ROSETO. Dunque la Villa è
rimasta come è rimasta (cioè ingabbiata da impalcature infinite)
perché non si prestava a diventare un “edificio strategico
antisismico”. O, almeno, perché il progetto a ciò intestato era
sottodimensionato finanziariamente. Questo, in sostanza, ha detto il
sindaco, Sabatino Di Girolamo, nell'ultima seduta del consiglio
comunale. “Occorrevano minimo 2 milioni di euro e non 1,1 milioni
come previsto”, ha aggiunto.
D'accordo, progetto
ritenuto sbagliato allora? E adesso che si fa? Mettiamo in fila
qualche dato. I lavori di ristrutturazione della Villa furono
consegnati nel momento di passaggio tra la vecchia e la nuova
amministrazione. Il sindaco Di Girolamo può avere qualche ragione,
dunque. Il suo problema – che poi è il nostro – è non aver
individuato subito la carenza di fondo che oggi denuncia.
Il sindaco si è
avvalso anche di consulenze esterne. Che cosa hanno detto i suoi
consulenti? Perché non vengono rese note le eventuali relazioni? Si
doveva e si poteva intervenire per tempo. Ridimensionare i lavori in
base all'importo disponibile, se questo importo non era sufficiente
per tutto. Elaborare cioè delle varianti funzionali. Bloccare tutto,
come tutto si è bloccato, non è la soluzione.
Ripeto, il sindaco
non è un tecnico, quindi capisco che possa essersi trovato in
difficoltà. Ma neanche l'ex-sindaco Enio Pavone era un tecnico e quindi anche lui potrebbe avere la stessa scusante. Il punto è che, quando i lavori si sono fermati, la via tecnica alla
soluzione doveva essere pretesa all'istante. E questo lo doveva fare il sindaco in carica, chiunque fosse. Perché la carenza
di fondo esposta nell'ultimo consiglio comunale non può essere
saltata fuori all'improvviso. E, se fosse venuta a galla solo ora, non si
capisce chi ne ha la responsabilità.
In generale un
progetto sbagliato – se sbagliato era – si corregge per tempo. Se
nessuno se ne è accorto finora è grave. Se qualcuno se ne era
accorto prima e non ha fatto nulla è gravissimo. Non tutto si può risolvere nella polemica politica. Ad un certo punto bisogna decidere. Altrimenti hanno sempre tutti ragione e tutto finisce sempre a tarallucci e vino.
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