domenica 26 aprile 2020

Mannaggia li ho pure votati! Uno sbaglio da non ripetere

Nell'altra vita, poco più di un anno fa, in una contrada chiamata Abruzzo, ci furono delle elezioni regionali. Vinse un leader nazionale, tal Matteo Salvini. Che non era qui candidato, ma aveva tanta di quella popolarità, che la gente si faceva i selfie con lui e si lasciava abbracciare (allora era considerato un gesto umano). Questo leader, insieme ai suoi alleati, aveva accettato per l'Abruzzo un senatore romano, tal Marsilio, che nessuno qui conosceva, ma che venne acclamato sulla fiducia; sulla fiducia appunto dei leader nazionali.

Del resto, quelli che avevano governato la Regione fino ad allora, Luciano D'Alfonso, il Pd ed i suoi alleati, avevano gestito così male la cosa pubblica da aver perso gran parte della fiducia della gente (tranne dei loro fedelissimi, ovviamente). Il massimo della loro cattiva amministrazione si era avuto in occasione di un altra emergenza, quella del sisma e della neve del 2016-2017. Tanto che anche loro, consci dell'impopolarità, chiamarono a rappresentarli per le elezioni un uomo che veniva da incarichi nelle alte burocrazie romane, tal Legnini.

L'alternativa ai due era una donna dei Cinque Stelle, Sara Marcozzi. Chi scrive, non per fiducia, ma per un ragionamento politico personale che sarebbe lungo raccontare, la votò. Oggi, viste le performance nazionali di quel movimento, sono contento che non ha vinto, oltre a ribadire la mia convinzione personalissima che non bisogna mai votare. Come dire, quando ti dissoci da quel che credi veramente, sbagli. Ed io sbagliai, seppur con l'attenuante che se avessi votato gli altri due avrei sbagliato due volte.

Bene, anzi male, malissimo. Perché cosa è accaduto dopo? Lo vediamo in questi giorni. Il potere di fatto passa non solo per gli eletti, ma soprattutto per i fedelissimi degli eletti, che spesso nemmeno si sono candidati. Questi fedelissimi, se sbagliano, non fa niente, in quanto non rispondono all'elettorato, ma a chi li ha nominati. Sono dei dipendenti della politica, non del popolo, detto in termini giornalistici.

Allora può accadere che ci siano ritardi enormi nell'assegnazione di minimi aiuti ai lavoratori rimasti disoccupati (cassa-integrazione) senza che si sappia di chi è la colpa. Che ci siano problemi nelle strutture sanitarie enormi, che ci fanno avere gli stessi danni di altre regioni senza averne i vantaggi. Che si abbia notizie di una lotta di potere e di poltrone mai arretrata, nemmeno di fronte all'emergenza. Insomma, un disastro.

Un disastro cui nessuna delle opposizioni sembra una valida alternativa. Un disastro di classe politica e dirigente insieme. Che certo non è dell'ultimo anno: è cosa vecchia; ma che nell'ultimo anno si è semplicemente perpetuata. Un disastro al cospetto del quale si reagisce esattamente come a Roma: si elevano solo divieti e multe. Lo Stato, la Regione ed anche i Comuni, non fanno niente per venirti veramente incontro; niente per assisterti realmente: mandano solo droni e gendarmi, spesso anche vessatori nei modi.

Questo è l'Abruzzo oggi. Un pezzo dell'Italia dove non si sa come ricominciare. Dove un lavoratore se non vorrà prendere i bus deve pagarsi la benzina della macchina (pensate a famiglie monoreddito, ad esempio) e magari comprarsi pure una mascherina a sue spese. Dove chi sta male non può essere aiutato perché lasciato solo. Dove chi aveva una attività (spesso unica fonte di reddito) sta in brache di tela. Insomma, lo Stato, la Regione, i Sindaci si prendono talmente cura della tua salute da toglierti anche il libero pensiero, ma senza darti nient'altro. Se lo Stato mi chiude per salvarmi e per salvare gli altri è giusto, ma allora lo Stato mi deve garantire la sopravvivenza. Anche quella è tutela della salute.

Ed in questo Abruzzo-Italia assistiamo anche ad un fiorire quotidiano di comunicazione-politica, dove sembra che tutti abbiano ragione. I video senza contraddittorio dei sindaci sono emblematici in tal guisa. Non si capisce cosa ci stiano a fare i giornalisti, tra l'altro, visto che quelli parlano da soli, ma questo è un altro discorso come dire. Senza accennare a coloro i quali, magari iper-garantiti per sconosciuti meriti, ti scagliano contro le frecce inzuppate nell'acredine delle loro false ideologie. E già, l'ideologia, la cosa più bella che ci sia, mi pare facesse una canzone di qualche tempo fa.

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