giovedì 29 febbraio 2024

Ohi ohi, nervi tesi in campo largo!


ROSETO. Volano le parole (in dialetto m'a dett le parole, significa permalosità o peggio ancora) nel campo largo rosetano. Tra Rosaria Ciancaione, big Cinque Stelle e “Spazio Civico”, alias “Azione”, siamo al io conosco le norme e tu mistifichi la realtà (in sintesi giornalistica, sia chiaro).

Insomma, un bel considerarsi tra alleati, tutti insieme appassionatamente per “D'Amico-presidente”. Un'alleanza ben curiosa, verrebbe da osservare, quella tra chi si autodefinisce conoscitrice delle leggi e chi invece mistificherebbe la verità delle cose.

Specie se questa alleanza si propone come di superiore qualità politica rispetto a quella avversaria. Sfido io che poi, quando il professor D'Amico scende a Roseto, magari preferisce andare a gustare una torta in qualche bel locale accompagnato da chi lo considera, platealmente e plasticamente “uno vicino a noi”; giusto per indicare agli elettori qual è la cifra politica moderata dell'ex-rettore, nonché ex-capo dei bus pubblici, nonché (ma questo chissà perchè passa meno alle cronache) ex-presidente di quel consorzio di rifiuti di nome “Cirsu” che non fulgenti sorti ebbe a travagliare quando era in esistenza.

Il motivo del contendere tra la dottoressa Cinque Stelle (mi si dice tenga molto a questo titolo accademico) Ciancaione e lo “Spazio civico” del sindaco Nugnes, sta comunque nella fiscalità comunale. Le tasse sui rifiuti ovvero, che per la leader locale dei Pentastellati vanno restituite per la parte esagerata qualche lustro or sono imposta, mentre per i “Civici” di Azione bene fa il Comune ad opporsi nelle sedi giudiziarie ai ricorsi proposti dai cittadini.

Discussione non da poco, allora, visto che riguarda le tasse ed il rapporto tra il Potere ed i contribuenti. Del resto, in una alleanza così larga che si fa fatica pure a ricordare i cambi di casacca che la caratterizzano, non v'è da sorprendersi delle profonde spaccature su temi essenziali. E non consola che dall'altra parte, quella di Marsilio, non manchino passaggi di colore nelle tessere interne, anzi... ce ne son pure troppe. Ma due torti non fanno una ragione, dice il motto.

Così va a Roseto dunque en attendant il voto di domenica 10 marzo. Voto che a quanto pare produce nervosismo. Eppure è così bello il clima da campagna elettorale. Anzi, se avete la pazienza di tornare su questa paginetta domani, troverete un'altra cosa che è già in pentola. Riguarda una doverosa intitolazione.

Suspense!

"Su quell'impianto dovremo confrontarci"

ROSETO. Penso che dobbiamo confrontarci. Loro si devono confrontare con tutti. Non solo con il consiglere Enio Pavone. Devono venire in consiglio comunale ed ascoltare anche le nostre opinioni. Per questo abbiamo chiesto una seduta aperta.

Si può riassumere così, dopo una lunga telefonata, l'idea di Teresa Ginoble sull'impianto dei rifiuti previsto vicino l'abitato di Casale, alle porte della città. Previsione di cui si è parlato qualche sera fa in Comune, con i rappresentanti dei quartieri e con il solo consigliere Enio Pavone, casualmente anche candidato alla Regione per D'Amico-presidente.

Quando ho acceso il monitor ed ho visto solo Pavone – dice Teresa Ginoble – mi sono chiesta come fossero stati rivolti gli inviti a quella riunione. Inviti però, che non ha curato la presidente del consiglio, Gabriella Recchiuti – che ha molto gentilmente risposto ad una mia telefonata alle 8:30 circa di questa mattina, poco prima di postare queste righe – ma piuttosto da ricondurre ad una richiesta rivolta in generale all'amministrazione dai delegati dei quartieri. Quindi è probabile che Pavone lo abbia saputo e sia andato.

Al di là di chi c'era e chi no, però, il tema resta il confronto. Sui dati tecnici, perché non bastano solo quelli di una parte. Sull'opportunità dell'impianto, perché non è chiara. E sul fatto se il Comune sia davvero intenzionato a realizzarlo una volta che se lo vedrà finanziato, oppure rinunci al finanziamento stesso. E questo è bene dirlo prima delle elezioni regionali. Anche perché lì nei pressi c'è una zona economica speciale (“Zes”) sulla quale la Regione ha voce in capitolo e c'è un autoporto mai nato, sul quale la Regione ha qualche responsabilità.

Sarebbe bello – ma questo lo aggiungo io, non lo ha detto Teresa Ginoble – anche sapere cosa ne pensa il professor D'Amico e l'onorevole Sottanelli. Condividono esattamente le parole non definitive, ma solo di futura valutazione, senza cioè un SI od un NO preciso, espresse dal loro principale candidato in città, Enio Pavone o potrebbero magari essere un pochettino più netti? Se la sentono di affermare: chiediamo al sindaco di ritirare la richiesta di finanziamento e di rinunciare a costruire questo impianto. Oppure, siamo d'accordo con la richiesta di finanziamento perché riteniamo giusto realizzarlo.

Ecco, basterebbe questo.

martedì 27 febbraio 2024

Todde – D'Amico: analogie e differenze

ROSETO. È chiaro che il risutato sardo gonfia le vele di D'Amico in Abruzzo e, d'altro lato, rende più guardingo Marsilio, che si vedeva già vincente. Le differenze tra l'Abruzzo e la Sardegna, tuttavia, sono molte. E non solo perché l'Abruzzo è più piccolo, meno simbolico ed in fondo non conta nulla, ma proprio per la diversità tra le personalità dei due candidati.

