lunedì 20 luglio 2020

Mezze idee ne vediamo?


“Ci hanno tagliato altre due corse del bus....”
“Qui c'erano una decina di famiglie, dopo il sisma non sono tornate....”
“Le zone interne si stanno spopolando, abbiamo perso 9 mila abitanti in cinque anni...”

Basta fare un giro per l'entroterra abruzzese, fermarsi a prendere un caffé, per sentirsi raccontare i segni di un declino in atto. “Rimarremo dimenticati anche nel dopo covid”, è la frase più ascoltata. Con una preoccupazione in più per le scuole: “E' passato il messaggio devastante che andare a scuola fa ammalare, contagia i ragazzi che, tornando a casa, finiscono per stendere i nonni”.

D'altra parte c'è chi vede il bicchiere mezzo pieno: “Se lavoriamo da casa ed andiamo a scuola senza andarci, allora anche abitare in montagna può starci. Se non dobbiamo scendere in città, forse qui ci guadagnamo”.

La politica del governo sembra riuscita a far passare l'idea che pioveranno un sacco di soldi da Roma e da Bruxelles. Una specie di assistenzialismo di ritorno, da distribuire a pioggia come ai tempi di “Mamma Dc”. Qualche dubbio, però, c'è: "Intanto dobbiamo pagare le tasse, poi ci promettono il credito d'imposta. Ma ai tempi non è che ti facevano lo sconto sulle tasse, allora ti davano i contributi a fondo perduto ed al massimo ti venivano a chiedere il voto alle elezioni. Adesso ti vengono solo a chiedere i voti..."!

Insomma, è come un orologio sospeso sulle contrade abruzzesi. Nessuno saprebbe dire cosa succederà in autunno. Si va avanti giorno per giorno. Comunque nella politica c'è massima sfiducia, tranne per il fatto dei soldi, nei quali si spera. Sarà forse proprio un'eventuale delusione su questo, che potrebbe fare la differenza. Nel frattempo, chi non ha avuto tagli nel reddito durante la quarantena ha portato qualche soldo in banca non sapendo dove spenderli essendo tutto chiuso. Ma attenzione, sono i più anziani che lasciano le monete sui conti correnti. Ed è un segno di sfiducia. Di sfiducia assoluta nel futuro.

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