martedì 27 dicembre 2022

La sanità di certo non l'hanno migliorata


Com'è che cantavano dai balconi i falchi del lockdown un paio d'anni fa? “Andrà tutto bene...” Bhé di sicuro nella sanità pubblica è andato tutto peggio. Non che prima brillasse in organizzazione, ma oggi è incredibile. Mancano medici e infermieri? Bene, sa che c'è? Noi non li assumiamo. Le liste d'attesa erano chilometriche? Ora sono infinite. Il rispetto degli appuntamenti era approssimativo? Adesso fanno solo come gli pare e piace con gli orari. Se ti va bene aspetti, altrimenti fatti tuoi.

Persino le strutture non sono stati capaci di adeguare. Non si sono accorti che gli edifici ospedalieri erano fatti per centinaia di ricoverati. Oggi la sanità è invece basata molto sul day-hospital. Quegli edifici dovrebbero essere ripensati come grandi poliambulatori, visto che le persone arrivano lì soprattutto per visite, esami medici, consulti, prelievi, eccetera. Ebbene, non dico le strutture, che pur sarebbe possibile, ma nemmeno i parcheggi sono stati in grado di fare. Tranne mettere a pagamento i pochi esistenti.

Eppure dicono che da Bruxelles piovono finanziamenti. Ma per cosa, di grazia? Poveri noi piuttosto! Anche perché quelli dai balconi non cantano più e di queste cose non gliene potrebbe importar de meno. E la politica, in fatto di organizzazione della sanità pubblica, è esattamente identica a destra come a sinistra, ovvero irresponsabile.

sabato 24 dicembre 2022

Movida natalizia

Natale e soprattutto fine anno, sono anche tempo di movida. Prima della pandemia, si stimava in 150 miliardi l'anno il giro d'affari del settore. Come dire 2.500 euro a testa, conteggiando anche me che non so nemmeno cosa significhi il termine “movida”.

Nella giornata del 24 dicembre, traversando una città dell'Abruzzo interno piuttosto nota, mi sono imbattuto in qualche migliaio di ragazze e ragazzi davanti un locale un tempo chiamato “cantina” poi ridenominato alla moda. Alcuni palesemente brilli alle 4 del pomeriggio.

Qualche decina di minuti dopo, in un bar di un paesino di montagna, un signore sulla cinquantina non si reggeva in piedi. Era accompagnato da una signora, probabilmente sua moglie e due bambini. La barista ha faticato non poco a staccarlo dall'ultimo drink. È uscito e si è messo alla guida dell'auto: signora seduta a fianco, bimbi dietro.

In una cittadina della costiera abruzzese è stato annullato un evento di fine anno. Si poteva calcolare avrebbe incassato, si fosse tenuto, un volume economico intorno ai 200 mila euro.

Molti hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. Ma l'economia dei drink, per fortuna o sfortuna dipende da quale parte del bancone la si osserva, non pare risentirne.

venerdì 23 dicembre 2022

Buon Natale

Buon Natale alla signora che, la mattina all'alba d'inverno, corre con l'auto sul lungomare. Magari per arrivare puntuale al lavoro. Che inizia sempre più presto al buio e finisce sempre più tardi la notte. Quella signora con il SUV-ibrido-ecologycal-correct che sventaglia con i fari e poi strombazza mandando al quel paese mentre ti sorpassa. E che ritrovi al primo semaforo, con il rosso a render vana l'accelerata. A quel semaforo dove tra l'altro perde tempo a ripartire perché la macchina si spegne da sola e lei smanetta con lo smartphone.

Buon Natale alle addette/addetti ai servizi, che lavorano sempre, anche a Natale. Con la stessa paga o quasi di un giorno qualsiasi. Per loro il Bambinello promise di scendere qualche anno or sono, quando si pensava che alla “ingiustizia” del lavoro come punizione divina vi fosse materiale rivoluzione. Poi si è perso. Avvicendato dalla privatizzazione dei servizi pubblici, ovvero Stato o Comuni oppure enti pubblici in genere che pagano di più per i servizi stessi e gli operai che guadagnano di meno.

Buon Natale alla signora incontrata nei giorni scorsi alla cassa del supermercato. Carrello debordante di provviste natalizie. Incurante dei due o tre “pezzi” appena che tu hai da pagare, ti sbarra la strada con il cestino, ahi visto mai! Poi però dimentica qualcosa, chiede alla commessa di bloccare tutto. Corre al recupero. E non ti guarda, non guarda niente, mentri tu, con i soli due o tre pezzi in mano, aspetti la sua “fretta”, divenuta nel frattempo pazienza.