Grillina, seppur moderata, la prima presidente donna della Sardegna Todde, ex-accademico molto vicino a Luciano D'Alfonso, l'abruzzese D'Amico. Per tradizione “autonomisti” i sardi, per antonomasia romano-dipendenti gli abruzzesi, almeno per la parte interna. Fiera la Todde di fare una campagna elettorale senza i leader nazionali accanto, continuamente al seguito dei leader nazionali, anche di secondo piano, D'Amico. Malamente digerito come “Meloniano” Truzzo, Meloniano a 360 gradi Marsilio, ma con robusti innesti nelle liste di ex-democristiani e persino qualche ex-socialista. Del tutto diverso il sistema elettorale, qui senza voto disgiunto.

Il punto comune è la scarsa amministrazione. Chiunque abbia avuto la sventura di ricorrere ad un pronto-soccorso in Abruzzo ha dovuto raccomandarsi l'anima alla buona sorte. La nostra sanità è pessima dal punto di vista organizzativo. E Marsilio avrebbe fatto bene a frequentare qualche presidio sanitario con visite a sorpresa piuttosto che tagliare nastri con applausi in favore di telecamera.

La partita è quindi aperta. Politicamente, l'Abruzzo è stato sempre contendibile, quasi spaccato a metà come una mela tra destra e sinistra.

Ciò detto, veniamo un attimo qui a Roseto. Dove è una gara anche tra ego. Ma non solo. Ci sono robuste ragioni politiche dietro gli stessi, pur smisurati, ego. Il Comune è un monocolore di “Azione”, che ha tutti i consiglieri di maggioranza, tutti gli assessori, il sindaco (seppur Azionista solo di fatto) e la presidente del consiglio comunale. Più c'è Sottanelli, deputato e leader abruzzese del partito di Calenda. Il loro candidato, che taglia torte insieme a D'Amico, poi postate sui social, ovvero Enio Pavone, per andare bene ha bisogno di doppiare, all'interno del comune di Roseto, il Pd e triplicare i 5Stelle. Ed ha necessità, ovvio, che vinca D'Amico.

Senza queste condizioni i giochi si complicano. Se si verificano queste condizioni, si complicano meno, ma ugualmente. Perché a quel punto Nugnes sarà costretto a condividere il potere civico con i suoi alleati di centro-sinistra. Adesso, invece, lo esercita in assoluta solitidine. E per un politico come lui che punta tutto sulla contrapposizione anche personale; sul binomio amici-nemici; sul “noi” e “voi”, mai sul noi-con-voi, non sarà facile riconvertirsi.

Anche la lontana Sardegna, dunque, riapre un po' i giochi sul Lido delle Rose. O quantomeno le aspettative. Come andrà però, lo sapremo solo tra una decina di giorni, l'11 marzo per la precisione.

lunedì 26 febbraio 2024

Ha perso lo stile assolutistico

Alessandra Todde, presidente Sardegna 
ROSETO. Le elezioni Sarde rappresentano  la prima sconfitta "seria" per Giorgia Meloni. Che un anno è mezzo fa non aveva vinto le elezioni come dice lei, ma era stata votata solo da una minoranza più grossa delle altre minoranze. E che si aspettavano quelle minoranza tutte, che facesse qualcosa di buono per le persone comuni e non solo andare in giro per l'Europa a braccetto con la Von der Leyen o a Kiev a parlare di guerra, guerra e ancora guerra.

Ha perso chi parla di Patria, Nazione e Ideologia e non di benzina, pasta e stipendi. Chi ama, come l'amavano i suoi predecessori, il Potere e non il servizio pubblico. 

Ed ora anche D'Amico in Abruzzo spera di più. Mentre Marsilio, penso, teme di più. Anche se qui è diverso il sistema elettorale. Ma non è dissimile la spaccatura della mela: metà e metà, con ogni volta una delle due metà che si crede un tutto.

Discorso a parte Roseto. Dove la narrazione di Sottanelli tende a presentare D'Amico come un "suo" candidato. E lo fa solo a Roseto. Dove si svolge una partita nella partita. E dove la parte della Meloni, in termini figurati, la gioca proprio il trio Pavone-Nugnes-Sottanelli, che hanno un modo d'interpretare il Potere, in questo caso locale, esattamente con lo stesso piglio assolutistico con il quale la Meloni lo interpreta a Roma.

Tra meno di due settimane vedremo anche qui.

sabato 24 febbraio 2024

Anche Pio Rapagnà ha il suo murales paganese


ROSETO. Ho un cruccio a scrivere questo post. Lo confesso. E pur sento di doverlo. Di doverlo a Giovanna Forti, carissima amica ed instancabile celebrante amore per il “suo” Pio. Al quale Pio Rapagnà è stato dedicato un murales in Montepagano, scoperto ufficialmente questa mattina.

Ora, Pio Rapagnà è stato un politico a suo modo fuori dagli schemi. Spesso protestatario. E da qui la mia retrosia a parlare di un suo “murales”. Perché nella mia concezione dell'essere mi sovviene una certa musealizzazione, che non si addice alla trasgressione.

Ma c'è una foto, che vedete qui e che mi ha concesso l'amico Luca Venanzi, che ringrazio di cuore per questo. Nella foto c'è il gesto d'amore di Giovanna ed Annalisa per Pio. Che supera non solo le mie perplessità, ma il murales stesso se è possibile.

Ma a parte la mia allergia per le celebrazioni, c'è un'altra ragione per cui Giovanna è stata molto coraggiosa. Ha piazzato questa cosa a due settimane dal voto per le regionali. Ora, qui a Roseto, fino al 10 marzo, c'è a mio avviso un rischio enorme, ovvero di ritrovarti un certo personaggio il quale, secondo me esagerando il modo d'intendere la sua carica nella politica locale, mette voce con tanto di microfono – naturalmente non in veste di candidato – un po' in tutte le manifestazioni ove c'è di mezzo il Comune. Questa mattina pare che la casualità non si è materializzata. Magari ha ritenuto la manifestazione non di suo interesse, per fortuna di Giovanna, aggiungo.

