse...
Magari, incontrassi al secondo giro qualcuno che, in scienza e coscienza, almeno leggesse quanto scritto! Non dico crederlo, seppur vero, ma almeno leggesse. Ma temo di non trovarlo. E lo comprendo benissimo. Lo facesse, è probabile passerebbe dei guai. Se i guai invece li passo io, loro rimarrebbero eroi. Ditemi voi chi smetterebbe la divisa da eroe per seguire le parole di un cittadino qualsiasi?
Io ho paura, allora. E non ho paura a dirlo. Questa è la libertà che è rimasta. Una libertà che non potrà mai essere del tutto conculcata: la libertà di avere paura. E di esprimerla. La paura è rivoluzionaria, si sarebbe detta un tempo.
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