Buon Natale a chi corre verso il nulla. Verso i regali. Verso i cenoni. Verso gli acquisti. Verso il Natale. Verso il post... Natale. Quando ricominceremo a correre. Per arrivare al lavoro prima dell'ora altrimenti il “Capo” o la “Capa” ti sgridano come scolaretti ritardatari. Per arrivare a fine mese, se no son cavoli neri. Per arrivare a fare come gli altri, se no ti... bannano!

Buon Natale a chi è rassegnato alle ingiustizie. A chi non è interessato alla conquista dei diritti. E nemmeno alla conservazione degli esistenti. A chi è costretto a chinare il capo suo malgrado. 

Buon Natale alle nostre gabbie mentali. Come canarini sbattiamo contro le loro sbarre e le chiamiamo libertà! Abbiamo liberato gli uccellini e ci siamo rinchiusi noi! Passiamo dagli “arresti” quotidiani con obbligo di lavoro, agli “arresti” domiciliari con obbligo di... Natale! E le chiamiamo... vacanze! Buon Natale a tout le monde.

P.s.: amarcord per i nati giovani degli anni settanta del '900: quelli con la Dyane6! tettuccio apribile e voglia di vivere, spensieratezza, leggerezza... ed anche sesso, talvolta!

mercoledì 21 dicembre 2022

Consigli di quartiere: come volevasi dimostrare


ROSETO. I consiglieri di Frazione di Cologna Spiaggia, nella componente “non allineata” con l'amministrazione Nugnes, si sentono snobbati dal sindaco. Il quale manco li calcolerebbe, come si dice, nei suoi video-messaggi. Perciò, proprio prendendo spunto da uno di questi dispacci-social, Alessia delli Compagni, Andrea di Stanislao e Vanessa Quaranta (foto) hanno scritto una nota alla stampa per esprimere il loro disappunto. Poi naturalmente quelli dell'altra parte risponderanno che tutto va a meraviglia, che c'è un super confronto democratico, eccetera. Si sa come vanno queste cose.

Del resto, ad esser concreti, però, pensare che i consigli di quartiere fossero qualcosa più di quel che possono essere, cioè una semplice interfaccia della politica per la politica stessa, sarebbe stata una improbabile profezia. Penso siano ancora visibili in questo blog i post scritti la primavera scorsa, quando questi organismi furono votati.

Queste escogitazioni della politica per la politica, appunto, sono delle simpatiche soluzioni per i problemi di assetto interno a coalizioni che possono essere amplissime e quindi necessitano di gratificazioni anche legittime per tanti che hanno dato il loro contributo nelle campagne elettorali e si aspettano almeno un riconoscimento onorifico. Ecco, bisognerebbe tener presente che la natura politica non detta tale appare. Tra l'altro sono piene, queste assemblee, di amici e parenti degli amministratori in carica. Cosa si potrebbe chiedere di più che qualche tombolata natalizia? Che poi è cosa pure gradevole?

Non bisogna far caso se non dovessero funzionare. Sarebbe preoccupante, per la politica, se funzionassero. Ma ammettiamolo, si tratta d'eventualità remota.

domenica 18 dicembre 2022

Eccessive le aspettative sul nuovo piano regolatore

ROSETO. Sono parse eccessive ed enfatiche le aspettative sul nuovo piano regolatore della città. Primo perché si tratta di un piano che ha bisogno ancora di mesi e mesi, anzi anni per vedere la luce. Secondo perché si basa sul trend di crescita della popolazione degli ultimi dieci anni. Il che è augurabile ma improbabile, visto l'andamento demografico generale del Paese. Roseto è una fortunata eccezione in tal senso, ma non è detto che sia un'isola del tutto felice rispetto al contorno.

In realtà, l'aspettativa reale del prossimo piano riguarda le cosiddette aree a vincolo decaduto. Di cosa si tratta? Semplice. Ogni piano regolatore, infatti, riserva una certa estensione di terreni per i servizi pubblici: costruire scuole, strade, spazi a verde attrezzato, eccetera. Su questi terreni appone un vincolo di esproprio, cioè quando servono il Comune le espropria ai legittimi proprietari pagando la relativa indennità. Siccome però quasi mai il Comune (tutti i Comuni più o meno), per i motivi più vari, essenzialmente finanziari, realizzano i servizi preventivati, questi terreni restano vincolati, ma non espropriati. I proprietari cioè non possono costruirci, ma il Comune non se li prende. Passati cinque, massimo dieci anni, il vincolo scade, ma i proprietari non possono lo stesso edificare a meno che non facciano causa al Comune chiedendo il danno.