Comunque, ora anche Pio Rapagnà ha il suo murales a Montepagano. E va bene così. Anche se personalmente di Pio Rapagnà vorrei serbare il ricordo del politico estroso e spesso fuori linea. Di cui non sempre ho condiviso le scelte. Anzi, spesso siamo stati di idee diverse. Ma un politico – a differenza di un sindaco che invece questa cosa non dovrebbe potersela permettere – può e deve essere divisivo. Perché parteggia per una “parte” (partito viene appunto da partes). E Rapagnà lo era all'ennesima.

Ora, dice la dottrina liberale che si è moderati sempre in risposta a qualche forma di radicalismo. Vorrei serbare nella memoria la forma di radicalismo, piuttosto che la “formalità” di targhe ed icone. Anche se capisco che quest'ultime hanno la loro funzione. Ma solo con quel bacio di Giovanna ed Annalisa che l'amico Luca, ottimo giornalista e fotografo, ha colto con rara sensibiltà.

Ecco, cara Giovanna, scusami, ma come sai mi è difficile tacere quel che penso. Con vera graditudine per tutto quel che fai, a sprezzo anche della tua salute fisica. Grazie Giovanna!

venerdì 23 febbraio 2024

Complimenti, non so se sarà la scuola più bella d'Italia, ma certo ha già vinto l'oscar per come è stata presentata


ROSETO. Preceduto il giovedì da un autocompiaciuto-social-video del pro-sindaco, Angelo Marcone (in veste di protagonista singolo dell'evento però), è andato in scena il venerdì l'evento vero e proprio della consegna dei lavori della scuola media “Romani”, che dovrebbe esser rasa al suolo e poi ricostruita in sito piuttosto avvicinato al Palasport in onore ai fondi europei del PNRR.

E l'evento in sé è stato di livello, lo si deve ammettere. Certo la parola “conferenza stampa” è un po' curiosa per la specie, però va bene così: oggi alla stampa si ripete tutto quello che già si è quasi detto o si dirà in linea autonoma dagli attori politici sui propri mezzi di comunicazione. I presenti hanno potuto intanto apprezzare parole tipo “coraggio”, “grande realizzazione”, “scuola tra le più belle d'Italia” e via via di superlativo in superlativo. Un elogio particolare ai progettisti è venuto poi dall'assessore Francesco Luciani, cui si deve l'idea primigenea, nel mentre qualche centinaio di foto venivano scattate per immortalare il momento storico.

Come al solito il più chiaro di tutti, però, è stato Enio Pavone. Il quale – va sempre detto per chiarezza con i lettori – non partecipa mai quale candidato di punta dello schieramento di centro sinistra largo, Verdi e Cinque Stelle compresi, alle regionali che saranno tra due settimane circa, ma immancabilmente in veste di inviato-speciale (politicamente parlando) del presidente della Provincia. Dunque, il sempre misurato nei toni Enio ha detto papale papale: “dobbiamo battere le mani”; e ci mancherebbe che non ci unissimo al coro anche da qui.

Del resto, contentissimi tutti: la dirigente scolastica, i docenti intervenuti, i rappresentanti dei genitori, i ragazzi stessi manco a dirlo. Che dire, dunque? Tanti auguri, soprattutto ai ragazzi che dovranno far scuola mentre il cantiere, con le sue ruspe, i suoi camion, le sue betoniere, lavorerà a due passi. Ma sarà soltanto una bella esperienza, è stato assicurato. Auguri di nuovo a tutti, allora.

Ah, per inciso, il progettista dei lavori ha detto che la “Fedeli Romani”, per i tempi suoi, era un'ottima scuola. Aggiungendo: la nuova, ovviamente, sarà all'avanguardia.

P.s.: se è accettato un suggerimento tecnico, si potrebbe consigliare al pro-sindaco di aggiungere, magari a posteriori, tra qualche ora o domani anche, un'altro suo-social-video-esclusivo, diciamo di rifinitura-comunicativa: tutto il resto funziona benissimo così.

giovedì 22 febbraio 2024

In Portogallo avrei votato


Nei giorni scorsi è circolato un sondaggio sulle ormai prossime elezioni regionali. È stato anche qua e là pubblicato. Restituisce una leggera prevalenza di uno dei due sfidanti. Credo che sia una tendenza indicativa.

Tuttavia, penso che mai come questa volta in Abruzzo sia difficile fare sondaggi. E previsioni. Un po' perché è probabile molti non vadano a votare (per quel niente che conta, io tra questi). Ma soprattutto perché alla stragrande maggioranza delle persone la politica non interessa. Ed a ragione. Perché chiunque vinca, la sensazione è che non cambi nulla di rilevante. Nulla per il lavoro, spesso precario e stressante. Nulla per la salute, spesso più precaria del lavoro. Nulla per la vita reale, insomma.

Perciò, tra quelli che andranno ai seggi, molti si convinceranno all'ultimo momento; qualcuno lo farà per consuetudine; altri per sensazione o simpatia(barra)antipatia. Altri ancora (sempre meno per fortuna) per favori promessi o ricevuti se non per parentela personale con i candidati.

Non credo che le personalità scelte per la carica di governatore, vale a dire un politico di lungo corso, già senatore, come Marsilio, ed un accademico-magnifico come D'Amico, possano più di tanto incidere. Anche perché molti “rinnovamenti” sono di facciata; molte politiche sono in sostanza le stesse di sempre; alcuni candidati hanno attraversato tutte le casacche possibili immaginabili (e qui a Roseto ne abbiamo un esempio fulgido).

Questa mattina, a Radio24, durante la trasmissione “Uno, nessuno cento Milan”, il professor Giuseppe Remuzzi, ha detto che in Italia abbiamo più o meno gli stessi medici della Francia, solo che qui si preferisce lavorino nel privato invece che nella sanità pubblica. Persino nel piccolo Portogallo, ha aggiunto, esistono “Case della salute”, dove dalle otto del mattino alle otto di sera trovi il tuo medico, l'infermiere e la farmacia gratis pagati dallo Stato.

Ecco, questo noi ce lo sogniamo. Perché né Marsilio né D'Amico, ritengo, sapranno e potranno fare come in Portogallo.

martedì 20 febbraio 2024

Borsacchio: la narrazione si è inceppata

ROSETO. Più passano le settimane e meno si capisce su questa riserva (ex)Borsacchio.

