giovedì 7 gennaio 2021

Tanti sacrifici per cosa?

Eppoi quel semaforo di cantiere su una deserta strada di montagna. Gli operai al lavoro. I giovani tecnici con lo strumento topografico. La temperatura tra zero e meno uno. La neve ai lati. E il pensiero vola ad altre immagini. Ad un tempo passato. Di altri operai e di altri tecnici. Nelle mattine di gelo. Al lavoro presto.

Per che cosa, ti chiedi mentri aspetti? Quelli della generazione di ieri l'altro lo facevano nella sicurezza di un futuro migliore. Se non per loro, per i loro figli. Ma oggi? tanti sacrifici per cosa? È probabile che ai ragazzi d'oggi si prospetti un domani da mera economia di sussistenza. In un Paese pieno di debiti che dovranno saldare fino all'ultimo centesimo. In un Paese che, ben che vada, passerà loro qualche minimo sussidio statale, giusto per un po' di cibo precotto e qualche abito dozzinale acquistato in outlet economici.

In quei pochi giorni dell'anno che gli permetteranno di uscire di casa, forse lasceranno appena un po' di movida soltanto per ubriacarsi un po' e sopportare meglio i lavoretti da pedalatori ai quali massimamente potranno ambire. Impieghi iper-precari dai quali basterà un cenno di capo... del capo per esser mandati via. Quando potranno allontanarsi da dove abitano, nei pochissimi giorni che gli sarà permesso, lo faranno solo a bordo di orrende, dal punto di vista estetico, auto a batteria.

Questo è il futuro che, da questa parte del mondo in crisi di civiltà, piegato dal virus, possono ambire la maggior parte dei ragazzi d'oggi. Almeno tutti coloro che non vengono da ceti privilegiati. Di fronte al quale, effettivamene, la scuola non è più da tempo più un valido ascensore sociale.

Ecco, quel semaforo di cantiere su una deserta strada di montagna ti ferma. E fa pensare come è diventato deserto il nostro mondo. Almeno il mondo di quella che è stata la civiltà occidentale e che, nella maniera più plasticamente evidente, decade nella sua espressione più imperiale, gli Stati Uniti d'America. A pensarci, essere ragazzi oggi, pochi numericamente; nulli dal punto di vista elettorale appunto perché pochi; privi per necessità di qualsiasi passione civile; essere ragazzi oggi significa contare zero; uno zero al cubo.

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