Il piano che verrà dovrebbe rimettere in gioco queste aree. Non è necessario rifare un piano per questo scopo, basterebbe una variante ad oc. Tuttavia il Comune pare voglia aspettare il nuovo piano, rischiando ovviamente le cause. Comunque, prima o poi dovrà restituire ai loro proprietari la possibilità di costruire o naturalmente, se preferiscono, vendere come terreni edificabili queste aree. E sono valori, quelli annunciati al consiglio comunale di poche sere fa, non lievi. Si conta infatti di far edificare sui terreni a vincolo decaduto case che possono ospitare fino a 1.500 abitanti. Tanto per capire, si tratta di 5-600 appartamenti, come dire una trentina di palazzine da 20 appartamenti ognuna.

Questa parte occuperà di fatto più della metà di tutte le aree edificabili che verranno concesse dal nuovo piano nella prospettiva di due o tre mila abitanti in più nei prossimi dieci anni. E ciò significa che si sta disegnando un piano ancora una volta super-dimensionato quanto a metri cubi e metri quadri edificabili. Tutto il resto è narrazione, come si dice oggi. Metri cubi e metri quadrati sono invece concretissimi valori immobiliari: rendita urbana si sarebbe detto un tempo usando il linguaggio urbanistico d'antan.

venerdì 16 dicembre 2022

La cultura e il marketing politico

Certe volte ci si chiede come mai i politici e tra essi più di tutti i sindaci, siano tanto interessati alle presentazioni di libri, di spettacoli, di manifestazioni le più varie. Hanno una particolare premura per la cultura? Può essere, ma forse non è il motivo principale. La spiegazione appare piuttosto un'altra.

Si può provare a descriverla così. Il nostro tempo di “umani-cittadini”, infatti, è per lo più occupato dal lavoro, oggi purtroppo a volte di fatto semi-schiavistico, con turni massacranti, orari impossibili, diritti negati. Dopo il lavoro, molto occupa la nostra preoccupazione la salute, specie a pensare come è ridotta ormai l'assistenza sanitaria. Seguono i servizi, la scuola per chi ha figli, la casa, il mutuo, eccetera.

Se siamo fortunati, la cosiddetta cultura potrà occupare si e no il 10 per cento del nostro tempo. E nemmeno per tutti. A volte solo per delle “nicchie” sociali. Ma nonostante ciò presiede il 90 per cento buono delle comunicazioni dei sindaci. Come mai? Per una semplice ragione. Perché quel dieci per cento del tempo che dedichiamo allo svago è il momento migliore della nostra giornata o della nostra settimana di comuni mortali; il nostro momento libero; il nostro piccolo scaccia-pensieri. Siamo perciò naturalmente ben disposti verso questo minimo ristoro che ci concediamo. Siamo ben disposti anche se non ce lo concediamo personalmente: perché se annunci una cosa bella anche chi non vi partecipa ne gode in qualche modo.

Ecco allora che se i sindaci riescono ad associare la loro immagine a tale momento di relax dal nostro travaglio quotidiano, allora si sono assicurati una popolarità, una notorietà, una risonanza, una pubblicità a buon mercato. A nessuno, infatti, dispiace sapere che si svolgerà il tal spettacolo, quel particolare evento sportivo, quella speciale manifestazione pubblica. Se allora te lo annuncia il sindaco o il politico di turno, con la sua foto, il suo sorriso migliore, la sua dichiarazione-stampa, ecco che per una semplice associazione mentale, siamo portati ad apprezzare. È come un transfert: ci piace l'evento di conseguenza esprimiamo gradimento a loro che ce lo porgono via social o via media.

Naturalmente loro lo sanno bene e sfruttano l'occasione. Il problema, però, è uno solo: quel consenso così costruito è provvisorio, perché poi i problemi pressanti del lavoro, della salute, della disponibilità di denaro, del futuro nostro e di chi ci è caro riprendono il sopravvento. E la cultura resta solo un ottimo momento di distrazione a vantaggio del potere di turno. Che non a caso in genere se ne impossessa e si dota anche di guru del settore che ne consigliano come sfruttarne al meglio l'effetto.

