giovedì 4 marzo 2021

Attenzione, la lista della spesa va bene se è ancorata sulla rosetanità di base

ROSETO. Le elezioni comunali sono state rimandate a settembre. Gli aspiranti sindaci più o meno potenziali hanno così il tempo per... l'esame di riparazione. C'è però un punto, per così dire prepolitico. Roseto, politicamente, ha un radicamento fortemente di centro-sinistra. Ma è un radicamento particolare. Che si basa sul cosiddetto “sociale”.

Attenzione: il sociale a Roseto è qualcosa di più di un fatto tecnico. È un fatto politico. Nel senso che è un fatto di “centro”, del tipo di un cattolicesimo democratico orientato moderatamente a sinistra. Il sindaco Di Girolamo non ha ben curato questo settore. Non nel senso che non se ne è occupato, ma nel significato che ha trascurato il valore per così dire “culturale”.

Lo aveva affidato ad una laboriossissima assessora, un'ottima persona come Luciana Di Bartolomeo, facendo così, però, una scelta tecnica, che tuttavia poteva andar bene più che altro per le ottime qualità umane dell'avvocata Luciana Di Bartolomeo. Poi, ad un certo punto, ha virato verso un'altra assessora, Donatella di Cesare, che però rappresenta anche un piccolo partito a sinistra del Pd. Non saprei dire se Di Girolamo ha valutato queste scelte nel senso di spostare gli equilibri del sociale tutti ad una sinistra un pò più spinta oppure ha sottovalutato una storia locale.

Guardate, questo del sociale è un “nodo” della politica rosetana; una peculiarità. Perché, ripeto, vuol dire qualcosa che incide sulla cultura, sulla storia stessa non dell'assistenza alla persona, ma di un modo di intendere i rapporti sociali e direi umani. Non so dire se questo mondo è ormai tramontato e quindi Di Girolamo ha potuto di fatto pendolare un po' al suo intorno. Ma il “naso” mi dice che Italia Viva, per non far nomi Tommaso Ginoble, abbia ancora qualcosa da dire su tale rapporto.

Ecco, se guardiamo un po' più al substrato pre-politico rosetano, forse il rinvio delle elezioni consiglierebbe prudenza, E, soprattutto, di ancorare i programmi non soltanto alla lista delle cose da fare, che pur sono necessarie, ma ad interpretare un po' quella che da modesto osservatore mi pare l'anima sottostante della città.

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