sabato 4 marzo 2023

Solo personaggi social?

ROSETO. Si ci potrebbe chiedere se in un epoca pre-social un personaggio politico alla Mario Nugnes, sindaco in carica di Roseto, sarebbe potuto emergere, seppur alla scala locale. Anzi, se proprio sarebbe potuto esistere politicamente. Naturalmente la storia non si fa con i se e con i ma. La domanda su quanto contano i social nella costruzione di un personaggio politico si può comunque avanzare. Anche perché, ad esempio, una “assemblea” come quella dell'altro giorno, impropriamente detta conferenza stampa, dove si è attaccato dall'Aula consiliare, in teoria di tutti, un consigliere d'opposizione per aver esercitato un suo diritto, non sarebbe stata pensabile senza i social.

O meglio non avrebbe prodotto gli stessi effetti. Perché la rottura della grammatica istituzionale che essa, non so quanto scientemente, ha portato con sé avrebbe provocato uno sconquasso che invece oggi, appunto nell'era dell'intelligenza artificiale, passa quasi inosservata. Perché? Perché la politica-social, quando un Potere, seppur municipale, la esercita, assume quella carica di populismo che contiene in sé, al di là della sua programmaticità o meno, dei connotati chiaramente autoritari.

Sui social il potere parla da solo, senza mediazione giornalistica, ed in sostanza senza contraddittorio. E l'altro giorno qui a Roseto si è visto plasticamente, quando una regia politico-istituzionale addirittura, collegava o interrompeva la diretta-social. Che si possa intervenire a commento (anche questo comunque solo se consentito dai meccanismi elettronici stessi) non cambia i connotati di un nuovo autoritarismo politico. Sui social non siamo tutti uguali, perché non abbiamo gli stessi mezzi, lo stesso tempo e gli stessi spin-doctor, addirittura in taluni casi a carico dei pubblici bilanci.

Naturalmente qui non si vuole attribuire un giudizio di valore. Il mondo va così. E bravi loro a sfruttarlo. Si vuole solo proporre un ragionamento basato su osservazioni di fatto. Che dovrebbero far riflettere, perché rappresentano una torsione della stessa Democrazia classicamente intesa. Siamo dunque di fronte – non solo a Roseto, ma anche a Roseto ovvio – ad un nuovo dogmatismo politico.

Tutto sta a vedere, però, se questa è solo una bolla social, nella quale la gente si rispecchia a prescindere, oppure si trasformerà anche in personaggi politici reali. Se questa politica virtuale ovvero più risponde alle esigenze della nostra città e non soltanto all'interesse politico appunto dei protagonisti; se in altre parole il monopolio dell'uso-politico dei social costituisca davvero la chiave per la perpetuazione continua dell'esercizio del potere, oppure passato quell'impeto ognuno rimane quello che è e tutti se ne accorgono.

La risposta a tale interrogativo queste righe non l'hanno. La curiosità tuttavia può esserci.

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