La maggioranza “Azionista” (cioè tutta, perché in pratica è un monocolore Calendiano) prima pareva intenzionata a dir NO alla seduta aperta, poi ha cambiato idea ed ha detto che l'avrebbero chiesta loro stessi (cosa che in realtà ha fatto addirittura la presidente d'Aula in persona, Gabriella Recchiuti), poi si sono rimangiati il tutto ed hanno concesso appena che il punto venisse inserito in un consiglio ordinario.
Nel quale consiglio ordinario la confusione, se possibile, è aumentata. L'esponente più in vista della maggioranza, cioè l'ex-socialista già sindaco di destra assai, Enio Pavone, non ha trovato miglior occasione per fare l'endorsement elettorale al candidato di Calenda. Come non si sapesse che lui lo vota. I consiglieri Teresa Ginoble e Nicola Petrini (area cosiddetta “Ginobliana”) non hanno partecipato alla discussione per protesta. L'ex-sindaco Pd, Sabatino Di Girolamo, ha fatto lo stesso. Il consigliere Francesco Di Giuseppe (Fratelli d'Italia), che pur ha detto di essere in sostanza d'accordo con l'ipotesi di distretto prospettata da Nugnes, ha poi abbandonato l'Aula per protesta contro i continui – a suo parere – spot elettorali pro-Azione che arrivavano dai banchi della maggioranza. A sinistra del Pd, invece, sull'ipotesi di distretto che piace a Nugnes pare non vi siano grandi obiezioni.
Come dire, tanta la confusione sotto il cielo. Che cosa si è capito allora? In breve, che il nuovo distretto sanitario, quanto mai si farà, sarà più piccolo di quello proposto nel 2019 dall'amministrazione di Girolamo e perderà la previsione di una residenza anziani annessa. Però, va bene lo stesso, dice la maggioranza attuale. Anzi, va meglio, perché quello che volevano i vecchi amministratori costava troppo ed “i soldi non c'erano”, invece per la versione ridotta ci sono eccome visto che arrivano dal piano europeo, il famoso PNRR.
Benissimo, meglio più piccolo che niente. Ma se tu – tu maggioranza di oggi – dici che quello vecchio poteva pure andare ma non era finanziato, santi numi si direbbe, le risorse necessarie chi doveva trovarle i vecchi amministratori che non sono più in carica o i nuovi che hanno pure le fortune di Bruxelles che allora non c'erano? Se poi i nuovi non sono riusciti a reperire questi fondi, malgrado la loro auto-proclamata super-efficienza ed i loro auto-vantati eccelsi rapporti con il mondo intero, ma non sarà mica colpa di quelli che hanno perso le elezioni? Eppure non si trattava poi di chissà quali cifre, perché il distretto corposo sarebbe costato 4,8 milioni (dato conferenza stampa 16 novembre 2018 - foto), mentre quello attuale verrebbe circa 4 milioni. Possibile che non si trovavano appena 800 mila euro di differenza con tutte le benemerenze di cui gode l'attuale compagine politica?
Ecco allora che Teresa Ginoble e Nicola Petrini avanzano un'altra ipotesi. Per così dire di politica sanitaria allargata. Se nasce infatti un nuovo ospedale a Piano D'accio di Teramo, con l'ospedale di comunità ad Atri ed un distretto come quello che si voleva nel 2018 a Roseto, quale ruolo assumerebbe l'ospedale di Giulianova? Ecco, di questo avrebbero voluto discutere in una seduta di confronto con Asl e Regione. Seduta, però, che non vi sarà, alimentando così quelli che Teresa Ginoble chiama dei “retropensieri”.
La questione è dunque esclusivamente politica. Per fortuna che alla gente di queste cose non importa nulla e, se mai dovessero fare un distretto sanitario che sia almeno un po' più capiente dell'attuale, chiunque taglierà il nastro verrà adeguatamente omaggiato dal consenso popolare a prescindere. Per fortuna... loro!
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