ROSETO. I consiglieri Teresa Ginoble, Nicola Petrini e Sabatino Di Girolamo non parteciperanno alla discussione del punto relativo al distretto sanitario al consiglio comunale di domani, 14 settembre. Intendono così protestare per il diniego opposto dalla presidente d'Aula, Gabriella Recchiuti, di “Azione”, alla richiesta di una seduta aperta dedicata all'argomento. Richiesta, per paradosso, che era stata avanzata anche dalla stessa presidente Recchiuti. Le ragioni della protesta sono indicate nel comunicato che vedete qui riprodotto, spero leggibile se ingrandito.
A parere di queste righe, però, la vicenda va inquadrata in un contesto più ampio. Di cui quello del distretto sanitario è solo l'ultimo tassello. C'è infatti una possibile lettura politica circa l'apparente mistero per il quale i “centristi” Rosetani se le danno di santa ragione. A chi non è avvezzo alla politica locale, infatti, suona strano che il sindaco, Mario Nugnes, ma anche, in diversa misura, la presidente del consiglio comunale Gabriella Recchiuti, impegnatissimi per il successo elettorale di “Azione”, non trovino di meglio che proseguire anche in prossimità del voto una polemica che dura ormai da un anno con l'altra componente centrista, riferibile ad “Italia Viva”, che pur a Roma è alleata.
Bene, si può provare a descrivere la vicenda politica – sempre secondo l'interpretazione di queste righe – in questo modo. Può essere infatti che la componente “Azionista”, facente capo a Giulio Sottanelli, sia tentata, dato il successo elettorale municipale dello scorso anno, di dare la spallata definitiva all'altra parte, quella di “Italia Viva”, riferibile a Tommaso Ginoble.
Insomma, potrebbero ricercare una vittoria di tipo “militare”, in termini ovvio figurati. Perché? Semplicemente perché riconoscendosi l'un l'altra componente si dovrebbero sancire almeno in duopolio su quell'area cattolico-democratica (nella quale tra l'altro pescano anche altre tradizioni politiche locali), mentre a loro interessa divenirne monopolio esclusivo. In sostanza, la versione più giovane, più mediaticamente agguerrita del vecchio centrismo di matrice cattolica, potrebbe esser tentata di dire: se rimaniamo in campo solo noi, tutta quella parte del voto appunto di derivazione cattolica, sarà interamente nostra e non la dovremo più spartire con nessun altro. Di qui, il cannoneggiamento continuo dell'altro fronte.
La strategia funzionerà? Difficile dirlo, anche se, politicamente parlando, il suo “perché” ce l'ha. Questo dualismo, peraltro, appare in chiaro, come una cartina di tornasole, proprio sulla questione del distretto sanitario. Una parte, quella per comodità di espressione, detta “Ginobliana” difende l'idea di distretto ben dotato, pieno di servizi nuovi così come delineato in una intesa sancita nel 2019 con Asl e Regione. L'altra, quella di Nugnes, tende a far passare per sinonimo la cosiddetta “Casa della salute”, vista invece da molti (anche dal Pd, ad esempio) come un surrogato per niente uguale, anzi assai più modesto sul piano dei servizi offerti. Il non detto della tesi di chi ritiene la casa della salute una diminuzione effettiva rispetto al distretto, è che in realtà Nugnes non voglia ammettere le differenze perché progetta di coltivare un buon rapporto “diplomatico” con la Asl di Teramo e la Regione abruzzo. Anche a scapito, sottintendono gli altri, della città di Roseto.
Quale sia la verità è difficile dire. Chiarissimo è invece il contesto. Nel quale le due componenti centriste si fronteggiano, mentre avrebbero tutto l'interesse a raggiungere un compromesso, magari prendendo atto che esistono entrambe. Se lo facessero la politica cittadina ne avrebbe un vantaggio. Ma è chiaro che il primo passo dovrebbe venire dal vincitore dello scorso anno, cioè Nugnes, il quale, come detto, puntando all'esclusiva della rappresentanza del mondo cattolico-politico, non ha nessuna intenzione di farlo.
Chi vivrà vedrà, dunque. Anche perché l'altra parte, sentendosi attaccata in modo così radicale, cerca di resistere ed in qualche modo di riorganizzarsi. Il 25 settembre, comunque, potrebbe fare un po' da spartiacque. Quel che sfugge un po' a tutti i protagonisti, però, è che questi giochi della politica sono completamente interni agli addetti ai lavori. Anzi, ai gruppi dirigenti degli addetti ai lavori. Le persone normali nemmeno se ne accorgono né, giustamente se ne interessano visto che in genere hanno ben altro a cui pensare, specie di questi tempi perniciosi. La fortuna è che nessun altro a livello politico si mette realmente in sintonia con i bisogni delle persone, per cui i giochi possono tranquillamente continuare come se la realtà non esistesse.
Fino a quando però?
Questa è la domanda. Senza risposta, per ora. Ed il distretto che
volevamo, bello corposo, va a finire che ce lo siamo giocato. In nome di che cosa? Forse di una malcelata volontà egemonica.
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