Dunque vediamo. Marco Borgatti, tanto per non far nomi, prima raccoglie 20-30 mila firme pro-riserva, poi annuncia una battaglia del genere-stil-guevara “O riserva o muerte”, ovviamente figurata; quindi all'improvviso si dimette dalle Guide del Borsacchio, associazione che aveva creato e più volte candidato alla gestione dell'area protetta. Va ben, capita, ma dall'esterno non si capisce.

Prendiamo oppure il sindaco Mario Nugnes, sempre per tacer dei nomi. Nemmeno un mese or data, va in Regione e, insieme a Marco Borgatti e tutti gli ambientalisti, chiude ad ogni trattativa: o 1.148 ettari di Riserva o niet. Anzi, aggiunge che a tutti i candidati alle regionali chiederà una dichiarazione pro o contro il Borsacchio.

Senonché appena una ventina di giorni dopo eccolo in Provincia con una bella foto a mezzo stampa di lui e il consigliere regionale Diego di Matteo, primo firmatario del taglio-notturno della Riserva. La posizione di intransigenza sembra meno... intransigente? Dichiara Di Matteo al quotidiano “Il Centro” del 20 febbraio: “Dopo il 10 marzo sarò ben felice di accompagnare il sindaco in un percorso affinché la Riserva...”. Non si legge che il sindaco Nugnes abbia rifiutato di “farsi accompagnare”.

Oltretutto lo stesso Nugnes, qualche giorno prima, a proposito non della riserva ma dei fondi per il porto, aveva continuato a definire il sottosegretario di Marsilio, il consigliere De Annuntis, altro firmatario della soppressione del Borsacchio, come amico della città. E De Annuntis è anche politicamente amicissimo, da vecchio-socialista poi approdato a Fratelli d'Italia, di Enio Pavone, che invece da vecchio-socialista, poi sindaco della destra, poi “civico” duramente contro il centro-sinistra è oggi invece il candidato di punta a Roseto scelto da Luciano D'Amico e della sua coalizione larga di centro-sinistra.

Allora, un ambientalista annuncia fuoco e fiamme, ma poi lascia la carica per proseguire questa battaglia da volontario semplice. Un sindaco chiude ad ogni trattativa, ma poi apre al dialogo. Nel frattempo tanto spazio si è liberato dai vincoli della Riserva e non pare in città si palpi poi questo dispiacere corrispondente. Siamo sicuri che la narrazione non si sia lievemente incagliata?

venerdì 16 febbraio 2024

"Ha provato ad appendere il cappello"

Marco Marsilio
ROSETO. È guerra di comunicati tra il consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Francesco di Giuseppe, ed il sindaco di Roseto, Mario Nugnes, sulla “paternità” di alcuni fondi regionali stanziati in particolare per sistemare il Palasport e realizzare nuove scogliere a mare.

Di Giuseppe scrive che Nugnes ha tentato solo di “mettere il cappello” su meriti non suoi, visto che lui alla Regione aveva pure sbagliato a chiedere i fondi (si cita in proposito una nota con tanto di data e numero di protocollo). Il sindaco invece sostiene che la Regione ha sì stanziato i fondi, ma dietro suo interessamento e tramite i buoni uffici del sottosegretario del Governatore. Sottosegretario, per inciso, che è proprio uno dei sottoscrittori dell'emendamento che ha cancellato nottetempo la Riserva Borsacchio.

Ora, che sia merito del sindaco o della Regione (i fondi comunque sono regionali, quindi che li abbia destinati la Regione è pacifico), il problema è piuttosto un altro. Posto infatti che arrivino questi soldi e che i lavori si facciano bisognerà vedere, ad esempio, come saranno disposte queste scogliere, visto che finora di massi a mare ne sono stati buttati in quantità, ma le onde li hanno tranquillamente ignorati (vedasi Cologna Spiaggia). Come bisognerà vedere quale sarà la logica per cui si interviene sul palasport: si aggiusterà per affittarlo e quindi ricavarne qualcosa o per offrirlo gratis una volta rimesso a nuovo in nome di fallimentari privatizzazioni?

Vantare meriti, infatti, mentre può essere passabile per una forza politica in campagna elettorale (in questo caso Fratelli d'Italia), non è assolutamente concepibile per enti pubblici, che siano enti acquedottistici (il riferimento va a qualche giorno or sono), oppure la Regione od il Comune. Perché il compito istituzionale degli Enti è proprio quello di realizzare e mantenere le opere pubbliche. Quindi se la Regione ha stabilito delle somme in merito, ha fatto solo il suo dovere e se il Comune le ha sollecitate (ma Di Giuseppe nega lo abbia saputo fare) ha fatto altrettanto solo quello per cui esiste istituzionalmente e per il quale è pagato dai cittadini.

Quindi, ringraziarvi per aver fatto quello per cui siete stati eletti e retribuiti anche no, per usare un linguaggio d'oggidì!

mercoledì 14 febbraio 2024

"Sport per la vita", dietro ai pattini c'è di più...


Mirella Lelli, presentatrice "Sport per la vita"
ROSETO. Chi non vive Roseto non può capire quanto sia praticato e socialmente rilevante lo sport in città. A parte il basket, autentico emblema-cittadino, frequentatissima è la pallavolo. Ce ne siamo accorti causa una difficoltà logistica relativa alla palestra “Romani”, ma la pallavolo è una realtà viva e fertile da anni in città, soprattutto a livello delle ragazze. Poi c'è il calcio giovanile con tornei radicati, il tennis e non solo. Ma tra gli sport, un posto d'eccellenza va senz'altro al pattinaggio artistico, con almeno un paio di realtà associative che lo frequentano con successo da decenni.

Ed è da questo retroterra che, nel settore del pattinaggio artistico appunto, va avanti da ben 38 anni, ovvero dal 1986, una manifestazione prestigiosa e di raffinata eleganza: “Sport per la vita”, che sabato 17 febbraio vivrà la sua edizione 2024.