Che poi sia la cultura-istituzionale che il lavoro dei guru siano quasi sempre anche a nostre spese è, come ovvio, tutto un altro discorso.

mercoledì 14 dicembre 2022

Se lo Stato vuol passare dovrà vedersela con Noi!

ROSETO. Nel mondo senza macchine che il deputato del partito dell'ex-ferrarista Carlo Calenda, il rosetano Giulio Sottanelli, vede dietro l'angolo, anche il tubo del metano può deviare. Specie se nel suo dipanarsi tra Chieti e S.Benedetto del Tronto incapoccia con qualche vigna promettente. Così ha deciso il consiglio comunale di Roseto più green (sulla carta) del green stesso e così dev'essere, perbacco!

Sulla carta, si diceva. Perché intanto il centro-cittadino cambia a vista d'occhio sotto il colpi del “piccone 110”. Tanto velocemente ed intensamente si densifica in volume che può capitare persino di domenica qualche pioggia di calcinacci sulla centralissima via Cavour che per poco non colpivano i passanti. Il che fa dire al consigliere di Fratelli d'Italia, Francesco di Giuseppe, che la vigilanza urbanistica municipale pare indugiare un po' troppo nell'esercitare il suo potere di controllo dei cantieri e del numero dei “110” rilasciati, che appunto van cambiando faccia al centro senza alcun piano evidente e senza il minimo riguardo per il problema dei parcheggi, peraltro già esplosivo. Ma tant'è, come è noto la sicurezza riguarda solo chi attraversa di un centimetro la striscia del semaforo di Santa Petronilla, i calcinacci che piovono dai cantieri amen: è lo sviluppo bellezza!

Di Giuseppe, comunque, ne ha anche per il prossimo piano regolatore, ier sera in Aula consiliare per un documento molto, molto preliminare. Che però, rivela sempre il consigliere di Fratelli d'Italia, contiene pure quella parte finale della Teramo-Mare per altri versi ritenuta appunto inutile dal leader del partito che ha sette consiglieri di maggioranza su dieci, naturalmente iper-votanti il documento che la indica come strategica per il futuro.

Del resto la contraddizione è essa stessa l'essenza della politica urbanistica, non solo rosetana. Di solito in Italia i piani sono tanto ben disegnati e raccontati quanto assai male applicati. Ed allora mentre si parla del nuovo piano regolatore, ecco che già si accavalla ad esso un piano particolareggiato che guarda caso attuerebbe con trentacinque anni di ritardo il vecchio piano generale, mentre appunto il “110” ci ha pensato da solo a fare il bello ed il brutto prim'ancora che questi disegni vedano la luce. E poi avremo anche il nuovo piano spiaggia, che non sapendo più cos'altro far costruire sull'arenile avendogli lasciato il precedente solo la scogliera a sud, si dovrà ingegnare a “cementificare” anche quella magari tuffandosi direttamente a palafitta nell'acqua.

Ma suvvia, il nuovo-piano-futuribile ci porterebbe però la “gronda pedecollinare”. La quale intendiamoci è ottima cosa, non fosse per la necessità di adeguati canali che buttino l'acqua a mare una volta che la gronda stessa l'ha raccolta. E dove li facciamo passare di grazia tali scoli se le case nel frattempo hanno riempito tutto e i cosiddetti stabilimenti balneari hanno bloccato ogni granello libero di sabbia dove dovrebbero sboccare?

Vabbé, quisquiglie: parliamo di alti principi intanto, che va sempre bene e fanno tanto “sintesi”, come ama dire la politica. Intanto che deviate la Teramo-Mare e pure il tubo del metano però, già che vi trovate, come ricorda la mia amica Gabriella Parisciani, bloccate anche la variante al tracciato ferroviario che atterrerebbe in pieno Borsacchio. 

Ah, a proposito: ma le famose osservazioni al piano della riserva Borsacchio dove si sono spiaggiate? Giusto per, eh!

lunedì 12 dicembre 2022

"Quella strada non s'ha da fare"


ROSETO. Dunque il tronchetto finale della Teramo-Mare lo vogliono tutti a patto che non attraversi “le terre” dei loro elettori. Allora c'è chi plaude il partito del Ponte sullo Stretto, ma qui preferisce spostare l'ingombro sul giardino del vicino, oppure chi propaganda le Grandi Opere, ma qui manca poco invochi le barricate. C'è la Regione che oltretutto, secondo l'articolo 117 della Costituzione avrebbe il potere di rivedere il tracciato, che la vorrebbe, ma i deputati abruzzesi chi si, chi nì e chi no.

