mercoledì 7 febbraio 2024

"Sa' che c'è? Arrangiatevi"


ROSETO. Non ci stanno quelli della “Asd Pallavolo Roseto” a fare da agnello sacrificale in onore del monumentalismo PNRR. Anche perché hanno circa 190 atleti. Anche perché sono impegnati con onore sportivo in ben otto campionati. Anche perché hanno una storia ricca di soddisfazioni da difendere. Anche perché quella palestra della scuola “Romani” la sentono come casa. E quindi se la demolisci, se la sfasci quella palestra, se la polverizzi onde lasciar spazio all'architettura eco-punto-tecnologica-eccetera della nuova scuola, una alternativa la dovresti dare.

Ed invece Valentina Assogna, Sebastiano Barbieri e Zaira Pizzuti (foto sopra), da donne ed uomini di sport, che alla pallavolo roseto credono davvero, si sono sentiti esclusi. Si sono trovati persi nelle parole ricevute. Si sono percepiti dirottati nelle promesse avute. Ed in fondo si sono sentiti soli. Lasciati da soli a trovarsi soluzioni comunque faticose, comunque distanti, comunque lontane da Roseto. E questo proprio non lo digeriscono. Anche perché loro hanno dato fiducia ed hanno avuto la sgradevole sensazione di ricevere in cambio un fritto d'aria.

E così, questa sera hanno raccontato alla stampa la loro civilissima delusione di cittadine e cittadini rosetani. Delusione al cospetto di una amministrazione comunale che gli ha detto: andate a Cologna, nella palestra che però manca dall'inizio del millennio ed è chiusa benché finita. Oppure, andate al “Saffo”, ove non solo c'è una palestrina inadatta, ma è una struttura della Provincia. Gli avessero, che so detto, andate alla “D'Annunzio”, dove una palestra buona c'è, ma ove pare aere una congiunzione astrale indecifrabile pure al telescopio galileiano che sà di misura d'irrangiungibilità stellare.

Dunque, la soluzione dovranno trovaserla da loro. Traslocando fuori Roseto, forse. Dovendo fare 20-30 chilometri all'andata e 20-30 al ritorno, magari. Su e giù per accompagnare i ragazzi che vogliono giocare a pallavolo, ma devono anche studiare, fare i compiti e vivere santiddio! E perché tutto questo? Perché non si è trovata, nei due anni e passa che si parla di questa demolizione, un'alternativa praticabile.

Certo, è facile fare l'amministratore pubblico così. Chi non sarebbe capace di dire, vabbé: problema vostro. Non ci vuole nemmeno un alloro europeo sulle spalle; non occorre neanche una matita magica in architettura per un freddo distacco dai problemi altrui di tanto spessore. Ci vorrebbe, anche qui – come nel regolamento consiliare, come per il Borsacchio, come per tanto altro – dialogo, confronto, ascolto, comprensione, ovvero quella moderazione amministrativa ormai sconosciuta, ahìmé.

Ma se, con l'amaro in bocca la Pallavolo Roseto da qualche parte troverà asilo, un altro dubbio sovviene, questa volta al cronista nel veder questa palestra. Ed il dubbio è codesto: ma sarà sufficiente il pezzo di scuola nuova che verrà tirato sù al posto della dimensionalmente modesta palestra per ospitare gli alunni mentre il resto della scuola sarà in demolizione? Come funzionerà questo cantiere? Che fanno? demoliscono due o tre aule alla volta e, mentre le ruspe colpisco a forza di “bennate”, un passo oltre i ragazzi seguitano tranquillamente a seguir lezione?

Sarà davvero interessante vedere come coabiterà il cantiere con la scuola in presenza. Ed in attesa di tanta gloria costruttiva, tanto canone architettonico novativo, cotanta orma nella storia, che si tirino da parte queste laboriose donne ed uomini di sport, che non facciano da pietra d'inciampo, che tolgano il disturbo senza... disturbare! “La storia siamo noi...” diceva una vecchia canzone. Solo che aggiungeva: “Nessuno si senta escluso...”. Ecco, l'ultima strofa non abita più qui. Che tristezza!

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