Comprendere cos'è “Sport per la vita” è facile e difficile ad un tempo. Perché è pattinaggio artistico di livello internazionale, musica colta di accompagnamento, scenografia inconfondibile di un palasport gremito di migliaia di spettatori; ed è solidarietà con l'incasso donato ad organizzazioni benefiche, negli ultimi anni soprattutto il “Centro regionale” contro la fibrosi cistica di Atri e, quest'anno, anche la “Fondazione Veronesi”, che non ha bisogno di presentazioni.

Ma se questo è il profilo generale, “Sport per la Vita”, a partire dal nome e dal decennio di fondazione, gli anni '80 del '900, ha anche un significato che per certi versi tocca una visione ideale della vita e della società. E qui ideale è inteso in senso laico e religioso insieme. Perché a Roseto la religiosità; la religiosità cattolica in particolare, conta tantissimo. E la sua consistenza è inversamente proporzionale alla sua visibilità, quindi tocca l'essenza stessa della società. I personaggi di riferimento di questa manifestazione, sia a livello fondativo che attuale, hanno spesso una robusta fede cristiana.

Ecco perché la manifestazione va nel profondo. E regge ai tempi. Perché in qualche modo vi si adegua. E, allo stesso momento, ne fissa alcuni punti immutabili. Davvero un connubio tra sport e filosofia della vita che è difficile spiegare. Od almeno, che queste righe faticano a spiegare. Credono al contrario di intuire. E nell'intuire, di nutrir per loro una sincera curiosità.

Anche perché questo sub-strato culturale, si esprime poi nella manifestazione in una estrema accuratezza, in un clima di stile e di eleganza raffinata, ed in una presentazione superba affidata “storicamente” alla bravissima Mirella Lelli (quel che dico lo penso davvero, ma Mirella è una mia cara amica, quindi tenete conto nel leggere, però è davvero una professionista di valore, credetemi).

Ecco allora che questa miscellanea di valori e di sport, sapientemente dosata, restituisce una serata di ottimo spessore, che va sotto il nome, appunto, di “Sport per la vita”, Gran Galà di Pattinaggio artistico di Roseto.

Ecco a voi gli investimenti idraulici


ROSETO. Preceduta da una involontaria e del tutto fortuita esplosione di una tubazione in piena via centrale, che non pochi disagi ha comportato nella giornata di ieri, nella solennità dell'Aula consiliare rosetana si è tenuta oggi una cosiddetta conferenza stampa per rendere edotto il popolo (che poi vuol dire letteramente “condotto fuori”) dei milioneuri investimenti programmati dalla società che gestisce gli acquedotti a beneficio del Lido delle Rose. Solennità di luogo, si diceva, perché va riconosciuto che la location prescelta per questi piacevoli incontri rende molto all'arte visiva della politica e crea un suggestivo risalto all'impegno diuturno dei protagonisti della politica medesima.

A dir il vero si tratta di progetti e lavori che prenderanno forma nei prossimi mesi o anni, ma è stato ritenuto importante (scelta indiscutibile, per carità) che il popolo stesso ne venisse informato, sempre in via del tutto accidentale ed involontaria, circa 25 giorni prima del voto regionale. Che ovviamente è argomento lontanissimo dalle preoccupazioni degli intervenuti. A conferma dell'indifferenza totale rispetto alla data politica, infatti, il candidato di punta dello schieramento progressista per “D'Amico Presidente”, vale a dire Pavone Enio, è intervenuto in prima persona non in veste elettorale, va da sé, ma come alto rappresentante istituzionale della Provincia di Teramo.

Se i cittadini difatti avessero ascoltato il programma idraulico illustrato senza la presenza fisica non del candidato, ma dell'alto esponente della Provincia, Pavone Enio, forse ne sarebbero rimasti meno entusiasti. Non bastando certo, alla comprensione della notizia, la sola presenza del sindaco, Mario Nugnes, del suo vice, Angelo Marcone, del suo assessore di “Azione”, Gianni Mazzocchetti e della rappresentante della maggioranza dei consiglieri comunali, Gabriella Recchiuti.

Che dire allora? Certamente non posso che esprimere, quale cittadino e passivo spettatore, un plauso per l'organizzazione dell'evento ed una fiduciosa attesa per le tubazioni di nuovo conio, di cui tra l'altro v'è di bisogno. Anche perché, tornato a casa, mi è capitata tra le mani l'ultima, salatissima bolletta dell'acqua che ho pagato. Speriamo che questa vantata sinergia (ovvero attività simultanea diretta a provocare identico effetto) tra Comune e società idrica possa almeno contenere un po' le sofferenze del mio portafoglio personale, piuttosto piegato dalle bollette suddette.

Od almeno che il candidato di punta dello schieramento progressista per “D'Amico Presidente”, questa volta in veste tale però, se n'abbia a far da garante. Chiedo troppo?

sabato 10 febbraio 2024

Cara Annalisa (D'Elpidio) pensaci tu alla Pallavolo Roseto

ROSETO. Con una distanza interstellare impensabile per chi vive in simbiosi social; con una curva spazio-temporale che neanche Battiato avrebbe immaginato così rigata; con ben 45 ore (diconsi ore quarantacinque) di ritardo, alle 14:57 di venerdì 9 febbraio è partita la risposta alla conferenza stampa delle ore 18:00 di mercoledì 7 febbraio, con cui la Pallavolo-Roseto denunciava di essere stata sfrattata dalla palestra “Romani” senza alternativa praticabile.

Ed invece, dice l'assessora Annalisa d'Elpidio, quell'alternativa noi l'abbiamo proposta. Ma – e qui affiora la disdetta delle parole all'apparenza dimesse - l'alternativa stessa sarebbe stata non capita, oppure rifiutata, o peggio – interviene nel comunicato il candidato progressista per D'Amico, ovvero Pavone Enio – opposta per motivi strumentali, cioè politici per tradurre in chiaro.

