lunedì 26 febbraio 2024

Ha perso lo stile assolutistico

Alessandra Todde, presidente Sardegna 
ROSETO. Le elezioni Sarde rappresentano  la prima sconfitta "seria" per Giorgia Meloni. Che un anno è mezzo fa non aveva vinto le elezioni come dice lei, ma era stata votata solo da una minoranza più grossa delle altre minoranze. E che si aspettavano quelle minoranza tutte, che facesse qualcosa di buono per le persone comuni e non solo andare in giro per l'Europa a braccetto con la Von der Leyen o a Kiev a parlare di guerra, guerra e ancora guerra.

Ha perso chi parla di Patria, Nazione e Ideologia e non di benzina, pasta e stipendi. Chi ama, come l'amavano i suoi predecessori, il Potere e non il servizio pubblico. 

Ed ora anche D'Amico in Abruzzo spera di più. Mentre Marsilio, penso, teme di più. Anche se qui è diverso il sistema elettorale. Ma non è dissimile la spaccatura della mela: metà e metà, con ogni volta una delle due metà che si crede un tutto.

Discorso a parte Roseto. Dove la narrazione di Sottanelli tende a presentare D'Amico come un "suo" candidato. E lo fa solo a Roseto. Dove si svolge una partita nella partita. E dove la parte della Meloni, in termini figurati, la gioca proprio il trio Pavone-Nugnes-Sottanelli, che hanno un modo d'interpretare il Potere, in questo caso locale, esattamente con lo stesso piglio assolutistico con il quale la Meloni lo interpreta a Roma.

Tra meno di due settimane vedremo anche qui.

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