Così, al consiglio straordinario sul caso, eccezionalmente riunito nella scuola di Cologna Spiaggia, ecco l'Azionista Sottanelli sparare a zero contro l'opera. Al grido di: tanto le macchine tra dieci anni gireranno assai meno e quindi diamoci alle piste ciclabili, ai trenini elettrici e ad una aggiustatina della viabilità esistente che basta e avanza. Il che – sia chiaro – è anche la modesta opinione di chi scrive, ma sorprende venga dall'Uomo del Fare, da chi sull'urbanistica di Roseto ad esempio pare d'accordissimo con quel consigliere Pavone Enio già autore di un piano-spiaggia che ha trasformato l'arenile in un continuum di edifici cosiddetti balneari.

Ed allora questa strada, che tra l'altro costa 26 milioni di euro a chilometro, meglio non farla. Ma se tal ente statale, di nomina politica, detto ANAS, dovesse insistere, bhé magari facciamola passare sull'argine del fiume Tordino. Come dire: una specie di “diga” che faccia pure da argine. Magari bella tortuosa come il fiume stesso. Insomma, una sorta di pista-ciclabile allargata.

Evviva!

"Non ci lasciate a piedi"


ROSETO. Hanno promesso una soluzione all'inizio del nuovo anno. Ma a Giovanna Forti, che oltre ad essere madre di una ragazza che frequenta “Rurabilandia”, ha organizzato un singolare “piedibus di protesta” questa mattina al centro di Roseto, la soluzione prospettata pare un po' lontana. Il problema c'è ora e va risolto ora. Anzi, andava risolto ad ottobre, quando si rimandava a novembre; andava risolto a novembre quando si rimandava a dicembre. Invece va risolto “qui ed ora” in attesa di gennaio.

Occorre una “soluzione ponte”, come si dice; qualcosa che valga da domani fino a quando si verificherà la promessa resa nota a mezzo stampa. In attesa dei bandi, delle convenzioni, dei piani sociali, delle deliberazioni delle risorse e quant'altro. Oltretutto questo servizio c'era; lo avevano; quindi si tratta solo di ripristinarlo.

C'è una cosa che forse non è chiara: le risorse, le scartoffie burocratiche, i bandi, le convenzioni eccetera non sono né possono essere un problema di questi genitori. Sono e devono essere un problema di chi rappresenta la città a livello politico. Non è il cittadino che deve farsi carico dei problemi degli amministratori, ma quest'ultimi che devono risolvere i problemi dei cittadini. Specie in questo caso, quando sono pressanti e riguardano un dato innanzitutto di “umanità”. Occorre in altri termini, una volontà politica chiara, possibilmente sancita per iscritto, considerato che questi genitori hanno preso carta e penna e posto la loro firma sotto una nota. Se poi i decisori politici ritengono che ci sia qualcosa che non va nella richiesta, allora lo dicano chiaramente ed agiscano come ritengono.

P.s.1): alla manifestazione di questa mattina pare non si sia visto nessun amministratore comunale e nessun politico dell'opposizione;

P.s.2): non c'è nessun ottimismo sulla soluzione a breve di questo caso, purtroppo.

domenica 11 dicembre 2022

Per fortuna il Natale tira

Fa piacere appurare che l'economia abruzzese va a gonfie vele. Non era scontato. Tuttavia un altro dato nella comunicazione di settore è forse interessante. In Abruzzo si stima infatti una spesa natalizia di 470 milioni di euro. Che andrebbe in larga parte a beneficio delle 7.584 imprese artigiane che contano 19.102 addetti. Un terzo dei quali sarebbe impegnato proprio nella produzione natalizia.

Ammettendo allora che anche un terzo della spesa stimata finisse indirizzata al settore, si avrebbe una media per addetto di circa 24 mila euro. ovvero ogni addetto produrrebbe un valore teorico di 24 mila euro circa. Soltanto con il Natale, allora, un addetto rende l'equivalente di uno stipendio annuo.