A dir il vero, leggendo il comunicato, non si capisce bene dove, lunedì mattina, questi 190 ragazzi della Pallavolo-Roseto dovrebbero andare ad allenarsi. Alla palestra di Cologna Spiaggia che non c'è? A quella del “Saffo” che però è piccolina e poi l'ha concessa il presidente della Provincia (si sottolinea: il presidente, non altri); oppure nelle altre palestre concesse con turnazioni orarie?

Si vedrà, allora. Nel frattempo, dato che c'è il week-end di carnevale di mezzo, si potrebbe qui avanzare una richiesta in tema. La scriverei così, come una letterina simpatica. Vale a dire:

Cara Annalisa d'Elpidio, che ne diresti se, lunedì mattina, indossata la bella divisa-sportiva di allenatrice di pattinaggio, ti recassi in Comune per recapitare alla tua omonima, D'Elpidio Annalisa, colà assessora allo sport, la seguente istanza: “Io, Annalisa d'Elpidio, donna di sport, concedo al Comune, nella mani di D'Elpidio Annalisa, assessora allo sport, le ore degli impianti comunali che utilizzo in temporaneo beneficio delle ragazze della pallavolo. Nel frattempo utilizzerò io la palestra del Saffo, che è secondo me sufficiente”.

Penso che l'assessore D'Elpidio Annalisa non potrà dire di no alla sportiva Annalisa d'Elpidio. E così tutti verrebbero accontentati. Nessuno potrebbe più protestare, se non – a quel punto sì – in maniera strumentale. E le due Annalise ci farebbero davvero una gran bella figura.

Che dite, invio la letterina?!

giovedì 8 febbraio 2024

Ma dove troverà il tempo Annalisa (D'Elpidio)?

ROSETO. Questa mattina gli ambulanti del mercato del giovedì hanno protestato. Sono arrivati. Hanno parcheggiato i loro furgoni. Ma, anziché esporre i banchi della merce hanno esposto le loro ragioni. Che guarda caso, anche loro, lamentano non essere ascoltate dal Comune. Sembra proprio, insomma, che il Comune non ascolti nessuno, se non sé stesso.

Questa volta, però, l'assessora al ramo, Annalisa d'Elpidio, che tra l'altro nella vita privata si occupa proprio di una attività commerciale (tra parentesi anche il Comune è tra i clienti di quella attività, ma lo era da prima che lei ne divenisse assessora); Annalisa si diceva, questa mattina potrebbe essere scusata. Era infatti fisicamente in Comune, ma per presentare, in qualità di assessore, una manifestazione patrocinata dal Comune che la vede anche tra gli organizzatori. Ma anche qui non fa testo, perché la manifestazione è benemerita e storica e lei la organizzava anche prima di fare l'assessora.

Quindi, questa indaffaratissima assessora, dove trovava il tempo per ascoltare anche gli ambulanti? Suvvia, fa tre mestieri di carattere privato: attività commerciale (con il Comune come cliente, s'è detto, ma non fa nulla perché è da prima); allenatrice di pattinaggio per conto di una associazione sportiva che utilizza anche impianti comunali, che il Comune di cui è assessora ripartisce financo nei turni degli orari (ma non fa niente perché succedeva anche prima di fare lei l'assessora); organizzatrice di eventi culturali cui il Comune partecipa (ma anche qui è da prima che lei ne fosse anche amministratrice pubblica).

Quindi una che svolge tre attività private (tutte in rapporti con il Comune) e poi anche l'attività pubblica di assessore (dello stesso Comune, lo si dice solo per chi non fosse del luogo, perché a Roseto lo sanno tutti ed a nessuno è mai venuto in mente di sorprendersi, perché è considerato un fatto normalissimo e socialmente accettato); bhè, volete che non abbia davvero un mucchio di scuse se non trova il tempo di star dietro anche alle lamentele degli ambulanti? Anche perché, con tutto il rispetto e la simpatia del caso, Annalisa non è Sgarbi, che a tutto può arrivare.

Forse se ne farà una ragione anche Simone Aloisi, ex-consigliere Pd, che invece oggi, sul suo profilo Facebook, la manifestazione degli ambulanti l'ha ripresa eccome. E si direbbe che bene ha fatto Simone a dare la giusta visibilità a questo dato di cronanca.

P.s.1: ah, dimenticavo: Annalisa è anche una dirigente locale del partito di "Azione", di Carlo Calenda e Giulio Sottanelli. Il che le porta via altro tempo, immagino.

P.s.2: per trasparenza: anch'io sono cliente del negozio di Annalisa, soddisfatto del servizio, fino a prima di questo post almeno. Ma lo ero anch'io da prima che divenisse assessora. Tutto da prima, insomma!

mercoledì 7 febbraio 2024

"Sa' che c'è? Arrangiatevi"


ROSETO. Non ci stanno quelli della “Asd Pallavolo Roseto” a fare da agnello sacrificale in onore del monumentalismo PNRR. Anche perché hanno circa 190 atleti. Anche perché sono impegnati con onore sportivo in ben otto campionati. Anche perché hanno una storia ricca di soddisfazioni da difendere. Anche perché quella palestra della scuola “Romani” la sentono come casa. E quindi se la demolisci, se la sfasci quella palestra, se la polverizzi onde lasciar spazio all'architettura eco-punto-tecnologica-eccetera della nuova scuola, una alternativa la dovresti dare.

Ed invece Valentina Assogna, Sebastiano Barbieri e Zaira Pizzuti (foto sopra), da donne ed uomini di sport, che alla pallavolo roseto credono davvero, si sono sentiti esclusi. Si sono trovati persi nelle parole ricevute. Si sono percepiti dirottati nelle promesse avute. Ed in fondo si sono sentiti soli. Lasciati da soli a trovarsi soluzioni comunque faticose, comunque distanti, comunque lontane da Roseto. E questo proprio non lo digeriscono. Anche perché loro hanno dato fiducia ed hanno avuto la sgradevole sensazione di ricevere in cambio un fritto d'aria.

