In questi giorni –
ed ancor più nei prossimi mesi, credo – l'amministrazione comunale
va presentando alcuni piani urbanistici che si ripromette di
approvare a breve. È il caso del piano per il Borsacchio, come del
piano per Roseto centro.
Ora, sotto
l'aspetto tecnico, questi piani sono tutti da valutare. Anche perché
il procedimento per approvarli è lungo. E durante il tragitto
possono cambiare anche radicalmente. Sul versante politico, invece, è
chiarissimo l'intento dell'amministrazione: vuole presentarsi sul
finale di mandato, con alcuni risultati a suo avviso conseguiti. E
l'urbanistica, come le opere pubbliche, si prestano a meraviglia per
l'intento.
Cosa vuol dire,
ancora, questo dato a livello politico? Semplice, che
l'amministrazione, nei suoi principali esponenti, intende
ripresentarsi all'elettorato, come è normale che sia per una
esperienza uscente. E cerca di farlo vantando dei risultati. È
tradizione che codesti risultati – o meglio, nel nostro caso,
aspettative – insistano sul “cemento”, urbanistico o edilizio,
che tira sempre qualche voto.
L'urbanistica, di
fatto, non è tanto un mezzo di governo del territorio. Anzi, il
territorio – in Italia – è stato storicamente devastato
dall'urbanistica. Essa è, più propriamente, un modo di coltivare il
consenso politico. Tutto molto semplice, allora. Ed anche tutto molto
scontato. Se funzionerà o meno lo dirà la "gabina" elettorale, come si chiamava un tempo.
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