Comunque, si segnala anche il boom delle vacanze sulla neve. In questo caso, dice la Tv, riguardano circa 4,5 milioni di italiani per il solo ponte dell'Immacolata. Quattro milioni e mezzo rappresentano l'8 per centro della popolazione. L'altro 92 per cento non va in montagna. Ma magari solo perché non gli piace sciare, non perché non può. Almeno è l'augurio.

venerdì 9 dicembre 2022

L'italiano è bello perché permette di confonder verità e bugie

ROSETO. La lingua italiana è bella perché consente di dire tutto e il suo contrario e sfangarsela sempre. Specie se il decisore delle parole da spendere è il Potere. Si prenda la parola “sicurezza”. Il Comune di Roseto, ad esempio, la usa per multare fino al tormento dei punti di patente, chi supera di una spanna la striscia del semaforo al bivio di Santa Petronilla. Chi si ferma appena oltre quella parallela non mette a repentaglio la sicurezza di alcuno. Il bivio è talmente ampio che passerebbe indisturbata una colonna di carrarmati pure se tutte le macchine fossero un palmo oltre. Eppure si è inflessibili.

Lo stesso Comune, però, lascia lampeggiante un semaforo che è davvero vitale per la sicurezza, quello all'incrocio tra via Mezzopreti e la Nazionale. Lì davvero si rischia, sia a piedi che con l'auto o in bici. Ma quella “sicurezza” non conta; non vale; può attendere che il semaforo venga riattivato.

Come non conta la sicurezza sulla pista ciclabile l'estate, dove gli attraversamenti pedonali sono pochi, mal segnalati e per nulla fatti rispettare dall'asburgico, per altri versi, Comune. Come non vale nulla, la sicurezza, per il passaggio pedonale sul lungomare in corrispondenza di viale Marche, rimasto di fatto cancellato per tutta l'estate. In quella situazione i pedoni possono rischiare; la parola “sicurezza” non vale neanche lì.

Ecco, la nostra bella lingua offre al Potere delle comode parole paravento; delle foglie di fico linguistiche, dei falsi d'autore lessicali o magari solo delle croste d'autore. Una di queste parole è: sicurezza!

giovedì 8 dicembre 2022

“Niente bus per i nostri figli”

ROSETO. C'è una parola nella nota con la quale Giovanna Forti annuncia un'originale manifestazione di protesta per chiedere un semplice bus a servizio di alcuni ragazzi portatori di disagio; un semplice pullmino che li accompagni in un centro vicino Roseto dove trovano dei benefici fisici e psicologici. La parola è “umiliazione”.

E si, perché questo minimo servizio, questo piccolo bus, questo insignificante aiuto che intaccherebbe un infinitesimo delle laute finanze di enti peraltro ricchissimi di risorse europee; questa briciola di solidarietà non viene concessa. Negli anni scorsi il pullmino veniva dato. Ora non più. Ora basta. Malgrado le richieste, le domande, quasi le suppliche. E non viene dato da una politica che si vanta di essere per il sociale; che pretende di venir rimirata come inclusiva; che sponsorizza eventi nel campo della disabilità; che si approssima ad un Natale in forma anche ecclesiologicamente pomposa.

Non si vorrebbe ritenga tale politica i “numeri” di codesto caso irrilevanti. Non si vorrebbe consideri questi genitori, a volte anziani, cittadini di seconda serie. Non si vorrebbe sia interessata poco o nulla a questa esigenza umana, civile, democratica. Certo non di livello per rappresentanti del Popolo nelle istituzioni e men che meno nelle aule parlamentari. Scherziamo, “quattro” ragazzi che purtroppo hanno avuto ed hanno problemi seri nella vita, cosa sono rispetto ai gravossissimi, improbi, prestigiosi loro impegni istituzionali!

Ma se un giorno mai tal politica dovesse ritoccar terra; ridiscendere dall'olimpo nel quale si ritiene issata; dall'eretteo d'ove propala verbo; dal trono dal quale, come novella monaca della santa inquisizione, reprime reprobi magari da semaforo; se mai dovesse capitare la ridiscesa, forse avrebbe qualche difficoltà a riconoscere la realtà vera che è purtroppo vita vissuta di alcuni in particolare.

 Triste, tristissimo, ma tant'è!

lunedì 5 dicembre 2022

Gli eventi celano la sostanziale resa della politica

ROSETO. Al di là delle manifestazioni, più o meno riuscite che vi si tengono, il problema di Montepagano, come di tanti borghi simili, sono i pochi residenti. Gran parte della politica, non solo locale, tende a favorire i borghi essenzialmente come location turistiche. Vivere la quotidianità a Montepagano non è come viverla in altre zone di Roseto. Basta vedere i servizi minimi di base, financo il commercio di prossimità. O si hanno possibilità, anche economiche, di spostarsi agevolmente oppure tutto diventa complicato.