E così, questa sera hanno raccontato alla stampa la loro civilissima delusione di cittadine e cittadini rosetani. Delusione al cospetto di una amministrazione comunale che gli ha detto: andate a Cologna, nella palestra che però manca dall'inizio del millennio ed è chiusa benché finita. Oppure, andate al “Saffo”, ove non solo c'è una palestrina inadatta, ma è una struttura della Provincia. Gli avessero, che so detto, andate alla “D'Annunzio”, dove una palestra buona c'è, ma ove pare aere una congiunzione astrale indecifrabile pure al telescopio galileiano che sà di misura d'irrangiungibilità stellare.

Dunque, la soluzione dovranno trovaserla da loro. Traslocando fuori Roseto, forse. Dovendo fare 20-30 chilometri all'andata e 20-30 al ritorno, magari. Su e giù per accompagnare i ragazzi che vogliono giocare a pallavolo, ma devono anche studiare, fare i compiti e vivere santiddio! E perché tutto questo? Perché non si è trovata, nei due anni e passa che si parla di questa demolizione, un'alternativa praticabile.

Certo, è facile fare l'amministratore pubblico così. Chi non sarebbe capace di dire, vabbé: problema vostro. Non ci vuole nemmeno un alloro europeo sulle spalle; non occorre neanche una matita magica in architettura per un freddo distacco dai problemi altrui di tanto spessore. Ci vorrebbe, anche qui – come nel regolamento consiliare, come per il Borsacchio, come per tanto altro – dialogo, confronto, ascolto, comprensione, ovvero quella moderazione amministrativa ormai sconosciuta, ahìmé.

Ma se, con l'amaro in bocca la Pallavolo Roseto da qualche parte troverà asilo, un altro dubbio sovviene, questa volta al cronista nel veder questa palestra. Ed il dubbio è codesto: ma sarà sufficiente il pezzo di scuola nuova che verrà tirato sù al posto della dimensionalmente modesta palestra per ospitare gli alunni mentre il resto della scuola sarà in demolizione? Come funzionerà questo cantiere? Che fanno? demoliscono due o tre aule alla volta e, mentre le ruspe colpisco a forza di “bennate”, un passo oltre i ragazzi seguitano tranquillamente a seguir lezione?

Sarà davvero interessante vedere come coabiterà il cantiere con la scuola in presenza. Ed in attesa di tanta gloria costruttiva, tanto canone architettonico novativo, cotanta orma nella storia, che si tirino da parte queste laboriose donne ed uomini di sport, che non facciano da pietra d'inciampo, che tolgano il disturbo senza... disturbare! “La storia siamo noi...” diceva una vecchia canzone. Solo che aggiungeva: “Nessuno si senta escluso...”. Ecco, l'ultima strofa non abita più qui. Che tristezza!

“Signora presidente, avvocato Gabriella Recchiuti, si dimetta”

Vanessa Quaranta
ROSETO. “Secondo noi, dopo il caso della sentenza del TAR che ha bocciato per eccesso di potere il regolamento del consiglio comunale, la presidente Gabriella Recchiuti, dovrebbe dimettersi”.

È quanto hanno dichiarato questa mattina alla stampa Vanessa Quaranta, presidente dell'associazione “Si-Amo-Roseto”, Teresa Ginoble, rappresentante in consiglio di “SiAmo”, Francesco di Giuseppe, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, ed Umberto Valentini, segretario comunale di Fratelli d'Italia.

Ora, è chiaro – per dirla con l'ex-direttore del Corsera, Paolo Mieli – che le dimissioni si chiedono quando si possono ottenere. E Gabriella Recchiuti non si dimetterà mai, specie se la richiesta arriva da Teresa Ginoble e Franceso di Giuseppe. Ma qui l'invito va letto in chiave politica. Come un ritiro sostanziale della fiducia a suo tempo accordata. Perché l'avvocato Gabriella Recchiuti fu nominata presidente del consiglio comunale con il voto di tutti i consiglieri, compresi Ginoble e Di Giuseppe.

I quali, però, mai avrebbero immaginato di trovarsi di fronte ad una pasionaria di fatto della maggioranza. La quale arrivò nel marzo dello scorso anno a “presiedere” una conferenza stampa – che di conferenza stampa non aveva nulla tra l'altro – in cui, nell'aula del consiglio comunale, veniva “processato” il consigliere Di Giuseppe in sua assenza, reo di aver presentato gli emendamenti sul regolamento che oggi il TAR ha cassato con considerazioni durissime verso che lo aveva approvato.

Questa mattina Francesco di Giuseppe, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, ha ricordato quell'inconcepibile episodio. Quando tutti gli uomini e le donne di “Azione” (e da quel processo il leader di “Azione”, Giulio Sottanelli, non si è mai dissociato), diedero a Di Giuseppe del goffo e dell'abusante dei suoi diritti ed una assessora di “Azione” lo insultò pesantemente addirittura in Aula.

Ma le dimissioni sarebbero dovute, secondo Teresa Ginoble, anche per la grossolana interpretazione che, sempre nel marzo scorso, attraverso un escamotage d'Aula di cui fu protagonista l'ex-sindaco Enio Pavone, oggi candidato di punta di “Azione” alle regionali, furono scambiate le denominazioni in numeri con altre in lettere per saltare gli emendamenti di Francesco di Giuseppe e stravolgere il regolamento all'epoca vigente. Punto codesto su cui la sentenza del TAR ha fortemente censurato il Comune. Condannandolo anche alle spese legali di 3 mila euro, cui si aggiungono, hanno detto questa mattina Vanessa Quaranta e Teresa Ginoble, circa 9 mila euro che il Comune ha impegnato per rivolgersi ad un avvocato di fiducia senza nemmeno affidare la causa al legale dipendente dell'Ente.

Ed adesso, ha aggiunto Vanessa Quaranta, ci saranno anche le spese per l'appello. Perché la presidente Recchiuti, insieme al sindaco Nugnes, hanno già annunciato appello pur dichiarando (vedi immagine in questa pagina) che il regolamento non è questione che interessa i cittadini né incide sull'amministrazione della città. Una contraddizione enorme, perché se non interessa per quale motivo è stato cambiato a tutti i costi e vantato come una riforma storica?

Se si dice difatti che poi non serviva a molto questo regolamento perché – ha osservato Vanessa Quaranta – fare appello e non tornare invece in Aula a trovare un compromesso politico? È qui, infatti, in questo rifiuto del dialogo, in questa ricerca costante del muro-contro-muro – evidenziata anche da Valentini – che si scorge la raffigurazione in controluce di un “cattivismo” politico fuori luogo e fuori contesto. Che mette a rischio, oltretutto, gli atti adottati in base al regolamento dichiarato illegittimo dal Tar, qualora eccepiti naturalmente. Perché l'eccesso di potere è configurazione molto grave in termini di procedure amministrative.

Ma in controluce si vede anche un'altra cosa. Un aspetto che le interessate non ammetteranno mai. E che invece non sarebbe male avvenisse. Vale a dire l'incrociar di fioretto tra due donne “toste” (uso il termine in senso non solo buono, ma elogiativo). Due donne appassionate di politica. Due donne quasi coetanee, conterranee, Colognese della Spiaggia l'una, del Paese l'altra. Due donne diversissime tra loro, su fronti opposti, che hanno ruoli completamente diversi, ma che la politica amano e piace fare, ovvero la presidente di “SiAmo”, Vanessa Quaranta e la presidente d'Assemblea consiliare, Gabriella Recchiuti.

Loro non confermeranno mai questo antagonismo. Ma è un rischio ed una licenza giornalistica che queste righe si prendono. Perché a chi scrive le donne che fanno politica e la fanno in maniera così intensa, affascinano. Sono convinto che di loro sentiremo parlare a lungo. O almeno è quel che spero. Ed è un augurio sincero che rivolgo ad entrambe, davvero.

venerdì 2 febbraio 2024

La sentenza sul Regolamento, purtroppo, non sarà d'insegnamento



ROSETO. Il motivo per cui il tribunale amministrativo (TAR) ha cancellato il regolamento del consiglio comunale approvato dalla maggioranza Pavone-Recchiuti-Nugnes lo scorso anno è tutto in un solo passaggio della sentenza: un manifesto, evidente, enorme eccesso di potere (il testo integrale lo potete leggere, se volete, sulla pagina Fb “Roseto Eclettica”). Ed i consiglieri Teresa Ginoble (“SiAmo-Roseto”) e Francesco di Giuseppe (Fratelli d'Italia) che il ricorso hanno proposto e ci hanno creduto fortemente (e non era scontato crederci), esprimono in un comunicato-stampa naturale soddisfazione per l'esito.
Teresa Ginoble e Francesco di Giuseppe

Ma la bocciatura vera, politica, se è consentito dire, è altra. La censura reale è verso un modo d'intendere l'esercizio dell'amministrazione di una città. Che dal 2011 al 2016, per poi riprendere identico dal novembre del 2021 ad oggi, è interpretato come un ring; come un mettere sempre all'angolo l'opinione altra; come un cercare una continua vittoria per ko contro l'opposizione. Un esercizio del potere di amministrare una città che non conosce dialogo, che rifiuta apriori il confronto, che ignora il fair-play, che piega persino la gentilezza a questione di parte. In una parola, un esercizio del potere di amministrare una città che formalmente è democratico, che ha tutte le carte formali della legge per essere definito democratico, ma che nella sostanza, nell'essenza profonda della parola, nel senso intimo del termine, è puramente autoritario.

È questo humus, questo clima avvelenato, questa arroganza politica sconfinata, questa supponenza numerica assoluta, che ha portato ad approvare un regolamento contro; contro anche le norme della procedura amministrativa, come la sentenza del TAR spietatamente rileva ponendo a carico del Comune, cioè di tutti noi, anche le spese di causa.

Ed a questa concezione, purtroppo, non c'è rimedio. Perché Pavone-Nugnes-Recchiuti (della maggioranza consiliare che li segue neanche a dire, visto che in 27 mesi non ha mostrato una benché minima capacità di pensiero politico autonomo che non fosse l'applaudire, il ringraziare ed il rincarare la dose), non cambieranno. 

Ma se Nugnes-Pavone-Recchiuti si diceva, non cambieranno mai questo loro approccio; ed è davvero un peccato, specialmente per la presidente d'Aula, l'avvocata Gabriella Recchiuti, che spiace sinceramete vedere in questa eterna guerra verso i consiglieri Ginoble e Di Giuseppe, forse, a tempo perso, se lo ritengono, una qualche riflessione dovrebbero cominciare a farla altri.

Perché l'eccesso di potere è cosa grave, non solo politicamente. Significa cattivo uso del potere stesso. Deviazione dal principio di lealtà del suo esercizio. Riflettano, dunque, se non gli dispiace, se vogliano, se lo ritengono, i parroci della città. Ove la Chiesa ha una influenza sociale e latamente politica gigantesca. Magari nel segreto delle sacrestie colloquino, se gli par utile, con amministratori che tra l'altro sono cattolici ferventi, militanti e praticanti. Riflettano se questa di fatto radicale, oltransista, massimalista concezione della politica amministrativa sia efficace nel senso dell'apertura cristiana alla società.

Rifletta, se lo desidera, la Segreteria Generale del Comune. Non come persona fisica. Ma come interpretazione del ruolo che non solo deve essere di garanzia, ma deve anche esser percepito come tale. Rifletta la Segreteria Generale, se vuole, se codesta percezione esce rafforzata o indebolita da questa come da precedenti sentenze ad esempio nei confronti di quei due consiglieri d'opposizione i cui rilievi (poi accolti dal TAR) non hanno mai riscosso udienza positiva in Aula. Certo, non è obbligatorio riflettere e nemmeno accogliere i rilievi dell'opposizione, ma forse è utile e senz'altro pare utile suggerirlo per il bene della causa pubblica.

Ecco, rifletta chi può e chi deve. E poi si torni magari al conflitto, al ring, alla vittoria a colpi di selfie-social; alle uscite-social con tanto di cameraman a seguito ad immortalar le più che resistibili e mortali gesta, tra l'altro!