Il punto non sono gli esercenti che decidono di aprire o no, le scuole che ci sono o meno, le case nuove o vecchie che siano. Il punto è la direzione politica che vuoi o non vuoi dare, essendo lo splendido panorama da solo non sufficiente. E la politica, qui e non solo qui, ha semplicemente scelto di non agire, celandosi dietro i lustrini degli eventi. La concezione è solo la glorificazione asettica del turismo; una sorta di “normalizzazione” di un posto vivibile solo per l'eventificio estivo o il glamour serale.

Ma tutto questo non è un caso. È che ai ceti (tra virgolette) che influenzano la politica cittadina a livello economico, non interessa più di tanto una residenzialità reale dei luoghi, quanto il loro “richiamo” dal punto di vista turistico e dell'immagine. Gli eventi – sia chiaro benemeriti in quanto sempre meglio di nulla – sono tuttavia perfettamente confacenti a questa visione politica di fatto basata sul laissez-faire, al lasciar correre vale a dire.

sabato 3 dicembre 2022

Multe contro il buon senso

ROSETO. Tartassare di multe che minacciano addirittura il ritiro di patente una innocua distrazione, una innocente disattenzione come quella di mettere una gomma dell'auto un pelo fuori da una striscia semaforica, può essere percepita da molti malcapitati solo come una gratuita cattiveria; come una offesa inspiegabile al buon senso. Che l'astratta norma lo preveda, non cambia la situazione. Perché la norma va interpretata, va calata nella realtà, va applicata con buon senso, con grano salis, come dicevano gli antichi.

Ed allora dov'è il buon senso nel colpire magari una mamma mentre corre da una scuola ad un negozio ad un lavoro dove spesso gli orari sono di ferro e si ferma un centimetro oltre un segnale? Dov'è il buon senso nel punire chi, per evitare un incidente, cioè per prevenire una situazione di pericolo, si sposta un pelo oltre un vessillo di vernice bianca spiaccicato a terra? Dov'è la valutazione umana? la considerazione delle esimenti? la rappresentazione dinamica e non algoritimica della realtà, che poi è il buon senso altrimenti detto?

Altro che conta-secondi eccetera: qui ci vuole un conta-pazienza! Quel marchingegno tremendo va abolito, cancellato, riposto nel magazzino delle insensatezze; oppure, se non si è in grado di valutarne gli effetti controproducenti, tarato con un minimo di tolleranza. Perché le persone non sono robot: sono esseri umani. E come tali possono sbagliare una valutazione millimetrica, essere sovrappensiero per mille guai; avere necessità dell'auto e quindi di non essere tamponati e non per questo devono pagare prezzi esorbitanti, subire delle vere e proprie persecuzioni di fatto anche se non di diritto; patire insomma un comportamento spropositato.

Da dove nasce questa assoluta insensibilità? questa cattiveria normativa? questa albagia regolamentare? Altro che mozioni consiliari che sono già qualcosa, ma quasi nulla. Qui ci vuole una mozione di indignazione, un sussulto di buon senso, che ahimé si teme non ci sia e mai ci sarà. Purtroppo.

venerdì 2 dicembre 2022

Finché non s'arrabbiano, siamo salvi

Dice il “Censis” che cinque milioni e 600 mila italiani sono precipitati nella povertà. Abbiamo il maggior numero di “Neet” (giovani che non studiano e non lavorano) di tutta Europa. Siamo malinconici e temiamo la catastrofe atomica.

A me, tuttavia, per capirlo non serviva il rapporto 2022, reso noto oggi, del prestigioso istituto di ricerca, il Censis appunto. Basta uscire la mattina presto a prendere un caffé. Basta saperli vedere gli operai che a quell'ora già sono all'opera; basta osservarli i lavoratori costretti a fasce orarie di reperibilità di fatto di dodici ore al giorno e poi, lì dentro, l'azienda li può chiamare quando vuole; basta guardarli negli occhi, nella loro dignità, nella rassegnazione per capire che il lavoro, oggi, in tanti casi non dà più da vivere.

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro la schiavitù. Ma la nostra schiavitù non mostra le catene fisiche, ma quelle economiche. Che non si vedono, ma fanno male ugualmente. La nostra schiavitù è il lavoro malpagato, il lavoro vilipeso, il lavoro umiliato, il lavoro non riconosciuto. Se le nostre paghe non sono più sufficienti ad assicurare il benessere; se i nostri orari di lavoro non lasciano tempo libero, tempo alla vita, tempo ai nostri interessi, noi perdiamo la speranza del domani e con essa la fiducia nelle leggi, nella democrazia, nei governi, peraltro tutti più o meno uguali nella politica effettiva che praticano.

Se si dice che l'alternativa alla guerra è solo la guerra; se la nostra cosiddetta “cultura” non è in grado di prefigurare altro che la guerra; allora che volete? Si badi bene, la guerra può essere necessaria; difendersi da un invasore può essere l'unica strada; i fucili possono essere indispensabili a volte; ma se culturalmente, teoricamente, politicamente professiamo che solo la guerra è il mezzo di risoluzione delle controversie tra “Nazioni” (uso intenzionalmente il termine nazione); allora significa che la nostra “cultura” è finita. Solo il Papa, a ben vedere, lo ha capito. E solo il Papa, a ben vedere, rifiuta la guerra quale mezzo di risoluzione dei conflitti (e non è una contraddizioni in termini, si badi bene).

Non dovremo essere malinconici, allora? È già tanto non vi sia una grande rabbia repressa. Perché vivere un tempo d'ingiustizia ed applaudirlo è come stare in una pentola a pressione sperando che la valvola funzioni. Sempre.

giovedì 1 dicembre 2022

Che bello il consiglio comunale senza l'opposizione

ROSETO. Che bello il consiglio comunale senza l'opposizione! Placido, tranquillo, sbrigativo come quello andato in scena ier sera, addì novembre 30 dell'anno che corre. O meglio, l'opposizione c'era, ma era rappresentata solo dall'unica esponente dell'ala di sinistra-progressista, Rosaria Ciancaione. La quale ha sfoderato nell'occasione una opposizione dai toni pacati, moderati, sorridenti, dialoganti, molto spesso concordanti nel voto con le proposte della maggioranza. Insomma, un vera, bella opposizione all'inglese, di sua maesta come si direbbe appunto tra gli ermellini d'oltre Manica. E questo fino ai punti all'ordine del giorno, sulle mozioni non saprei perché francamente non ho assistito, vinto da un sonnellino inesorabile sul divano nel quale mi ero accomodato per far da... pubblico on-line.

Così, la maggioranza ha potuto tranquillamente parlare alla maggioranza ed Enio Pavone ha potuto pacificamente parlare di Pavone Enio. Citarsi è del resto il suo costume politico preferito. Come il lamentarsi (cosa che ripete dal 2011) della presunta mancanza di risorse comunali per accontentare le richieste dei cittadini-elettori che, ahiloro! non conoscerebbero i meccanismi della burocrazia.

E questa delle risorse-scarse, secondo l'opinione di Pavone naturalmente, è davvero una meraviglia delle meraviglie. Si verifica infatti, in un Comune che ha appena celebrato (proprio nella stessa seduta di ieri, con voto anche di Pavone) uno strepitoso successo d'incasso della tassa di soggiorno. In un Comune che è dotato di un semaforo che miete multe a centinaia con conseguenti felicitazioni delle casse civiche. Di un Comune che ha ritoccato la tassa sui rifiuti ed incassa aliquote al massimo. In un Comune che è talmente omaggiato da fondi europei per milioni e milioni e milioni che forse dovrà aprire un ombrellone per ripararsi dalla pioggia di Bruxelles. Di quante tasse dovrebbe ancora godere il municipio affinché i cittadini possano pretendere dei servizi che il ragionier Pavone, già sindaco, ritiene non esaudibili?

Vabbé, ma le sedute senza tutta l'opposizione son bellissime per questo. Soprattutto se manca quella “rompiscatole” di Teresa Ginoble, alias “Elena”, che ogni volta che apre bocca si alza ad un tempo il sopracciglio del sindaco, della presidente d'Aula e l'indice di ascolto delle sedute, che almeno rende un po' vivaci. Senza infatti, quelle sedute devolgono verso la quies mistica da senescenza politica, invasa solo dalla iustizia e pietas di una politica ridotta a dire brava a sé stessa e di sé stessa.

Speriamo quindi che siano d'ora in avanti tutte così le sedute. Non solo senza l'opposizione in termini sostanziali per dato politico connaturato alla minoranza instessa di questa consiliatura, ma proprio per l'assenza fisica e geografica della medesima. Per quel che valgono le opposizioni nei consigli comunali nell'ordinamento verticistico delle monarchie-municipali italiche, non se ne accorgerebbe proprio nessuno.

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